Spariti i cumuli d'immondizie per le strade, roghi sempre più rari, ma l´emergenza in Campania non è finita: il sequestro cautelare, che ha bloccato le casse di Fibe, controllata da Impregilo, rischia d'interrompere il ciclo dei rifiuti e di fermare i lavori per il termovalorizzatore di Acerra, quasi pronto, mentre le discariche avviate dal nuovo commissario, Alessandro Pansa, saranno presto sature. La risposta di Impregilo si chiama Bruno Ferrante, ex prefetto di Milano, ex candidato sindaco, ex commissario anti-corruzione al Viminale, oggi presidente di Fibe e Fibe Campania, le due società accusate di aver gestito per anni un appalto che, secondo i giudici napoletani, "già sapevano di non poter rispettare".
"Ma il problema di fondo è un altro: qualcuno ha interesse a mantenere l'emergenza rifiuti, perché ci guadagna. Del resto, se c'è bisogno di un commissario dal '94 e ancora oggi non si riesce a implementare un piano di smaltimento datato 2000, vuol dire che c'è qualcosa che non va. Il ciclo non è tanto complicato da realizzare, in altre regioni le difficoltà sono state affrontate e superate senza drammi. Qui invece è tutto fermo da oltre dieci anni", sostiene Ferrante. Con una produzione regionale di circa 7.500 tonnellate al giorno e un costo di smaltimento di 7,7 centesimi al chilo, è facile intravvedere la dimensione economica della questione. Il settore rifiuti in Campania rappresenta una delle più grosse aree d'affari di tutto il Mezzogiorno, gestita in larga parte nell'illegalità. Aprire l’accesso al settore privato rappresenta una scommessa importante per il potere politico regionale.
In pratica, Fibe è accusata di non aver confezionato bene il combustibile da rifiuti, le famose ecoballe, che sarebbero di cattiva qualità e quindi impossibili da bruciare. Nell'ambito della stessa inchiesta, Antonio Bassolino, commissario dal 2000 al 2004, è stato rinviato a giudizio per truffa ai danni dello Stato. Ma il fallimento, più che tecnico, sembra squisitamente politico. La peculiarità del ruolo di Fibe sta scritta nel contratto di assegnazione: tutte le immondizie prodotte in Campania vanno consegnate ai sette impianti di produzione di ecoballe, dove Fibe ne diviene proprietaria. Da qui vanno smistate, in parte verso i termovalorizzatori, paralizzati dai moti di piazza, e in parte nei siti di stoccaggio che Fibe ha proposto a decine, ma sono sempre stati scartati dal commissariato. L'accumulo di rifiuti negli impianti di produzione ha causato la crisi del sistema.
E' evidente la convenienza di Impregilo a portare a termine l'incarico assegnatole in Campania, così come ha fatto in altri 500 siti in giro per il mondo, tra cui nel 2006 a Wuppertal in Germania, a Joenkoeping in Svezia e a Kyoto in Giappone. L'energia prodotta da rifiuti è rivendibile a non meno di 18 centesimi a kilowattora: con le quote disponibili, si arriverebbe a 100mila euro giornalieri medi. Per lo smaltimento del resto, Fibe doveva percepire un compenso pari a circa 5 dei 7,7 centesimi al chilo di partenza. Un volume d'affari di 350mila euro giornaliseri. Perché rinunciare a tutto questo bendiddio?È qui che emerge l'inconciliabilità di due visioni opposte del ciclo dei rifiuti. Da una parte, quella del commissariato Bassolino che promuoveva una presenza massiccia del sistema pubblico. Dall'altra, quella della giunta precedente che aveva previsto e disegnato una delega più libera al sistema privato. Il gettone di presenza mensile incassato da Bassolino per fare il commissario era di 10.000 euro. Il nuovo commissario, il prefetto Alessandro Pansa, eredita oltre 600 milioni di debiti.
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