Fonti rinnovabili sugli scudi dopo la scelta di Berlino

Rinnovabili sugli scudi dopo gli ultimi sviluppi sul nucleare in Europa. La decisione dei governi di Berlino e di Berna di spegnere progressivamente tutti i propri reattori ha messo il turbo ai titoli delle fonti pulite, con in testa, in Italia, Enel Green Power, Falck Renewables e Kerself. Il solare, l'eolico, l'idrico, le biomasse, ma anche i sistemi clean-tech, che favoriscono l'efficienza energetica e il risparmio dei consumi, sono diventati ancora più attraenti dopo Fukushima, tanto che lo European Renewable Energy Council ha lanciato la sfida per portare al 45%, entro il 2030, la quota di energia prodotta in Europa da fonti pulite. Oggi l'obiettivo Ue è del 20% entro il 2020, ma è già in discussione a Bruxelles l'ipotesi di alzare il target al 30%, visto l'andamento positivo in questi anni.

Resta il fatto che la scelta dei tedeschi e la frenata generale del nucleare in Europa, compresa l'Italia, sarà molto costosa per i contribuenti e per i consumatori di energia. E' chiaro che non tutta la capacità produttiva persa nel nucleare sarà sostituita con le rinnovabili. Ma anche se la gran parte verrà rimpiazzata con il gas e il carbone, un massiccio ricorso alle fonti pulite comporterà comunque un esborso di non poco conto in termini di incentivi statali, visto che le fonti rinnovabili hanno ancora bisogno di essere sussidiate per diventare competitive con le fonti fossili: la "bolletta verde", secondo a un recente rapporto dell'Onu, potrebbe arrivare a 12mila miliardi di dollari nei prossimi due decenni, a livello globale, quasi quanto il buco di bilancio degli Stati Uniti.

In Italia, in base alle ultime previsioni dell'Authority, l'energia pulita ci costerà cento miliardi di euro per il decennio in corso. Una botta da 10-12 miliardi in bolletta al 2020, nell'ipotesi che i consumi finali siano pari a 374 terawattora, come indica il piano del governo. In pratica, si tratta di una cifra compresa fra i 2,7 e i 3,3 centesimi di euro al kilowattora, il 17-20% dell'attuale costo dell'elettricità, al lordo delle imposte. Dopo la fine del decennio il peso degli incentivi sulle bollette comincerà a scendere, fino ad azzerarsi. Ma ne vale la pena? "Non si tratta di un aiuto a noi, ma di un aiuto al Paese", risponde il nuovo presidente dell'Associazione dei produttori di energia da fonti rinnovabili (Aper), Agostino Re Rebaudengo. "Questi incentivi servono per far decollare un sistema più sostenibile di produzione elettrica, sotto tutti i punti di vista: le fonti rinnovabili non inquinano, alleggeriscono la bolletta petrolifera italiana, riducono la nostra dipendenza dall'instabilità dei prezzi delle materie prime e da fornitori esteri che spesso si sono dimostrati inaffidabili", spiega Re Rebaudengo.

In prosepettiva, poi, le cose dovrebbero cambiare. L'energia del sole, del vento e delle biomasse, per ora, ha bisogno di un incentivo statale per competere con le fonti fossili, che hanno un costo a kilowattora ben più basso. Ma la crescita del mercato, che in tutto il mondo procede di pari passo con la qualità dell'incentivazione, crea economie di scala e nuovi sviluppi tecnologici che abbattono i costi di produzione, come ad esempio nel caso dei pannelli solari, il cui prezzo si è dimezzato nell'ultimo decennio. "E non dimentichiamo che i sussidi alle fonti rinnovabili non rappresentano un caso isolato: dalla rottamazione delle auto a quella degli elettrodomestici, non siamo certo gli unici a ricevere un aiuto statale per promuovere l'efficienza energetica del Paese", fa notare Re Rebaudengo. In più, le fonti rinnovabili creano molti posti di lavoro, che in un quadro di ripresa senza occupazione non fa mai male: oggi un milione e mezzo di europei lavora per l'energia pulita, secondo le stime della Commissione Ue. E si prevede che se ne aggiungeranno altri 3 milioni, di qui al 2020, per alimentare questa industria nascente. Di conseguenza, secondo Re Rebaudengo, non è giustificata la "vera e propria campagna di scorrettezze" che si è scatenata contro le fonti rinnovabili negli ultimi mesi. Sembra quasi che "la crescita della produzione di energia da fonti pulite stia dando fastidio a qualcuno, per il solo fatto che si sta affermando come un'alternativa plausibile alle fonti tradizionali". E' vero, insomma, che alle fonti rinnovabili resta ancora appiccicata la brutta fama di mercato assistito, ma è anche vero che gli scenari dell'energia stanno cambiando e non tutti se ne avvantaggeranno allo stesso modo: le fonti pulite, con tutta probabilità, saranno quelle che ne approfitteranno di più.

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