Aria di rifondazione all'Enea. Sulla scia del riordino più generale della ricerca pubblica, l'Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente guidato dal fisico Carlo Rubbia, ridotto in pochi anni da cinquemila a tremila persone, riparte dalle applicazioni industriali e riarticola la sua attività su cinque dipartimenti: i progetti speciali, l'ambiente e lo sviluppo sostenibile, le tecnologie fisiche e la fusione, le tecnologie energetiche, i nuovi materiali. Ma soprattutto, affianca alla gestione scientifica di Rubbia un manager come Paolo Savona, appena nominato presidente del Comitato d'indirizzo e coordinamento dei progetti di industrializzazione dal ministro delle Attività produttive Antonio Marzano. Sarà questo comitato, composto da sette membri in rappresentanza di tutto il tessuto industriale e artigianale del Paese, a fare da cerniera di trasmissione con il mondo delle imprese e a indirizzare l'attività dei ricercatori a partire dal mercato. Con la conferma, dopo un lungo interim, di Giovanni Lelli a direttore generale dell'ente, l'ultimo consiglio d'amministrazione, tenutosi subito prima di Natale, può dire di aver varato la nuova navicella, sperando in un futuro meno conflittuale del passato. L'Enea, nato per guidare l'Italia nel mondo dell'energia atomica e più tardi riconvertito allo studio e alla diffusione delle energie alternative, ora affiancate dalle nuove tecnologie e dall'ambiente, negli ultimi quattro anni ha cambiato tre direttori generali. E da quando il Nobel per la fisica Carlo Rubbia si è insediato alla sua guida, nel '99, a più riprese ha rischiato lo smembramento in tre tronconi diversi, da accorpare in parte al ministero dell'Ambiente e in parte alle Attività produttive. Sullo stesso Rubbia, nominato presidente dal governo di Massimo D'Alema e confermato commissario dell'ente nel 2001 dal governo attuale, si sono abbattute diverse bufere politiche: prima con la bocciatura (non vincolante) della sua riconferma a presidente – concluso il commissariamento a fine 2003 – da parte della commissione Attività produttive della Camera, presieduta da Bruno Tabacci, e poi con la recente lettera di protesta "bipartisan" di tutto il parlamentino dell'Enea per chiedere la sua sostituzione. Non si sollevano dubbi, ovviamente, sulla statura scientifica del professore, ma sulle sue capacità manageriali. E' anche per questo che nel nuovo assetto si pone molto l'accento sulla necessità di mettersi in collegamento con il mercato e con le esigenze delle imprese. "Per un buon funzionamento dell'ente, è essenziale incentivare il processo di trasferimento tecnologico verso le imprese", spiega Cosimo Dell'Aria, rappresentante del ministro Marzano nel cda dell'Enea. "Con il nuovo regolamento – precisa Dell'Aria – che entrerà in vigore in gennaio dopo il parere del ministero, verranno modificati in maniera sostanziale i processi interni, introducendo un momento di decisione comune e una serie di scambi d'informazioni fra i vertici dell'ente, il Comitato d'indirizzo e il Consiglio scientifico, di cui dev'essera ancora completata la composizione". Entro le prime settimane dell'anno la nuova geografia dei poteri dell'Enea dovrebbe essere perfezionata con la nomina dei responsabili dei cinque dipartimenti e delle tre direzioni centrali. "Non appena la nuova struttura si sarà stabilizzata, procederemo alla costituzione di una holding, cui sarà affidata la gestione delle partecipazioni dell'Enea in aziende industriali", precisa Dell'Aria. A questa holding, di diritto privato, potranno essere trasferiti, anche dagli stessi ricercatori, titolarità e diritti di sfruttamento dei brevetti conquistati con le attività di ricerca. Ad oggi, l'Enea detiene quote in 14 società italiane e una estera, l'Eurodif, che ha sede in Francia e si occupa della produzione di uranio arricchito, oltre alle partecipazioni in una dozzina di consorzi.Malgrado la lunga fase di transizione, l'ente si è lanciato in questi anni in una serie di progetti all'avanguardia sul fronte delle fonti alternative: dal grande progetto Archimede sull'energia solare, recentemente avviato a Priolo (Sicilia) in partnership con Enel, al progetto Trade (Triga Accelerator Driven Experiment), un tentativo pilota di sperimentare l'incenerimento delle scorie nucleari, che Rubbia sta cercando di avviare al Triga, il piccolo reattore sperimentale della Casaccia, vicino a Roma. Sempre nei laboratori Enea della Casaccia, Rubbia ha avviato un altro progetto importante, il cui punto di partenza è è sempre l'energia solare concentrata per mezzo di specchi, come per Archimede, mentre quello di arrivo è l'idrogeno, ricavato direttamente dall'acqua, attraverso un processo termodinamico ad alta efficienza, brevettato recentemente. Questo processo permette di produrre e accumulare idrogeno a costi non molto più alti rispetto a quelli del gas naturale. L'opzione dell'idrogeno solare è la pietra filosofale del ventunesimo secolo: ricavare grandi quantità del prezioso gas direttamente dall'acqua, infatti, ci metterebbe a disposizione una fonte inesauribile di energia perfettamente pulita. E' lì che il Nobel Rubbia punta da molti anni.
Etichette: ricerca