Il 2010 sarà l’anno record del fotovoltaico, con un installato a livellomondiale di 13.600 megawatt (quasi il doppio rispetto al 2009), che farà lievitare la potenza cumulata a 35mila megawatt. E l'Italia non sarà da meno. "Nel 2010 la potenza installata potrebbe oltrepassare il raddoppio, arrivando a 2.500 megawatt, dai mille dell'inizio di quest'anno". La previsione è di Francesco Trezza, responsabile del Conto Energia per il Gestore dei Servizi Energetici, che erogando gli incentivi ha in ogni momento il polso della situazione. L'Italia, secondo Trezza, dimostra di aver "cambiato mentalità nei confronti del fotovoltaico". Tra gli elementi che hanno favorito lo sviluppo c'è la riduzione del costo degli impianti e dei componenti, incentivi adeguati e una certa collaborazione che si va facendo sempre più intensa fra università, centri di ricerca e imprese, per trasformare l'Italia da mera utilizzatrice a protagonista attiva del solare. L'importante ora è fare in modo che questo boom non diventi il canto del cigno, per uno dei pochi settori in crescita malgrado la crisi. Le tariffe incentivanti del Conto Energia – fra le più appetibili d'Europa, dopo il drastico taglio spagnolo – sono in via di esaurimento e il progetto del governo per ulteriori incentivi è pronto, ma attende da mesi di essere sottoposto alla conferenza Stato Regioni. Per di più, le recenti sentenze della Consulta che hanno dichiarato incostituzionali le leggi regionali con cui Puglia e Calabria facilitavano le autorizzazioni, potrebbero rallentare gli investimenti. La farraginosità dell'iter autorizzativo, infatti, comporta in alcune Regioni, come la Sicilia, anche cinque anni di attesa. E' naturale quindi che là dove le autorizzazioni erano più rapide ci sia stato un raddoppio secco delle installazioni di fotovoltaico nel 2009, mentre le altre Regioni rimanevano ferme, tanto che la Puglia ha superato la Lombardia con una crescita del 110 per cento. La stessa Consulta, del resto, lamenta nelle sue sentenze la mancanza delle linee guida nazionali sugli impianti fotovoltaici, attese dal 2003. E' da questo vuoto normativo che nasce la necessità, soprattutto per le Regioni più coinvolte nella corsa al solare, di sostituirsi al legislatore. Andrea Gemme, presidente dell'Associazione Energia dell'Anie, rileva che "l'industria fotovoltaica ha già pianificato per il solo 2010 oltre 2,5 miliardi di euro di investimenti, che porterebbero alla creazione di almeno 3mila nuovi posti di lavoro lungo tutta la filiera. Investimenti che potrebbero essere rallentati dal cambio forzato di rotta sulle autorizzazioni". Ma tra i grandi gruppi, in realtà, nessuno si tira indietro. Da Sorgenia a Marcegaglia, da Siemens a Maccaferri, da Ascopiave a Moncada e perfino l'Eni, con la controllata Eurosolare, fanno a gara per occupare i primi posti nella graduatoria degli investimenti nel fotovoltaico, sia sul fronte dei grandi parchi solari, sia sul piano della produzione di componenti. E anche gli istituti di credito danno una mano. UniCredit, oltre ai finanziamenti per gli impianti altrui, si muove anche in proprio: attraverso il fondo WealthCap (che lancerà in luglio un fondo dedicato esclusivamente al fotovoltaico) della filiale tedesca Hypo Vereinsbank, ha appena acquistato per 160 milioni di euro il colossale impianto di Lieberose, terzo al mondo per dimensioni, avviato alla fine dell'anno scorso su un'area di 162 ettari nella Germania orientale, dove fino al 1990 era in funzione un centro di addestramento dell'Armata Rossa. "Nulla di strano: proprio nel 2009 gli investimenti in energia pulita hanno superato per la prima volta quelli in fonti tradizionali", fa notare Alessandro Marangoni, docente della Bocconi e coordinatore del centro studi milanese Althesys, che ha messo a punto l'Irex, l'indice per monitorare l'andamento in Borsa delle società quotate che hanno come core business le fonti rinnovabili: Alerion, Actelios, Erg Renew, ErgyCapital, Greenvision, K.R.Energy, Kerself, Kinexia, TerniEnergia. Nella sua ricerca Energia Rinnovabile, Marangoni identifica la top ten delle aziende italiane più attive negli investimenti in fonti rinnovabili (non solo fotovoltaico, ma anche e soprattutto eolico): ai primi tre posti ci sono Enel, Moncada e il gruppo Marseglia. "La filiera del fotovoltaico, in ogni caso, è destinata a crescere", spiega Vittorio Chiesa, direttore dell'Energy Strategy Group del Politecnico di Milano e coordinatore del Solar Energy Report, che segue l'andamento delle imprese industriali impegnate nella produzione di componenti. Nel 2009 il loro giro d'affari è cresciuto del 28%, fino a 2,34 miliardi, mentre il Pil italiano s'inabissava del 5%. Anche gli operatori del settore aumentano: sono 700, +12% sul 2008. "I produttori italiani di celle e moduli nel 2009 hanno tenuto. Anzi, sono aumentate le esportazioni", osserva Chiesa. Le imprese italiane nel 2009 hanno prodotto circa 200 megawatt di moduli (su 500 megawatt installati complessivamente), destinati a crescere a 700 megawatt entro la fine di quest'anno, soprattutto grazie all'alleanza fra Enel Green Power, StM e Sharp, che hanno fatto nascere a Catania una fabbrica di moduli destinata a sfornare 480 megawatt di pannelli all'anno, vicino al livello dei colossi mondiali. Le tecnologie di prima generazione (costruite con silicio policristallino o monocristallino) raggiungono l'85% della potenza installata. Ma crescono gli impianti a film sottile: arriveranno al 34% del mercato globale entro il 2012, supportati dagli investimenti di Cina e Stati Uniti. "Il costo è inferiore perché richiedono meno materiale attivo e sono applicabili con maggiore facilità", rileva Chiesa. Riflettori puntati anche sul solare termodinamico: tra dieci anni raggiungerà nel mondo i 18,6 gigawatt. Crescono, dunque, le opportunità su tutti i fronti, per chi sarà capace di coglierle.
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