Ripulire l'aria dalla CO2 in eccesso è sempre stato un pallino fisso della Nasa: in una navicella spaziale, troppa anidride carbonica significa morte certa per gli astronauti. Impianti "aspira CO2", dunque, esistono fin dai tempi dell'Apollo. Ma non erano mai usciti da quell'ambito. Klaus Lackner, un geofisico della Columbia, li ha tirati fuori da là e vorrebbe piantarli in giro come grandi alberi artificiali, molto più efficienti di quelli veri. Dai suoi esperimenti è nata una startup, la Global Research Technologies, di Tucson, che spera di raggiungere presto un risultato commerciale. Il primo prototipo è recentissimo e consiste in un cassone delle dimensioni di un armadio, aperto su due lati e pieno di fogli molto sottili posizionati verticalmente. I fogli sono spalmati di un composto chimico che assorbe la CO2 e "lavati" da un altro composto che la estrae per immagazzinarla. Il bilancio energetico è positivo: per estrarre una tonnellata di CO2, la macchina consuma 100 kWh di energia, corrispondenti a un'esmissione di circa 35 chili di CO2 (3,5% di una tonnallata). Lackner è convinto che si potrebbe cominciare a installarle dovunque serva dell'anidride carbonica per uso industriale: estrarla dall'aria sarebbe sempre più economico che produrla chimicamente e farla arrivare da lontano.
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