Nel triangolo italiano del riso cresce una pianta diversa: dopo quattro generazioni di chicchi tutti uguali, oggi fiorisce in forma di olio, di latte, di pasta e perfino di energia elettrica. Si chiama Riso Scotti e ha appena costruito a Nord di Pavia un futuristico stabilimento che comprende anche una centrale elettrica per riciclare gli scarti di lavorazione. «Con la nostra centrale, in cui bruciamo la buccia dei chicchi che altrimenti andrebbe gettata, produciamo molta più energia elettrica di quella che consuma l' intero impianto», racconta con fierezza Dario Scotti, 47 anni, amministratore delegato del gruppo ormai famoso per la pubblicità con Gerry Scotti. «Per la precisione, circa sei volte tanto», aggiunge Giorgio Francescone, amministratore delegato di Riso Scotti Energia. La centrale, costruita insieme al nuovo stabilimento (il più grande d' Europa) con un investimento complessivo di 34 milioni di euro, è in funzione dallo scorso settembre, ma non è ancora a regime: «Entro la fine di quest' anno – spiega Francescone – avremo completato il collegamento fra la centrale e gli altri impianti, che ci consentirà di convogliare nel ciclo di produzione del riso parboiled una parte del vapore a 450° derivante dalla combustione della lolla (la crusca del riso, ndr) e di biomasse vegetali, per riutilizzarlo direttamente in azienda. Il resto del vapore muoverà, come oggi, una turbina che produce 5 Megawatt all' ora, immessi nella rete per venderli all' Enel». La centrale del gruppo Scotti s' inserisce nel programma europeo che promuove la produzione di energia da fonti rinnovabili per adeguarsi al protocollo di Kyoto: la quantità di anidride carbonica emessa nella combustione della lolla del riso e delle biomasse, infatti, è equivalente alla quantità precedentemente assorbita da queste stesse piante. «Il riso è la mia vita – commenta Scotti – ci ho sempre vissuto in mezzo, eppure sono convinto che il modo migliore per rispettare questa tradizione sia scommettere sull' innovazione». Entrato nell' azienda del padre Ferdinando (attuale presidente) a 28 anni e diventato amministratore delegato nell' 86, Dario Scotti è rimasto fedele al chicco dei suoi nonni – la famiglia Scotti si occupa di lavorazione del riso dal 1890 e ancora prima lo coltivava nei campi – ma ha avviato una vigorosa diversificazione, puntando molto sulla ricerca e introducendo sul mercato italiano l' olio di riso, il latte di riso e la pasta di riso, tutti prodotti salutistici mirati anche al mercato europeo, dove la sensibilità nei confronti dell' alimentazione naturale è più radicata. In tal modo ha impresso ritmi di crescita da capogiro al suo gruppo, che nei diciassette anni della sua gestione ha decuplicato la produzione e nel 2002 ha fatturato 140 milioni di euro con 3,2 milioni di utili, portando una ventata di aria nuova in questa sonnacchiosa provincia, che insieme a Vercelli e Alessandria produce il 90% del riso italiano. «In particolare l' olio di riso arricchito di gamma orizanolo, una sostanza già presente nella crusca del riso che contribuisce ad abbassare il colesterolo, sta riscuotendo un buon successo sul mercato europeo», spiega Scotti. Ma sono le trovate più recenti, latte e pasta di riso, in produzione da circa tre mesi, a rendere la gamma Scotti del tutto originale, degna dell' ultimo slogan pubblicitario «la salute vien mangiando». «Sono molto adatti – commenta Scotti – per chi soffre d' intolleranza al lattosio o al glutine, una categoria molto più vasta di quanto si creda. Si calcola ad esempio che, a parte i celiaci veri e propri, un terzo della popolazione europea faccia fatica a digerire il glutine». Inoltre la pasta di riso assorbe più acqua della pasta di grano, quindi ne basta di meno per soddisfare l' appetito, con conseguente minore apporto calorico. Non per niente gli spaghettini di riso in Estremo Oriente sono già un alimento piuttosto diffuso. «Ma la nostra è una pasta completamente diversa dalla loro: assomiglia molto di più alla pasta di grano duro cara al palato degli italiani», spiega Scotti. In generale il gruppo Scotti, che si colloca fra le prime cinque aziende europee del settore, non si considera in competizione con i produttori asiatici, che usano altri tipi di riso e puntano molto sulla produzione di massa. L' azienda di Pavia preferisce sperimentare nei settori del futuro, come quello dell' energia pulita. E pensa già a nuove centrali.
Etichette: fonti rinnovabili