Il vento si prende la rivincita sull’oscurantismo snob

Ernesto Galli Della Loggia tuona contro la “lebbra eolica”. Alberto Asor Rosa plaude al “divieto di pala” proclamato da Volterra nel suo circondario. Vittorio Sgarbi si appella al capo dello Stato perché “intervenga contro lo stupro delle pale eoliche”. Raffaele Lombardo, governatore della Sicilia, annuncia fiero di essere riuscito “a fermare la macchina dell'eolico”. Ma anche il sindaco di Gela Rosario Crocetta, politicamente agli antipodi, dice che sul golfo di Gela, tra il petrolchimico, i pozzi e le trivelle, vuole gettare “uno sguardo pulito”, non offuscato dai mulini a vento che l'Enel progetta di piantare a quasi 6 (sei) chilometri dalla costa. “Vogliono rubarci anche la bellezza – rincara Sgarbi, sindaco di Salemi – l'ultima cosa che rimane alla Sicilia martoriata dalla mafia, dalla criminalità, dalla speculazione, dall’ignoranza”. Il più accanito di tutti è l'ex ministro dell'Ambiente Carlo Ripa Di Meana, che da anni ormai guida Italia Nostra in una crociata senza quartiere contro l'eolico, dalle Alpi alle Piramidi: “Le gigantesche centrali industriali eoliche, che si avvicinano ormai ai 150 metri di altezza, sono rovinose per il paesaggio italiano in ogni sua espressione: addosso alle sue città d'arte, come Perugia e Lecce, lungo le sue coste, come nel Golfo di Policastro e a Otranto, lungo i suoi crinali appenninici e domani lungo lo skyline delle Prealpi e delle Alpi”. Per loro e per molti altri, l'Italia dovrebbe bandire l'eolico dai suoi confini: un Paese de-eolicizzato. Ma non tutti la pensano così. Legambiente e Greenpeace hanno appena firmato un protocollo d'intesa con l'Associazione nazionale energia del vento, che raggruppa gli operatori dell'eolico in Italia, per il corretto inserimento degli impianti eolici nel paesaggio. "In assenza di una direttiva nazionale che desse dei criteri di limitazione, gli associati Anev si sono sempre autoregolamentati con una speciale attenzione nei confronti del territorio italiano, che presenta caratteristiche particolari, estetiche e orografiche", spiega Simone Togni, direttore generale dell'azzociazione. Ora questi criteri sono stati codificati meglio e condivisi con le associazioni ambientaliste. "L'intesa esclude la costruzione di parchi eolici da tutte quelle aree che, pur non essendo precluse dalla normativa vigente, sono di particolare pregio ambientale e paesaggistico. Impone l'utilizzo delle migliori tecnologie disponibili, quindi le più efficienti e silenziose. Obbliga alla minimizzazione degli impatti visivi e al ripristino totale dello stato dei luoghi al termine dei 15 anni di vita tecnica degli impianti", precisa Togni. Il protocollo d'intesa mette tutti i crociati della campagna anti-eolico di fronte alla realtà: le associazioni ambientaliste sono in maggioranza dalla parte delle pale. "Questo rispecchia la posizione prevalente nella popolazione: in generale l'accettazione dei nostri impianti è molto alta e non c'è un singolo progetto eolico che sia stato bloccato dalle proteste locali. Perfino il famoso caso del parco eolico di Scansano, portato davanti al giudice da un proprietario terriero del posto e da Italia Nostra, è finito in nulla e le pale continuano a girare come prima", sostiene Togni. Lo dimostrano i vari sondaggi d'opinione condotti sia dall'Anev che da fonti indipendenti, dove le percentuali di favorevoli alla costruzione di campi eolici, anche vicini a casa, si aggira sul 95%. Ma lo dimostra anche la popolarità dell'immagine delle pale, che vengono scelte come sfondo dalle pubblicità di tutte le più grandi case automobilistiche, dalla Toyota alla Bmw, e perfino dai cartelloni dei politici in campagna elettorale. Chi ha ragione, dunque? Chi spera di rastrellare consensi scagliandosi contro l'energia del vento o chi la utilizza per farsi pubblicità? "A giudicare dall'esito delle elezioni, si direbbe che i politici filo-eolico abbiano centrato l'obiettivo meglio degli altri", commenta Togni. Man mano che l'energia del vento si diffonde, anzi, sembra che la percezione migliori invece di peggiorare. Forse un giorno le pale saranno viste come i mulini a vento dell'Olanda, che ormai fanno parte del paesaggio e sono diventati un simbolo di civiltà.

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