Il signore dei call center

Alla fine l' ha spuntata lui. Il caso Finsiel – aperto a fine novembre dal gruppo Telecom, stufo di aspettare la realizzazione del mitico polo informatico italiano – si è chiuso con la vittoria di Alberto Tripi, 65 anni, il signore dei call center, che si è aggiudicato la società informatica per 165 milioni, soffiandola sotto il naso ad Accenture. «Insieme, Cos e Finsiel formano il più grande gruppo italiano di information technology, con 13 mila dipendenti e un giro d' affari superiore a 800 milioni», commenta soddisfatto l' ingegnere romano, che ha fondato Cos (call center e servizi informatici), nell' 83, dopo aver lavorato per 17 anni all' Ibm. L' imprenditore non è nuovo a questi exploit: già al momento di cedere Athesia (3 mila dipendenti), la società che gestisce i call center del gruppo Telecom, Marco Tronchetti Provera si era rivolto a lui. E non gli aveva lesinato il suo appoggio quando, l' estate scorsa, l' ingegnere che presiede Federcomin (associazione confindustriale delle aziende della comunicazione), si era messo in lizza per la poltrona di numero uno degli industriali di Roma, contro Luigi Abete. Vista sotto questa luce, la conclusione del caso Finsiel non stupisce, soprattutto se si aggiunge che Tripi gode anche della stima incondizionata di Bruno Ermolli, che ha seguito la vendita per Telecom. Ma il presidente di Federcomin non piace soltanto al superconsulente caro a Berlusconi. Ha ottimi rapporti con il clan dell' Ibm, dal ministro dell' Innovazione Lucio Stanca in là. E nel ' 96 fu lui a fornire un tetto alla campagna elettorale di Romano Prodi, in uno splendido palazzo romano a piazza Santissimi Apostoli. Con la politica conviene sempre andare d' accordo… Anche in ambiente sindacale, Tripi ottiene vasti consensi con i suoi modi accattivanti: «Per Finsiel – azzarda l' ingegnere – non sono previsti tagli, anzi. Avremo bisogno di tutti i 4 mila dipendenti attuali e anche di qualcuno in più per affrontare le grandi sfide che ci vengono incontro». Le sfide per Finsiel, in effetti, sono molte. Per un' azienda che – come dice Tripi – all' estero «è nulla», la prima sfida sarà cominciare a guardarsi intorno. Cosa che l' ingegnere a quanto pare sta già facendo, se è vero che si profila un accordo con una multinazionale ben rappresentata in Italia, ma molto forte sui mercati europei, per sprovincializzare un po' il profilo dell' azienda. «Cos è già presente – sottolinea Tripi – in molti Paesi, dalla Tunisia all' Argentina: qui porteremo i servizi Finsiel». L' ingegnere vuole sfruttare la presenza di Cos nei trasporti, dove ha già accordi con Alitalia, Fiat e Ferrovie, e nella pubblica amministrazione, dove Finsiel è molto forte, allargando poi il raggio d' azione della società anche alle piccole e medie imprese. Le tappe che si profilano sono l' integrazione delle due aziende rimescolando la catena di controllo societario, la creazione di filiali all' estero focalizzate sui settori di specializzazione e infine l' approdo in Borsa, con l' aiuto del partner Interbanca, che in quell' occasione potrebbe uscire dalla newco. La ristrutturazione dovrebbe durare un triennio e punta a raggiungere un miliardo di ricavi. «Ma noi – specifica Tripi – non andremo in Borsa per scappare: della nostra quota non metteremo in vendita nulla».

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