Lo spagnolo che punta sull’Italia

Lo sbarco spagnolo nell' elettricità italiana si sta rivelando un «ottimo affare». E potrebbe diventare ancor più redditizio nei prossimi mesi, quando si deciderà il destino del secondo operatore nostrano, Edison. Jesùs Olmos Clavijo, 44 anni, presidente di Endesa Italia, non si lascerà sfuggire l' occasione per dare battaglia. Nello sguardo vivace di questo ingegnere nucleare ormai prestato alla diplomazia internazionale, s' intravvede un obiettivo chiaro: portare Endesa al secondo posto, subito dietro Enel, sul mercato liberalizzato dell' energia italiana. Anche se la prudenza non gli consente di dirlo apertamente. «Attendiamo di capire che strada prenderà Pierre Gadonneix – commenta -. Per ora Edison non è in vendita, ma quando lo sarà non ci tireremo indietro». Vero è che l' ipotesi Edison è sinergica con le attività del colosso spagnolo, che si estendono a macchia d' olio su tutto il fronte mediterraneo. Soprattutto se si prende in considerazione Eurogen, la più grande delle tre gen.co con 7 mila megawatt installati, venduta da Enel a EdiPower, che Edison controlla insieme alle municipalizzate di Milano e Torino. Presente sul mercato italiano dal 2001 in partnership con l' Asm di Renzo Capra, il gruppo Endesa ha investito 3,5 miliardi di euro per conquistare Elettrogen, la seconda delle tre gen.co, cui si stanno aggiungendo investimenti per 1,3 miliardi nel ripotenziamento delle centrali esistenti e di un altro miliardo per i nuovi progetti. Nel caso maturino opportunità straordinarie, però, le disponibilità sarebbero sicuramente molto maggiori. Con 43 mila megawatt di potenza installata complessiva e oltre 20 milioni di clienti in 12 Paesi, infatti, Endesa è uno dei più grandi gruppi elettrici privati del mondo. Ma anche se il caso Edison dovesse risolversi altrimenti, le prospettive di crescita di Endesa restano molto concrete. Olmos, che ha da poco in mano anche tutto il business di Endesa in Europa, è soddisfatto: «In Italia le cose stanno andando bene, meglio del previsto. Il potenziamento e la razionalizzazione delle strutture acquisite da Enel ci hanno dato ottimi risultati e il piano di repowering dovrebbe portare la nostra capacità produttiva a 6.400 megawatt entro il 2007». Endesa è partita con cinque centrali termoelettriche da quasi 5 mila megawatt e due nuclei idroelettrici da 1.000 megawatt complessivi e ora sta diversificando nell' eolico e nel metano. Ora si appresta a costruire insieme a Asm Brescia una nuova centrale da 800 megawatt a Scandale, in Calabria. Ha completato la riconversione di tutti i gruppi a ciclo combinato a Ostiglia e a Tavazzano, in Lombardia, mentre a Monfalcone si prevede la trasformazione in ciclo combinato di un' unità a olio combustibile. «A Monfalcone – si rammarica Olmos – avevamo in progetto una riconversione a carbone da 640 megawatt, che avrebbe dato ottimi risultati sia sul piano economico che ambientale, ma siamo stati bloccati dalle autorità locali». Sull' eolico, l' obiettivo è raggiungere 400-450 megawatt di potenza installata: «Vogliamo coprire il nostro fabbisogno di certificati verdi con il vento», precisa Olmos, che ha appena firmato un accordo da 250 milioni con Gamesa per rilevare impianti italiani per 200 megawatt totali. A questi, si aggiungono i 20 megawatt del parco di Florinas, collocato proprio accanto alla centrale sarda di Fiumesanto. Inoltre si attende l' esito di una gara in Sicilia e di altri progetti sparsi. Anche in Sardegna Endesa aveva previsto il raddoppio della capacità attuale, ma è rimasta bloccata dalla moratoria voluta fortemente dal nuovo presidente regionale Renato Soru. Produrre energia in Italia di questi tempi non è facile. E nemmeno importare metano. Olmos ha in mente due possibilità per costruire un gassificatore, al largo di Monfalcone oppure al largo di Livorno, dove potrebbero arrivare via nave almeno 4 miliardi di metri cubi di metano liquefatto ogni anno. Oggi Endesa Italia – che dipende dalle forniture dell' Eni – ne consuma quasi 3 miliardi l' anno, con prospettive di forte crescita, vista la progressiva riconversione a gas dei suoi impianti produttivi e lo scarso successo dei progetti sul carbone. In previsione c' è un raddoppio delle sue spese in metano entro il 2007. Quindi il controllo diretto di una parte delle forniture sarebbe essenziale per gestire la catena del valore e aumentare la competitività sul mercato. «Anche qui ci si scontra con le resistenze delle autorità locali, preoccupate dall' impatto ambientale dei gassificatori», fa notare Olmos. Ma qualche resistenza emerge anche da parte di chi controlla il mercato e preferisce mantenere l' offerta limitata, all' origine dei prezzi alti. Per Olmos, il 2005 sarà un anno decisivo per capire se in Italia il processo di liberalizzazione è destinato a procedere spedito, sia nel mercato del gas che in quello elettrico, oppure si è arenato nelle secche della restaurazione.

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