Solare italiano in ripresa, ma perderemo qualche pezzo

Per i big del solare, l'Italia è il secondo mercato mondiale, dopo la Germania. E' qui che pioveranno nei prossimi mesi gli investimenti più consistenti del settore, dopo la battuta d'arresto della prima parte dell'anno, dovuta alle incertezze normative. Come quello di 360 milioni di euro, in joint venture fra Sharp, Enel e StM, per realizzare a Catania il più grande stabilimento di moduli a film sottile d'Europa. "L'interruzione dei sussidi decisa dal governo italiano in marzo ci aveva fatto dubitare della bontà di quell'investimento, ma adesso che gli incentivi sono stati ripristinati, siamo decisi ad andare avanti", spiega Barbara Rudek, responsabile delle relazioni istituzionali di Sharp Europa. E anche gli altri giganti internazionali del settore, come Suntech e First Solar, hanno ripreso vigore a quasi un mese dal varo delle nuove tariffe. Avranno vita più dura, invece, i piccoli operatori, perché le banche stanno ancora alla finestra: è prevedibile quindi un processo di consolidamento, con la sparizione degli operatori meno strutturati, soprattutto tra quelli che si occupavano prevalentemente dei grandi impianti a terra.

"Malgrado un taglio medio del 30% entro fine anno, i nuovi incentivi restano molto appetibili, in particolare se inseriti nel contesto europeo", commenta Paolo Rocco Viscontini, uno dei pionieri del solare italiano, con la sua Enerpoint. Viscontini, sceso in campo in prima persona, come consigliere del Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane, insieme al presidente Valerio Natalizia, nel tentativo di intavolare un dialogo costruttivo con il ministero dello Sviluppo Economico, è molto soddisfatto dei risultati. "Già l'innalzamento dell'obiettivo da 8mila a 23-24mila megawatt di potenza fotovoltaica installata al 2016, da solo, ci ha ripagati di tutte le difficoltà", precisa. Certo, le severe limitazioni poste agli impianti a terra, che non potranno superare il 10% dell'estensione complessiva del terreno su cui insistono, hanno danneggiato anche lui, come molti altri, che avevano investito in base alla normativa precedente. Assosolare, guidata da Gianni Chianetta, è decisa a dare battaglia e c'è già chi annuncia cause contro il decreto, che ha cambiato le regole in corsa. "Ma di fronte ai 2500 megawatt di richieste già arrivate dal giorno dell'apertura, il 20 maggio, del registro per i grandi impianti, ci siamo resi conto di quanto sia stato saggio mettere un limite alle mega-installazioni, che con le nuove norme quest'anno non potranno superare i 700 megawatt", ammette Viscontini. "Senza questi limiti, il mercato sarebbe stato monopolizzato dai grandi impianti, con un costo insostenibile per il sistema, mentre invece il fotovoltaico non deve perdere la sua caratteristica di generazione distribuita per eccellenza, con cui può risolvere diversi problemi nella gestione della rete, a patto di pianificarne una distribuzione strategica, il più possibile vicina ai centri di consumo".

Con tutte queste potenzialità di crescita, ora manca solo la costruzione di una filiera italiana del settore, che dipende ancora quasi completamente dall'estero. Questo è uno degli aspetti che la riforma ha voluto prendere di mira, con una clausola che concede un bonus del 10% in più agli impianti realizzati per almeno il 60% con forniture europee. "Ma con questo meccanismo, in realtà, non si promuove la nascita di un'industria italiana di celle e pannelli, che è la parte più remunerativa della filiera e quella che ci manca", critica Viscontini. I fondi in più andaranno a premiare prodotti solo apparentemente europei: basterà che gli operatori assemblino moduli cinesi o giapponesi e rivendano il prodotto finito per farlo risultare italiano. In questo modo i sussidi pubblici non andranno a finanziare la crescita di una filiera locale, ma continueranno a prevalere i big internazionali, attraverso gli operatori locali che si occupano semplicemente di assemblaggio. Se si vuole far crescere la filiera locale, quei fondi non vanno dati all'utilizzatore finale, ma direttamente alle imprese produttrici di celle e pannelli, finanziando la ricerca e l'innovazione. Solo così riusciremo a tenere in Italia la gran parte dei sussidi pagati dai consumatori all'industria del solare, con le nostre bollette energetiche sempre più salate.

  • Umberto Giovine |

    Ottimo il pezzo sull’ibrido. E’ logico che si parli di Desertec – anche noi (geie EIWA) abbiamo fatto un gran convegno con i tedeschi su D. Ma il governo algerino, che ha il piu’ grande programma ventennale di CSP, non ha ancora deciso per D. quindi le imprese italiane possono riunirsi e presentarsi da sole, se si muovono per tempo. Faremo un forum italo-algerino a Algeri dopo Ramadhan e un pre-forum a Roma con Ipalmo.

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