Chi apre, oggi in Italia, una centrale fotovoltaica sul tetto della sua fabbrica e si allaccia alla rete elettrica, ottiene per vent'anni una tariffa di oltre 30 centesimi di euro per chilowattora prodotto, più gli 8 di prezzo di mercato. E si toccano i 50 per soluzioni fotovoltaiche architettonicamente integrate negli edifici. "Go green", con gli incentivi del conto energia, è diventato altrettanto allettante del famoso "Go West" dei pionieri americani diretti verso la California alla fine dell'Ottocento. Non altrettanto avventuroso, però, visto che la remunerazione dell'investimento viene tutta da sussidi statali. Infatti siamo in pieno boom. "In Italia per il 2008 stimiamo un giro d’affari intorno agli 800 milioni di euro: 140 MW installati con una crescita del 500%", spiega Gianni Chianetta, presidente di Assosolare. "Nei prossimi anni – prevede Chianetta – il settore potrebbe raggiungere numeri significativi portando il nostro Paese ai primi posti su scala mondiale. Nel 2009 si prevede l'installazione di altri 250MW, con un fatturato di 1.200 milioni di euro e nel 2010 di 500MW". Mentre gli spagnoli soffrono per il taglio drastico agli incentivi deciso dal governo di Madrid (si parla di 15mila licenziamenti nel settore) e i tedeschi non ridono per la prossima rimodulazione verso il basso del loro conto energia, gli italiani possono esibire cifre sbalorditive, persino superiori ai ritmi di crescita cinesi o coreani. In questo momento siamo l’area fotovoltaica più appetibile d’Europa e cominciano a investire da noi anche le imprese estere che non riescono più a crescere nei Paesi con un mercato più maturo. Ma anche qui, come in Germania e Spagna (Paesi leader mondiali del settore), il mercato si sta evolvendo, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie. "Ad oggi – precisa Chianetta – gli impianti sopra 1MW sono inferiori al 20% mentre il restante 80% è di impianti di taglia inferiore. In futuro però ci attendiamo che questi numeri cambino, perché stanno partendo le grandi centrali che hanno avuto un iter autorizzativo più lungo". La lentezza delle autorizzazioni, che blocca tutti gli investimenti nelle infrastrutture energetiche, colpisce infatti anche l'energia del sole. "I numeri del fotovoltaico potrebbero essere ancor più significativi se si riuscisse a superare le barriere burocratiche che ancora frenano il mercato", si lamenta Chianetta. "Gli iter amministrativi e la connessione alla rete – specifica – sono le cause principali del ritardo nello sviluppo del fotovoltaico in Italia, che malgrado il boom resta comunque una frazione del 2% sulla potenza installata complessivamente nel mondo". E ben al di sotto dell'1% del consumo elettrico italiano. Ma questa crescita tumultuosa sta cominciando a mettere in moto un circolo virtuoso: gli investimenti non sono più diretti alla pura e semplice installazione "passiva" di celle importate dall'estero. "Si vanno concretizzando nel nostro Paese diverse iniziative sul fronte della produzione dei pannelli e qualche operatore sta cominciando anche a intervenire nella produzione del silicio di grado solare", conferma Gianni Silvestrini del Kyoto Club. "Creata una forte domanda fotovoltaica – è convinto Silvestrini – avremo anche un deciso potenziamento nazionale delle industrie fornitrici di queste tecnologie e una forte attività di ricerca sulle soluzioni avanzate, in grado di fornire al nostro Paese soluzioni strategiche per il futuro energetico". Esperienze in questo senso si vedono già: da Solarday nei pannelli a Esco Energy nel solare "organico", dal gruppo Moncada nel film sottile alla Silfab di Franco Traverso nel silicio policristallino.
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