Tagliato il traguardo dei 500 megawatt di potenza per il fotovoltaico italiano. Il contatore del Gestore dei servizi elettrici, che indica gli impianti incentivati con il conto energia, ha dato per raggiunta quota 500 a metà giugno, per un totale di 39.753 impianti realizzati. Ma probabilmente siamo già molto oltre, perché il contatore del Gse registra le nuove installazioni con 40-50 giorni di ritardo. Se si guarda al numero di impianti, il primato lo detiene la Lombardia, ma se si considera la potenza in kilowatt, la regione leader è la Puglia. Detto in altri termini, il 25% degli impianti installati in Italia si concentra tra Lombardia e Puglia. Una volta tanto Nord e Sud riescono a camminare insieme. E se verranno superati gli ostacoli burocratici che si frappongono a ulteriori fasi di crescita del settore, il business del fotovoltaico diventerà ancora più interessante sia per il Nord che per il Sud, commentano gli esperti. Nel solo 2008, in Italia si sono registrati 338 megawatt di impianti installati (che hanno spinto il nostro Paese al quarto posto nel ranking internazionale dello scorso anno), due miliardi di euro di fatturato e la conseguente creazione di 15mila nuovi posti di lavoro.Questo risultato, sostengono gli operatori del settore, sarebbe stato ancora migliore se gli impedimenti creati dalle autorità locali per la costruzione di impianti di vaste dimensioni non avessero ritardato e bloccato progetti molto ambiziosi. Il grafico ci dice, ad esempio, che ci sono regioni come l'Emilia Romagna, il Piemonte e il Veneto, dove gli impianti sono anche più numerosi di quelli installati in Puglia, ma se si osserva la potenza complessiva si scopre che la Puglia, con un totale di 2.489 impianti, raggiunge una potenza superiore a quella dei 5.138 impianti installati in Lombardia. In Puglia, quindi, l'estensione di ogni singolo impianto è molto superiore a quella di altre regioni. Questo spesso dipende dalle resistenze di alcune amministrazioni locali nei confronti delle installazioni più grandi. Solo pochi giorni fa, gli imprenditori del fotovoltaico associati al Gifi-Anie hanno sottolineato in una nota come i ritardi nella semplificazione normativa stiano producendo un pericoloso rallentamento proprio nelle regioni più assolate ma più ostiche nella normativa: la Sicilia e la Basilicata. Il governo italiano, del resto, ha da tempo indicato l'obiettivo di raggiungere, entro il 2020, un mix energetico composto per il 50% da fonti fossili e da rinnovabili e nucleare per le due restanti quote del 25%. Quindi ha tutto l'interesse a spingere sull'acceleratore. Oggi la quota di rinnovabili si aggira intorno al 16%. In pratica, per raggiungere lobiettivo del governo, nei prossimi anni si dovranno installare oltre 20mila megawatt di nuovi impianti, il che vuol dire investire qualcosa come 40 miliardi di euro. Per raggiungere il target europeo, che è addirittura superiore, l'investimento lieviterà ulteriormente. Per tradurre in realtà questi obiettivi d'investimento, che le aziende del settore di dicono disponibili a sostenere, occorrono una serie di condizioni, prima tra tutte semplificazione e affidabilità nel tempo della normativa, essenziale per un business con tempi di ritorno decennali. Nell'immediato, quindi, si lavora all'approvazione delle linee guida nazionali per il procedimento di autorizzazione unica, in modo da superare le frammentazioni regionali. Il ministero dello Sviluppo Economico ha appena prodotto una bozza del provvedimento, che è attualmente all'esame delle organizzazioni di settore. Le nuove procedure, stando alla bozza, ruoteranno attorno al principio dell'autorizzazione unica e del silenzio-assenso da parte della Regione e della Provincia interessata. Il punto più problematico, contestato dalle associazioni di settore, è "l’invasione di campo del ministero dei Beni Culturali", la cui partecipazione è prevista in tutti i procedimenti di autorizzazione unica, anche quando i progetti non ricadono in aree vincolate. Altro nodo irrisolto è proprio quello della dimensione degli impianti: la bozza del ministero, infatti, esclude gli impianti superiori ai 20 kilowatt di potenza. Osserva Assosolare: "Ci pare limitativo escludere l’autorizzazione unica unicamente con il criterio delle dimensioni dell’impianto, posto che per altre rinnovabili il tetto è ben superiore".
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