La casa del futuro? Sarà in legno. Un materiale leggero, veloce ed economico, capace di sopportare terremoti e incendi, comodo da lavorare come la plastica, resistente per millenni immerso nell'acqua. E non si tratta di copiare le tecniche costruttive americane, dove il 90% dell'edilizia residenziale è realizzata in legno. “La tecnologia americana delle case a telaio ha un rapporto costi-benefici molto interessante, ma non può reggere oltre i 3-4 piani”, spiega il presidente di Assolegno Paolo Ninatti. La novità che sta mettendo il turbo alle costruzioni in legno, invece, è tutta italiana e si chiama X-Lam: una specie di “supercompensato” sviluppato dall'Istituto per la valorizzazione del legno del Cnr nel quadro del progetto Sofie, il Sistema costruttivo Fiemme. “Sono pannelli che possono arrivare anche a 30 centimetri di spessore, realizzati incrociando assi di abete di due centimetri e incollandole assieme: con questi si costruiscono palazzi sempre più alti, dopo due anni di utilizzo si parla già di 14 piani”, specifica Ninatti. Il sistema, realizzato dalla Rasom Holz di Predazzo, in provincia di Trento, verrà utilizzato a Milano nell'ambito del progetto Social Main Street della Bicocca, promosso dalla Compagnia delle Opere. Per l'Italia si tratta di una novità assoluta, anche se metà della periferia di Londra è costituita da case in legno. “Qui è davvero difficile vendere edifici di questo tipo, la gente ha una paura atavica degli incendi e dei crolli, pensando che il legno sia meno resistente del calcestruzzo”, fa notare Ninatti. In realtà, gli edifici in legno possono essere molto più tosti del cemento: un palazzo di sette piani, interamente costruito in legno made in Italy, ha resistito senza fare un plissé a un test sismico dell'istituto Miki di Tokio, che ha simulato gli effetti del devastante terremoto di Kobe, di magnitudo 7,2. Grazie alla sua flessibilità. “Quando costruiamo in zona sismica con il legno, non dobbiamo fare nulla di diverso dal solito, mentre il calcestruzzo va armato con tonnellate di ferro”, commenta Ninatti. Un altro test, realizzato nel laboratorio dell'Ivalsa di Trento, ha dimostrato una resistenza al fuoco ben superiore a quella del cemento armato: l'incendio scatenato in una stanza, con temperature superiori ai mille gradi, ha intaccato le pareti interne, ma non si è propagato al resto della casa. Una casa in legno, pur bruciacchiata, resta in piedi, mentre una con le travi d'acciaio, colpita da un incendio, cede di schianto quando l'acciaio raggiunge una temperatura critica oltre la quale perde la capacità portante. Per di più, il legno è molto più leggero da trasportare, veloce da assemblare ed economico: un metro cubo di legno lamellare pesa meno di 500 chili, mentre uno di acciaio oltre 7.500. “Per costruire un edificio in calcestruzzo – precisa Ninatti – bisogna tenere aperto un cantiere almeno un anno e mezzo, con tutti gli azzardi del caso. Per il legno bastano 30 giorni e la costruzione è completamente a secco”. Questa è una delle ragioni della rapida crescita del suo utilizzo, anche in Italia, dove pure resta la Cenerentola dei materiali da costruzione. “In Germania il 20% degli edifici è di legno e in Francia il 15%, da noi non si va oltre lo 0,4%. Eppure – concede Ninatti – negli ultimi dieci anni il consumo pro capite di legno da costruzione è più che raddoppiato in Italia. L'industria della lavorazione sta crescendo moltissimo e al di là della crisi attuale ha grandi prospettive di sviluppo”. All'origine del boom ci sono anche i vantaggi ambientali. Il legno è il materiale eco-sostenibile per eccellenza: tagliando un albero maturo si creano le condizioni per farne crescere tre nuovi. Basta gestire le foreste in maniera oculata per ottenere tutto il legno di cui abbiamo bisogno senza danneggiare neanche un metro quadro di bosco. Anzi, rinnovando le foreste, si aumenta la loro capacità di assorbire anidride carbonica, il più diffuso gas serra. Grazie alla fotosintesi clorofilliana, l'albero assorbe CO2 ed emette ossigeno. In un metro cubo di legno, equivalente a 5 metri quadri di parete, sono imprigionati 900 metri cubi di CO2, che restano stoccati lì dentro per l'eternità, a meno che non venga bruciato naturalmente. Ma non c'è motivo di bruciarlo: a fine vita può essere tritato e riciclato all'infinito, evitando la combustione.
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