Nasce il polo dell’acqua italiana, da Torino a Reggio Emilia

E' partita questa settimana e si conclude il 6 agosto
l'Opa totalitaria su Mediterranea delle Acque promossa dalla neonata utility piemontese-ligure-emiliana Iren e il fondo F2i, che fa capo a Vito Gamberale, per acquisire il controllo congiunto della società (60% Iren e 40% F2i), che sarà poi delistata.

Con la nuova partnership Iren-F2i nasce un polo che si candida a diventare protagonista
nell'ambito del settore idrico in Italia,
dopo la
svolta impressa dal decreto Ronchi, che impone entro il 2013 agli enti
pubblici di scendere sotto il 40% del capitale delle società che
gestiscono servizi pubblici essenziali. Il mercato idrico italiano vale
circa 6 miliardi e si stima possa crescere entro il 2020 a 8 miliardi,
con margini che sfiorano il 30-40% e garanzie di stabilità in termini di
sviluppo e redditività grazie al sistema regolatorio, ma con una
struttura ad alta intensità di capitale, che richiede investimenti alti e
di lungo periodo: la sola Mediterranea delle Acque sarà chiamata a un
impegno per manutenzione e nuovi depuratori di oltre 740
milioni.

Le tariffe nel nostro Paese oggi sono pari, in media, a 1,1 euro al
metro cubo (contro 2 in Spagna e 5 in Germania) e le perdite di rete, in media, sono del 42%. Il che significa che quasi metà dell'acqua messa in rete in Italia va sprecata. Si stima che le tariffe possano salire a
1,5-1,6 euro e si spera che nel contempo vengano anche tappati i buchi. Ecco dunque la necessità di aggregazioni e di
investitori finanziari che affianchino stabilmente quelli industriali.
Gamberale punta a entrare con il suo fondo (al quale partecipano Cdp, Intesa,
Unicredit, Merrill Lynch, sette fondazioni e due casse di previdenza) nelle grandi reti infrastrutturali, come
Enel Rete Gas, di cui ha il 60%.