Da Internet all'energia verde. Google segue un percorso ormai sempre più battuto a Silicon Valley, dove le aziende che si occupavano di Net Economy sono passate in massa ai pannelli fotovoltaici o alle auto elettriche. Sole, vento, maree, biomasse, tutto quel che può servire a sospingere il pianeta senza bruciare combustibili fossili fa boom in Borsa come ai tempi del lancio di Netscape. Così, dopo aver rivoluzionato il web e mentre cerca di dare l'assalto alla telefonia facendo tremare i giganti del settore, il numero uno dei motori di ricerca si avventura in una nuova iniziativa strategica che potrebbe lasciare un segno profondo anche nel mondo delle energie rinnovabili: è il progetto RE<C (renewable energy cheaper than coal), un'iniziativa volta a generare elettricità da fonti rinnovabili a un costo inferiore rispetto all'elettricità prodotta dal carbone, il combustibile fossile più conveniente sul mercato. Un'impresa ciclopica, dato che al momento le fonti rinnovabili non sono competitive nemmeno con il barile a cento dollari, se si fa eccezione per la più matura, l'eolico, che presenta però altre controindicazioni di non poco conto.
Il progetto Recharge IT. Il debutto di Google nel panorama delle fonti rinnovabili arriva a pochi mesi dal lancio del concorso per l'auto pulita, un premio che aveva dato un primo segnale della direzione intrapresa dall'azienda di Mountain View. L'estate scorsa Sergei Brin e Larry Page avevano offerto dieci milioni di dollari per aiutare lo sviluppo della tecnologia ibrida, quella che abbina al tradizione motore a scoppio la propulsione elettrica e che ha fatto la fortuna della Toyota. Con il progetto "Recharge IT", il colosso del web punta a mettere a punto un sistema di ibrido plug-in, cioè una vettura che oltre a limitare il consumo di benzina utilizzando un motore elettrico caricato internamente, può attaccarsi alla presa della corrente per ricaricare le batterie. In questo modo l'autonomia in modalità elettrica arriverebbe a quasi 100 chilometri, mentre le vetture in commercio, come la Prius, si limitano a sfruttarla per brevi tratti, concentrando gli sforzi quando sono in coda nel traffico, dove di solito avvengono i maggiori sprechi di carburante. Anche su questo fronte i nodi da sciogliere non sono pochi. Le auto con il plug-in sono ancora in un fase sperimentale: i rischi più grandi nell'attaccare la macchina alla presa elettrica li corrono le batterie, che riducono così in maniera drastica il loro ciclo di vita. Inoltre se l'energia elettrica viene prodotta da centrali a carbone, di cui la California è piena, il vantaggio ambientale è pari a zero. Toccherà agli esperti dell'Electrical Power Research Institute, del Rocky Mountain Institute e della università del Delaware , che hanno ricevuto i finanziamenti, cercare la soluzione giusta. Le prime sei macchine sono già pronte per trasportare gli impiegati nel "campus" di Mountain View, ma la flotta crescerà fino a raggiungere le cento unità.
Il progetto RE<C. Google prevede di focalizzare le ricerche sullo sviluppo di tecnologie per la produzione di energia termo-solare o eolica e sulla realizzazione di sistemi geotermici. Per progredire il più velocemente possibile in questo nuovo e insidioso mercato, a Mountain View hanno deciso di procedere come al solito: gli investimenti sulla ricerca (che avverrà negli stabilimenti di ricerca e sviluppo di Google) e le acquisizioni delle realtà più innovative in campo energetico. La costola filantropica dell'azienda (google.org) si preoccuperà infatti di acquisire le migliori start-up del settore. E sta già collaborando con due di queste. La eSolar, che ha sviluppato un sistema di specchi per concentrare l'energia solare e generare così il vapore per alimentare dei generatori elettrici. E la Makani Power, che sta lavorando allo sviluppo di particolari turbine che catturano i venti, più violenti e costanti, presenti in alta quota. Centinaia di milioni di dollari verranno spesi per assoldare esperti di energie alternative. "Nel tempo, grazie alla costruzione di data center efficienti, abbiamo acquisito conoscenze, esperienza e comprensione profonda delle strutture a uso intensivo di energia su vasta scala", ha detto Larry Page lanciando il progetto. "Vogliamo applicare la stessa creatività e innovazione alla sfida per la produzione di elettricità rinnovabile a livello globale e a costi inferiori rispetto a quella generata dal carbone".
Effetto serra. Il carbone è la fonte primaria di energia per molti Paesi e fornisce il 40% di elettricità del mondo. L'effetto serra causato dalle sue emissioni nell'atmosfera rappresenta una delle più grandi sfide per l'ambiente. Produrre elettricità da fonti rinnovabili, più economica di quella generata dall'impiego del carbone, avrebbe un effetto dirompente sul mercato dell'energia, portando a una riduzione decisiva delle emissioni di gas che alimentano l'effetto serra nel mondo. Una riduzione che finora tutte i sistemi coercitivi sperimentati, dal Protocollo di Kyoto alle varie carbon tax, non sono riusciti ad ottenere. "Siamo interessati – ha precisato Page – a sviluppare nuove tecnologie competitive a livello di costi e rispettose dell'ambiente. Pur essendo consapevoli dell'esistenza di alcune tecnologie molto promettenti, crediamo che ce ne siano molte altre da scoprire e realizzare". Page ha confermato che "l'obiettivo è realizzare 1 gigawatt di capacità di energia rinnovabile più economica del carbone e siamo ottimisti sul fatto che ciò possa avvenire nel giro di pochi anni e non di decenni". "Se saremo in grado di raggiungere questo obiettivo – ha concluso Page – e le tecnologie per la produzione di energia rinnovabile su larga scala risulteranno più economiche di quelle adottate per la produzione di energia dal carbone, il mondo avrà la possibilità di coprire una porzione importante del fabbisogno di elettricità attraverso fonti rinnovabili, riducendo in modo significativo le emissioni di anidride carbonica". Ma l'ecologia non esclude il guadagno.
Ecologia e business. Il motivo alla base di RE<C è chiaro: Google possiede molti data center, in cui vengono svolte tutte le operazioni necessarie all'erogazione di servizi online. I costi energetici dei data center sono una delle voci più incidenti sul bilancio aziendale e non è un mistero che la grande G scelga i Paesi in cui insediare i propri centri di elaborazione dati in larga misura in base al costo dell'energia elettrica. Per avere un termine di paragone, si pensi che un data center composto da diecimila server consuma energia quanto un comune di mille abitanti. Lo scorso anno Google aveva fatto scalpore annunciando che un maxi impianto fotovoltaico sarebbe stato installato sulla sede di Mountain View: circa 300 mq per una potenza di 1,6 MW, sufficiente per soddisfare un terzo del fabbisogno di energia dei dipendenti e ammortizzare le spese energetiche. Se gli investimenti nella ricerca di energia rinnovabile avranno buon esito il ritorno sarà notevole. Non è un caso infatti che altre aziende hi-tech si stiano muovendo nella stessa direzione. HP ha installato un impianto a energia solare da un megawatt nello stabilimento di San Francisco.
Black Google. Ma in rete c'è anche chi si è divertito a fare le pulci a Google: se avesse una schermata nera, anziché bianca, per visualizzarla servirebbero 59 watt, invece dei 74 necessari per il bianco, afferma Mark Ontkush di Boston, sul suo blog EcoIron. Una idea che, fatti due calcoli, corrisponderebbe ad un risparmio mondiale di 8.3 MWh al giorno, circa 300.000 dollari in un anno. ma c'è chi è passato dalle parole ai fatti, realizzando "nerogoogle" (www.nerooogle.com), versione dark del motore di ricerca.
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