Snam: nessuna fusione con Terna

Terna, la rete elettrica ad alta tensione, è già da anni separata dall' Enel e privatizzata. Ora si parla di scorporo e vendita della rete Telecom. E Snam Rete Gas? La rete dei metanodotti disegnata negli anni Cinquanta da Enrico Mattei è ancora di proprietà dell' Eni al 50%, una quota che entro il 2008 dovrebbe calare sotto il 20%. Ma Paolo Scaroni non è d' accordo: la discesa di Eni nel capitale di Snam Rete Gas «non farebbe gli interessi degli azionisti», ha detto recentemente, augurandosi che «il Parlamento riveda» la norma. Sul fronte opposto, il presidente dell' Authority Sandro Ortis: «Enel ha ceduto la rete e non mi pare che sia diventata più debole. Non vedo pericoli per l' Eni». E quindi occorre che «al più presto Snam e Stogit diventino terze, perché hanno ricavi connessi a tariffe che tutti paghiamo» e «perché gli operatori possano accedere senza discriminazioni di sorta». «Ma questo già si fa», replicano alla Snam. Anzi. «Da quando la rete si è costituita in società autonoma per poi venire quotata in Borsa nel 2001, ad oggi, gli operatori che fanno transitare il loro gas sulla nostra rete sono più che raddoppiati: erano 19, ora sono una cinquantina», spiega l' amministratore delegato Carlo Malacarne. «E non abbiamo mai avuto una sola rimostranza», aggiunge fiero il presidente Alberto Meomartini. Vero è che le tariffe di trasporto entry-exit applicate sulla rete italiana sono le più basse d' Europa e sono considerate un modello di equità anche dalla Commissione Europea e dal Forum di Madrid, dove si definiscono i benchmark del mercato europeo del gas. Ma nelle ultime settimane, anche sull' onda dell' accordo con Gazprom e delle passate indiscrezioni sull' interesse dei russi nella rete italiana, s' infittiscono le voci di scorporo e anche di fusione con Terna, sul modello inglese. «È un' operazione che personalmente non caldeggio ma che ha qualche significato logico», commenta Scaroni. A condizione, fa capire, che Snam rimanga controllata dall' Eni. Di conseguenza anche Terna, se fusa in Snam, dovrebbe rinunciare alla propria indipendenza per passare direttamente sotto il cane a sei zampe. «Niente di simile è allo studio», precisa Meomartini. E la definisce un' operazione squisitamente finanziaria, visto che le due reti funzionano in base a principi del tutto antitetici: mentre la rete elettrica comanda sulle centrali, accendendole o spegnendole in base alle oscillazioni della domanda, la rete gas è un contenitore molto più elastico, che non comanda nulla e dev' essere invece pronto in ogni momento a soddisfare le esigenze degli operatori. Non a caso sugli scambi di energia elettrica – dove domanda e offerta devono sempre mantenersi perfettamente in equilibrio – è attiva già da anni una Borsa elettrica, mentre la Borsa del gas, pensata a suo tempo come un tassello importante della liberalizzazione, non è mai stata avviata. Poche sarebbero, dunque, le sinergie possibili fra i due network, che pure servono a trasmettere materie prime correlate. L' Italia infatti sta uscendo dall' era delle centrali a olio e non avendo altra scelta (il nucleare non c' è e il carbone viene fortemente osteggiato dalle comunità locali) vira rapidamente verso un sistema elettrico alimentato prevalentemente a metano: a fronte dei 18 mila MW attuali di potenza installata a gas, ce ne sono quasi 9 mila in costruzione e Snam prevede un parco centrali a metano da 32 mila MW complessivi nel 2009. Quasi un raddoppio. A fronte della domanda che corre, è inevitabile l' aumento dell' offerta: arrivano i rigassificatori e si potenziano i metanodotti che importano il gas dalla Russia e dall' Algeria, con altri in progetto per portare in Puglia il gas del Mar Nero attraverso la Turchia e la Grecia (l' Igi) e in Sardegna quello algerino (il Galsi). La domanda si concentra soprattutto al Nord, l' offerta al Sud. In mezzo c' è la rete Snam, che diventa sempre più strategica per il sistema Paese. «Gli investimenti di oggi sono già pensati in questa prospettiva: 3 miliardi e mezzo di lavori da qui al 2009 per potenziare la rete in vista delle nuove immissioni dalla Russia e dall' Algeria e in previsione di nuovi rigassificatori in funzione oltre al nostro di Panigaglia», spiega Meomartini. Oggi la rete primaria movimenta 85 miliardi di metri cubi di metano all' anno, ma già nel 2010 saranno 95 e nel 2015, secondo le previsioni, 106. «Per noi il futuro è già qui – commenta – non possiamo permetterci di farci cogliere di sorpresa dagli avvenimenti». Si è visto con la crisi del gas: nei momenti di panico vissuti dall' Italia lo scorso inverno, mancava il metano ma non i tubi per trasportarlo. «In quest' ottica di prevenzione dei possibili problemi – aggiunge Meomartini – stiamo potenziando la rete in corrispondenza dei punti di sbocco dei gasdotti esteri, quindi in Friuli e in Sicilia, ma anche nell' area padana e lungo la dorsale adriatica, colonna vertebrale del sistema». Snam si prepara così ad ogni evenienza, anche a una provvidenziale sovrabbondanza di gas rispetto al fabbisogno nazionale, che consentirebbe di fare dell' Italia uno snodo centrale di tutto il mercato europeo, quel famoso hub del gas vagheggiato da anni dal presidente dell' Authority Sandro Ortis. «Gli operatori che stanno costruendo nuovi terminali possono stare tranquilli: la rete ci sarà, neutrale ed efficiente», prospetta Meomartini. Con un piano d' investimenti di questa portata, del resto, le prospettive di fusioni impallidiscono sullo sfondo. E comunque, dice Scaroni: «Se proprio dovessimo cedere Snam, la venderemo a chi paga di più». E non è detto che gli azionisti di Terna siano il migliore offerente. Magari un' offerta in rubli potrebbe battere la concorrenza.

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