Un centinaio di grossisti contro 160 distributori, tra cui una decina di grandi, per contendersi quasi 35 milioni di clienti. Sono queste le forze in campo, comprese le svariate posizioni che si sovrappongono da una parte e dall' altra, per la madre di tutte le battaglie sul mercato elettrico italiano. Data d' inizio del match, luglio 2007, quando scatterà la liberalizzazione completa di tutte le utenze, anche quelle domestiche. Ma le grandi manovre sono già cominciate da tempo, con l' assalto dei lobbisti di entrambe le parti alle stanze del potere. E lo scontro è destinato a durare anni. «Come in tutte le grandi gare podistiche, prenderemo velocità solo nel 2008», prevede Francesco Starace, responsabile Enel del mercato. Dal punto di vista puramente quantitativo, in realtà il grosso del mercato è già liberalizzato: al contrario del mercato del gas, sull' energia elettrica l' Italia ha scelto la strada di una vera apertura alla concorrenza. Dal ' 99, quando il decreto Bersani ha segnato l' inizio di questo processo, il 60% dei clienti industriali ha cambiato fornitore. Meglio di noi hanno fatto soltanto il Regno Unito e la Scandinavia. Di conseguenza, su un consumo complessivo di 185 terawattora l' anno, 135 sono già «liberi». «In questo mercato – spiega Starace – la quota dell' Enel si è ridotta a meno del 15%». Da luglio potranno cambiare fornitore anche le famiglie, che rappresentano un parco consumi di 60 terawattora l' anno. I restanti 90 terawattora fanno capo al cosiddetto «popolo delle partite Iva», che è già libero di cambiare fornitore da quasi due anni, ma finora l' ha fatto solo in misura irrisoria. Dal punto di vista numerico, invece, il parco clienti che si apre il prossimo luglio è immenso: sui 35 milioni di utenti elettrici italiani, finora solo 500mila hanno scelto il mercato libero. Gli altri, di cui 7 milioni già «eleggibili», sono ancora legati al loro fornitore originario. Su questo mercato, l' Enel mantiene una quota dell' 80%. Il resto è suddiviso fra le varie municipalizzate, in primis Acea di Roma, Aem Milano, Aem Torino, Hera di Bologna… Dall' altra parte della barricata, i contendenti si chiamano Eni, Edison, Sorgenia del gruppo Cir, le varie estere Rezia, Egl, Eon e una vasta costellazione di trader che comprano e vendono alla Borsa elettrica cercando così il loro profitto: ne sono registrati un centinaio. Tutti questi soggetti potrebbero tentare di fare concorrenza agli incumbent, ma è dubbio quanto gli convenga scendere in campo, nella situazione attuale. «Stiamo cercando di favorire la libera competizione e offrire agli utenti una reale possibilità di cambiare fornitore, ma sarebbe tutto più facile se arrivassimo all' appuntamento con una struttura di mercato più efficiente», spiega il presidente dell' Authority Sandro Ortis. Per avvicinarsi a quest' obbiettivo, le riunioni si susseguono furiosamente. «Dobbiamo istituire entro luglio un servizio di salvaguardia e un fornitore di ultima istanza, per scongiurare interruzioni delle forniture causate da eventi contingenti, come fallimenti di società o simili. Dobbiamo cambiare il sistema di tariffe agevolate, individuando una fascia sociale davvero più bisognosa, da sostenere con prezzi più bassi. Dobbiamo considerare l' ipotesi di un servizio di maggior tutela per i clienti più vulnerabili, quelli domestici, che potrebbe essere affidato all' Acquirente Unico», elenca Ortis. Poi c' è la struttura delle tariffe, che oggi concede all' attività commerciale un margine talmente risicato da diventare insostenibile. E infine l' accessibilità dei dati: chi conosce il profilo di carico e le abitudini di consumo dei clienti, ha una marcia in più decisiva. «Ma abbiamo bisogno del perimetro normativo», insiste Ortis. «Dal 1° luglio – concorda il presidente dell' Acquirente Unico, Nando Pasquali – non si potrà più parlare di cliente vincolato. Ma la domanda è: come accompagnare questa moltitudine verso il mercato libero?» La risposta sta nel governo e nel Parlamento, che ancora non si sono pronunciati, mettendo in difficoltà i nuovi entranti alla ricerca di una strategia commerciale. Non per mancanza di attenzione a questo tema, ma semmai il contrario: «Ognuno tira dalla sua parte», dicono gli insider. E gli interessi in gioco sono giganteschi. Il nodo principale, su cui infuria la battaglia dei lobbisti, sta nella struttura delle tariffe: anche se la liberalizzazione dovrebbe eliminare la tariffa regolata, è chiaro che nel mercato elettrico finirà come in quello del gas. «Stabiliremo un meccanismo di price cap: più su di così non si può andare», precisa Ortis. E da lì in giù, vinca il migliore: chi riesce ad essere più efficiente e offre i prezzi più bassi, rastrella il maggior numero di clienti. Il problema è che l' attuale struttura tariffaria premia il produttore e il distributore, ma penalizza il venditore. «Facendo un calcolo a spanne – fa notare Massimo Orlandi, capo di Sorgenia – su 45 euro all' anno per cliente, 25 vanno a remunerare il servizio di misura, 17 quello di trasporto e meno di 3 il commerciale: quindi i primi 42 euro resterebbero nelle tasche dell' incumbent e nelle mie tasche ne arriverebbero meno di 3. Ma con 3 euro per cliente non ci pago nemmeno i francobolli per le bollette…» In pratica, l' attività di vendita non è quasi remunerata e pochi nuovi entranti saranno pronti a sviluppare un servizio commerciale capace di reggere l' impatto del mass market, visti i margini risicatissimi. «L' utente domestico non è un cliente facile: pretende, protesta, telefona», commenta Starace, che lo conosce bene. Chi se lo prenderà?
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