Per abbattere il prezzo dell' energia in Italia non basta aumentare la produzione: bisogna ampliare la rete di trasmissione. È quello che sta cercando di fare Luca D' Agnese, numero uno del Grtn, il gestore della rete nazionale, che sta per chiudere già questa settimana l' operazione di fusione con Terna – la società proprietaria della rete, quotata lo scorso giugno – a cui dovrà conferire entro la fine di aprile oltre il 70% dei dipendenti e tutte le attività di strategia industriale. Al Grtn propriamente detto resterà soltanto l' attività d' intermediazione finanziaria: la gestione dei certificati verdi e dell' energia Cip6 (con un giro d' affari di circa 5 miliardi) e le due società controllate Acquirente Unico (intermediario per il mercato vincolato) e Gestore del mercato elettrico (società madre della Borsa elettrica), con un giro d' affari di altri 7 miliardi. Ma per ora la strategia di sviluppo della rete è il punto su cui l' attività del Grtn resta focalizzata, anche per l' estrema urgenza degli interventi programmati. «Recuperare un ritardo infrastrutturale di decenni non è facile, soprattutto con i problemi autorizzativi che ci troviamo a dover affrontare tutti i giorni – spiega D' Agnese -. Del resto, con 20 mila megawatt di centrali elettriche autorizzate e 10 mila in cantiere, se la rete non cresce, tutto questo lavoro non servirà a nulla». E il rischio di blackout incombe. Secondo i piani del ministero delle Attività Produttive, le nuove centrali in costruzione dovrebbero consentire di abbassare del 20% il costo della produzione elettrica in Italia, attualmente il più alto d' Europa. Entro il 2009 il parco di produzione italiano dovrebbe raggiungere una potenza complessiva di 62-64 mila megawatt (contro i 53 mila attuali). Ma la maggior parte delle centrali in costruzione è collocata a Nord-Ovest o a Sud-Est del Paese: «Se fra questi due estremi non ci saranno collegamenti adeguati – fa notare D' Agnese – le strozzature nella rete impediranno di trasmettere l' energia prodotta là dove serve». Già oggi, ci sono aree che producono molta più energia di quanta ne consumino, come la Calabria, ma non possono trasmetterla alle regioni fortemente deficitarie, come la Campania, per le carenze delle infrastrutture di rete. Ad esempio la centrale elettrica di Rossano Calabro non può essere utilizzata a pieno ritmo per la debolezza della linea di trasmissione Rizziconi-Laino, un unico filo che serve tutta la punta dello stivale, collegandola poi con la Sicilia. E due dei nuovi impianti in cantiere sono proprio da quelle parti: Edison sta costruendo ad Altomonte e a Simeri Crichi. «Il potenziamento della linea Rizziconi-Laino è considerato fra i più urgenti – commenta D' Agnese – e dovrebbe essere completato entro sei mesi». Anche dalle centrali pugliesi attorno a Brindisi e a Taranto non si può mandare energia in Campania perché manca la linea di collegamento, la famosa Matera-Santa Sofia: i cantieri sono fermi da dieci anni per l' opposizione degli abitanti di Rapolla, un paese in provincia di Potenza sul cui territorio la linea doveva passare. E ben presto la situazione sarà ancora più grottesca, perché fra i nuovi impianti in costruzione ce n' è un altro a Brindisi, un colosso da 1.170 megawatt di Enipower. Ora le autorità si sono messe d' accordo per un tracciato alternativo, che allunga la linea di quasi 20 chilometri, e i lavori dovrebbero essere terminati nella primavera del 2006. Ma da qui ad allora in Campania l' energia continuerà a costare di più. «Le resistenze locali alla costruzione d' infrastrutture come le linee elettriche – spiega D' Agnese – derivano da preoccupazioni legittime, ma spesso finiscono per perdere di vista le esigenze della comunità: nei centri abitati non si può perché sono abitati, nelle zone non abitate non si può perché sono paradisi incontaminati. Bisognerà pur trovare un modo per mettersi d' accordo». E visto che l' approccio dall' alto non funziona, il Grtn sta sperimentando una tecnica diversa: prima incrocia le necessità della rete con le incompatibilità ambientali per trovare il tracciato ottimale e poi mette attorno a un tavolo le parti coinvolte, per cercare di capire quali sono le preoccupazioni locali. «Con questo sistema – aggiunge D' Agnese – cerchiamo d' integrare meglio lo sviluppo della rete elettrica con le altre caratteristiche del territorio, individuando le alternative accettabili quando il progetto è ancora a uno stadio iniziale». E i primi frutti si vedono. Dopo un decennio di stasi, in cui la rete elettrica italiana è andata addirittura indietro (dal ' 95 ad oggi sono stati dismessi 39 chilometri di rete, contro i quasi 400 costruiti nel decennio precedente), si ricomincia a costruire. La linea S. Fiorano-Robbia, appena completata, è il primo nuovo elettrodotto d' interconnessione con l' estero realizzato dopo quasi vent' anni: l' ultima linea entrata in servizio sull' arco alpino, la Rondissone-Albertville fra Italia e Francia, risale all' 86. Prossima tappa, sul fronte dell' interconnessione con l' estero è il collegamento con la Slovenia e le sue centrali nucleari, da Udine a Okroglo, nella valle della Sava. Sul territorio nazionale, oltre a quelli citati, altri punti dolenti da risolvere in fretta sono in Lombardia (Turbigo-Rho), in Puglia (Foggia-Benevento) e il collegamento con la Sardegna, dove la diffusione dell' eolico, per definizione instabile, richiede un grande sviluppo della rete. In complesso il piano quinquennale del Grtn, con un investimento da 1,7 miliardi di euro, prevede una quindicina d' interventi, di cui otto molto urgenti per garantire la copertura del fabbisogno al 2010. In questo modo si alzeranno i costi di trasmissione, ma verranno eliminate le congestioni nella rete, che tengono i prezzi artificialmente alti. E dopo non ci saranno più scuse.
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