Qatar, nuova frontiera del Gas to Liquids

Ras Laffan è un vasto agglomerato
industriale incastonato in cima alla penisola del Qatar, fra il mare
turchese del Golfo Persico e il deserto piatto d'Arabia. Da qui
partono le navi che forniscono alle famiglie italiane un decimo del
nostro fabbisogno di metano, attraverso il terminale di Rovigo. Una
sola di queste navi può coprire il consumo annuo di una città di
medie dimensioni, come Brescia o Perugia. Il metano estratto dal
North Field, un giacimento offshore che contiene il 20% delle riserve
mondiali di gas non associate a campi petroliferi, viene liquefatto a
Ras Laffan, in un impianto che ne riduce il volume di seicento volte,
portandolo a -160 gradi, e lo immette nei serbatoi delle navi
gasiere, per portarlo in Europa, in Asia o dovunque serva, senza la
costrizione di un gasdotto.

Ras laffan

Il futuro del gas naturale è legato a
questo sistema di trasporto, più flessibile ed economico di
un'infrastruttura fissa, come i tubi lunghi migliaia di chilometri
che collegano l'Italia alla Russia o all'Algeria. In pochi anni le
navi gasiere sono diventate una presenza diffusa nei mari del mondo:
erano 200 nel 2005, oggi sono 360 e saranno 900 nel 2030, secondo le
stime più accreditate. La flotta cresce rapidamente di numero e di
stazza, di pari passo con la domanda globale di gas naturale liquido,
proiettata dai 310 miliardi di metri cubi attuali a 570 miliardi nel
2020 e 880 miliardi nel 2030. Nel contempo, il gas naturale
trasportato via tubo è destinato a calare in percentuale, anche
perché solo l'Europa si approvvigiona in questo modo obsoleto,
mentre l'Asia, con la sua economia in tumultuosa crescita, usa
soltanto le forniture via mare. Diversi Paesi europei, quindi, si
stanno adeguando a questo trend con nuovi terminali di
rigassificazione, capaci di ricevere il metano a buon mercato dalle
navi e immetterlo nella rete gas locale. In Spagna ne sono stati
costruiti sette in pochi anni. In Italia solo uno.

Sull'altro fronte, quello degli
impianti di liquefazione, si corre molto in fretta. Quindici anni fa,
a Ras Laffan c'era solo sabbia. Oggi il Qatar è il terzo produttore
mondiale di gas naturale, dopo Russia e Iran, e il primo
nell'esportazione di gas naturale liquido: 77 milioni di tonnellate
all'anno, il 30% della produzione mondiale. Ma Ras Laffan non è solo
il più importante porto gasiero del mondo. Sempre qui, grazie
all'alleanza con Shell, è operativa dall'anno scorso Pearl Gtl (Gas
To Liquids), una grande raffineria da 19 miliardi di dollari, che
trasforma direttamente il gas naturale in prodotti finiti ad alto
valore aggiunto, come gasolio, kerosene, nafta, paraffine e oli
lubrificanti, con un procedimento di conversione che attira l'invidia
di tutto il settore. Non è mancato chi l'ha paragonato alla
trasformazione dell'acqua in vino, anche se, fortunatamente, non
richiede miracoli.

A Pearl si realizza semplicemente, su
scala industriale, un processo di sintesi che in realtà non è
nuovo: è stato sviluppato in Germania negli anni Trenta dai chimici
Franz Fischer e Hans Tropsch, ma finora era considerato troppo
costoso e quindi non si era mai sviluppato su larga scala. Oggi,
grazie a ulteriori elaborazioni e con i prezzi del petrolio sempre
più alti, Shell ha osato la scommessa, che i primi risultati
dimostrano vincente. Con un investimento complessivo di 19 miliardi
di dollari, Pearl è uno dei progetti energetici più costosi della
storia, ma secondo Shell l'investimento sarà recuperato molto
presto, grazie a una produzione di 260.000 barili al giorno di
combustibili ad alto valore aggiunto, per 9 miliardi di dollari
all'anno.
I vantaggi di ricavare a partire dal gas naturale i
prodotti normalmente derivati dal petrolio sono chiari: da un lato le
riserve di gas sono più vaste di quelle petrolifere e sono in forte
espansione, dall'altro si tratta di riserve geograficamente molto più
distribuite e quindi meno soggette all'oligopolio di un limitato
numero di Paesi. L'interesse per la tecnologia Gtl è legato anche a
valutazioni di tipo ambientale, offrendo una risposta alla necessità
di ridurre l'impatto di uno dei settori più critici, quello dei
trasporti. I derivati liquidi dal gas, infatti, sono privi di zolfo,
metalli e composti aromatici. Questo rende il Gtl una delle
tecnologie di maggiore interesse, anche per i nuovi equilibri che
potrebbe determinare negli assetti del mercato energetico,
accrescendo l'interesse commerciale di giacimenti oggi considerati
troppo poco remunerativi.

L'esempio di Ras Laffan dimostra il
ruolo chiave, in questa fase di transizione economica,
dell'innovazione tecnologica, l'unica capace di fornire risposte alle
sfide energetiche e ambientali del pianeta in tempi rapidi. Dopo la
scommessa di Shell in Qatar, altri si stanno lanciando nella stessa
avventura, a partire dagli Stati Uniti. Progetti di impianti Gtl, più
piccoli di Pearl ma basati sulla stessa tecnologia, stanno spuntando
come funghi in Nord America, in Brasile e nel Regno Unito. Roman
Abramovich, l'oligarca padrone del Chelsea, ha investito in una
start-up, Oxford Catalysts, specializzata in questo tipo d'impianti e
Tony Hayward, ex numero uno di Bp, ha finanziato Compact Gtl, sua
diretta concorrente. La gara è aperta, vinca il migliore.