Grandi Stazioni in viaggio verso i soci privati

La parola d'ordine viene dall'alto ed è: dismettere, privatizzare. Non solo i
tesori del Demanio militare o degli enti locali, ma anche delle Ferrovie dello
Stato, appesantite da 9,5 miliardi di debiti. L'obiettivo è soprattutto fare
cassa valorizzando asset inutilizzati, ma potrebbe anche essere di dare in
mano a chi li sa gestire servizi diversi dal core business ferroviario. Come
le Grandi Stazioni, che sono ormai sempre meno piattaforme di traffico e
sempre più centri commerciali, con tutte le dinamiche a loro proprie.
Innocenzo Cipolletta, presidente delle Ferrovie, conviene che "quello che non
rende si vende". Ma per Grandi Stazioni, aggiunge, non è ancora arrivato il
momento giusto. "Non dimentichiamo che una grande stazione non è soltanto un
mall ma anche uno snodo ferroviario", puntualizza. Dopo il lungo braccio di
ferro che ha opposto l'ad del gruppo Mauro Moretti ai soci privati Benetton,
Caltagirone e Pirelli, per gli enormi ritardi accumulati sulla tabella di
marcia delle ristrutturazioni – concluso nel 2008 con la nomina del nuovo
amministratore delegato Fabio Battaggia, in quota Benetton – ora i conti vanno
meglio. Nel 2009, malgrado la crisi, sono saliti sia i ricavi operativi (207
milioni rispetto ai 180 del 2008), sia il margine operativo lordo (a 64
milioni dai 37 del 2008), sia l'utile netto consolidato a 40 milioni, in
crescita di 22. "E quindi un'ulteriore privatizzazione per ora non è
all'ordine del giorno – commenta Cipolletta – anche se nulla si può escludere
in prospettiva".
Altro discorso per Sistemi Urbani, la società del gruppo che ha il compito di
valorizzare il patrimonio del Gruppo FS non funzionale all’esercizio
ferroviario: terreni, stazioni dismesse, ex terminal cargo in abbandono. "Solo
a Milano ci sono quattro aree molto vaste che non servono più e potrebbero
essere valorizzate: lo scalo Farini, Greco, Lambrate e il lotto Porta
Romana-Porta Genova, che in tutto fanno 2 milioni e mezzo di metri quadri, con
valori immobiliari enormi", spiega Oliviero Baccelli del Certet Bocconi. A
Bologna, su un terreno delle Ferrovie è sorta la nuova sede del Comune, con
uffici per 1500 dipendenti, ma resta ancora quasi un milione di metri quadri
da valorizzare. Iniziative simili sono previste in ogni angolo d'Italia. I
rapporti difficili con i Comuni e in qualche caso la mancanza di esperienza in
materia, però, hanno fatto rallentare le dismissioni. E ora il momento non è
dei più propizi. "Da questo veicolo le Ferrovie si aspettavano entrate
ingenti, che invece non sono ancora arrivate", precisa Baccelli. Un altro
asset da valorizzare potrebbe essere Centostazioni, dove i soci privati sono
la Save-Aeroporto di Venezia – controllata dal tandem Enrico Marchi e Andrea
de Vido – e la cooperativa Manutencoop.
Ma con la crisi che continua e la concorrenza del Nuovo Trasporto Viaggiatori
che incombe, la società più facile da privatizzare rapidamente è senz'altro
Grandi Stazioni, che ha già fra i soci Francesco Gaetano Caltagirone, il
costruttore più liquido d'Italia. "Le ristrutturazioni sono molto in ritardo
e avranno bisogno ancora di pesanti investimenti: delle 13 stazioni in
programma, senza considerare quelle dell'Alta Velocità, l'unica veramente
completata è Roma Termini. A Milano e Torino c'è ancora parecchio da fare, a
Bologna e Napoli è stato fatto poco, a Venezia e Firenze quasi niente, mentre
i due scali di Genova sono appena da cominciare, solo per citare le
principali", fa notare Baccelli.
D'altra parte, la crisi colpisce i viaggiatori e la previsione di un raddoppio
dei passeggeri per l'Alta Velocità e gli Eurostar da qui al 2015, con i
prezzi che corrono, potrebbe essere azzardata. Anche perché nel frattempo
scenderanno in campo i bolidi di Montezemolo e Della Valle, proprio sulla
tratta più remunerativa. I tedeschi della Deutsche Bahn sono già sbarcati
sulla tratta Bologna-Brennero. E sul fronte del trasporto pendolari si sta
facendo avanti Giuseppe Arena, con un servizio espresso molto atteso fra
Torino e Milano. L'Authority di Antonio Catricalà chiede più concorrenza
sulle ferrovie. Ma già così i binari per Mauro Moretti si stanno facendo
bollenti.