Nucleare, sì grazie. Nel dibattito sempre più acceso sull' eccessiva dipendenza del nostro Paese dagli idrocarburi, si stacca dal rumore di fondo una proposta: consorziamoci. Di fronte alle riserve del ministro dello Sviluppo economico Pier Luigi Bersani, che invita i nuclearisti a «fare due conti» invece di dare tutte le responsabilità agli ostacoli politici, per la prima volta alcuni industriali italiani scendono sul piano pratico, ispirandosi al modello finlandese, dove la corsa al nucleare è già ripresa da anni con un reattore in costruzione e altri due in progetto. «Un intervento di consorzio su uno o due impianti nucleari di nuova generazione in Italia mi sembra fattibile – propone Giuliano Zuccoli, presidente di Edison e capo operativo di Aem Milano, oltre che della nuova superutility del Nord insieme ad Asm Brescia -. Il mio gruppo – sostiene Zuccoli – sta cercando di raccogliere le compagnie elettriche su questo progetto. La logica suggerisce di unire le forze: ma ci vuole un consenso generalizzato, perché se qualcuno resta fuori si metterà a fare opposizione». Gli fa eco Giuseppe Pasini, amministratore delegato del gruppo Feralpi e presidente di Federacciai: «Qualsiasi iniziativa si apra sul nucleare, noi acciaieri saremo disponibili a partecipare, per abbattere i costi del kilowattora e aumentare la sicurezza degli approvvigionamenti». «Non si può puntare solo sulle fonti rinnovabili, ancora troppo poco efficienti – fa notare Pasini -. Ma per smussare l' opposizione dell' opinione pubblica al nucleare, basata su informazioni sbagliate, ci deve venire incontro la politica». La politica, per ora, sta a guardare. «Cominciare oggi da zero un programma nucleare – ipotizza Bersani – significherebbe mettere in bolletta una quota di prezzo molto alta: non si può discutere di nucleare, come di qualsiasi altro progetto, senza conti alla mano». È proprio questo che le imprese elettriche italiane e le industrie più energivore stanno facendo, insieme. Zuccoli vede bene il modello finlandese proprio per il vasto consenso che è riuscito a raccogliere nel Paese, dove le comunità locali si contendono i nuovi impianti, considerati un volano per lo sviluppo tecnologico del territorio. Un' alleanza di sessanta produttori, distributori e consumatori di elettricità ha consentito di finanziare la nuova centrale, che entrerà in funzione nel 2010, senza alcun costo aggiuntivo sulla bolletta elettrica e senza sussidi statali. «Solo un sodalizio di questo tipo può far uscire l' Italia dal vicolo cieco in cui si è cacciata, ma la scelta va fatta oggi, se non vogliamo che domani i nostri figli ci maledicano», insiste Zuccoli, che prevede uno scenario devastante per l' Italia da qui a dieci anni senza l' opzione nucleare: «Avremo molto più inquinamento che all' estero, l' energia sarà più cara e l' approvvigionamento più incerto». Per realizzare il suo progetto, Zuccoli punta alla collaborazione con partner internazionali: il pensiero è alla svizzera Atel, di cui Aem detiene il 5,8%, ma anche ai francesi di Edf, attraverso Edison. «Bisogna inserirsi nella rinascita del nucleare – sottolinea Zuccoli – ora che l' industria europea si sta muovendo per rimpiazzare le centrali obsolete, come in Francia o in Finlandia». La novità del modello finlandese sta nella capacità di coniugare i costi del nucleare con un sistema elettrico europeo pienamente liberalizzato, senza favoritismi da parte dello Stato o pianificazioni di stile sovietico. «L' esperienza finlandese – spiega Alessandro Clerici, presidente del gruppo di lavoro del World Energy Council sul futuro del nucleare in Europa e coordinatore della task force confindustriale sull' efficienza energetica – parte dalla fondazione di Tvo, formazione di una società senza scopo di lucro cui partecipano 60 imprese della domanda e dell' offerta, impegnandosi a prelevare ciascuna pro quota tutta l' energia prodotta dal nuovo impianto di Olkiluoto con dei contratti take or pay di lungo termine».
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