È febbre da energia verde anche in Italia. I cantieri si moltiplicano e i big del settore energetico, dopo aver snobbato a lungo il business delle fonti rinnovabili, hanno iniziato a investire massicciamente per non perdere il treno. I Moratti, i Brachetti, i Garrone, i Falck e naturalmente l' Enel, per citare solo i principali operatori, sono in corsa per accaparrarsi le postazioni migliori: là dove il vento soffia a 15 metri al secondo, sulle aspre montagne irpine o sulle serre della Sila. Ma anche nella Sicilia occidentale, o sulle preziose coste della Sardegna, emissari di banche internazionali annusano l' aria, per vedere se si muove. Tutti pronti a convincere i contadini a cedere il loro avamposto più turbinoso, a intercettare i «facilitatori» di pratiche meglio inseriti con le amministrazioni locali, a prospettare piogge di royalties sulle comunità. Paradossalmente, più del sole è il vento che sta facendo calamitare l' interesse sul Sud Italia. Eppure l' eolico, la più remunerativa delle energie pulite, è ancora al centro di bisticci fra ambientalisti. Da un lato c' è chi lo considera la nuova panacea per affrancare l' Italia dalla schiavitù del petrolio, sporco e sempre più caro. Dall' altro c' è chi lamenta i danni paesaggistici, con quelle pale «brutte» sullo sfondo delle dolci colline toscane o sulle coste della Sardegna. A inizio 2007 la potenza totale delle fattorie eoliche italiane ha toccato i 2.123 MW. Di questi, solo nel 2006 ne sono stati installati 417, soprattutto in Sicilia, Puglia, Basilicata, Toscana e Molise. Un dato ancora inferiore rispetto agli altri Paesi europei, ma che colloca l' Italia al settimo posto nella classifica mondiale dei produttori di energia elettrica generata dal vento. E il meglio deve ancora venire. Le richieste arrivate al gestore della rete elettrica nazionale per connessioni con i parchi eolici, infatti, sono 458 che – salvo blocchi ambientalisti – andranno nei prossimi anni ad aggiungersi ai 168 già esistenti. Quasi cinquecento nuovi impianti, già autorizzati, che permetteranno di far fare un enorme balzo in avanti al settore eolico in Italia. La potenza complessiva che le turbine di prossima installazione sarebbero in grado di generare è pari a 23.124 GW, quasi dieci volte la potenza attuale e più di tutte le fattorie del vento della Germania, leader mondiale dell' eolico, che arriva a 20.622 GW. Il grosso delle richieste viene dal Sud: delle 458 nuove installazioni, 225 sono sparse fra Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e altre 162 fra Sicilia e Sardegna, là dove il soffio di Eolo è più potente. L' Enel, campione mondiale della rinnovabili con oltre 19.000 MW di potenza idroelettrica, eolica, geotermica e solare, va a caccia di pale sia in Italia sia all' estero, dalla Francia alla Grecia. Per la conquista di Enertad – una piccola società di energia eolica che adesso ha 132 MW ma punta a raggiungere i 350 in due anni – è scesa in campo la Erg dei Garrone, impegnandosi in una partita molto combattuta contro la Alerion di Giuseppe Garofano. Nell' eolico hanno investito i Moratti con la Sardeolica, la Api dei Brachetti Peretti, il gruppo Falck, che sogna di installare una «dorsale del vento» dall' Inghilterra all' Italia fino al Marocco, e anche il gruppo De Benedetti con Sorgenia, la sua società per la produzione elettrica. Le spagnole Endesa e Iberdrola hanno già iniziato lo shopping da noi e hanno opzionato centrali in costruzione in Basilicata e Calabria dalla Gamesa, secondo gruppo continentale nella produzione di torri e pale. E come primo operatore eolico italiano si sono appena piazzati gli inglesi di International Power, che hanno rilevato la proprietà di gran parte degli impianti eolici ex-Ivpc, la società dell' avvocato avellinese Oreste Vigorito, il re dell' eolico «made in Italy», più grande di Enel ed Edison messe insieme. Del resto, si tratta di un trend internazionale: in Europa, Germania e Spagna guidano la classifica di nuovi impianti e la Francia si sta aprendo, ma in tutto il mondo la crescita dell' energia da fonti rinnovabili è guidata dal vento. Certo, anche se aumenteranno tutte insieme di cinque volte in quantità, le nuove fonti rinnovabili (sole, vento e biomasse) nel 2020 non soddisfaranno più del 2 per cento della domanda mondiale. Ma, considerando il punto di partenza, è comunque un boom.
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