L'energia pulita sfida la crisi: domani si conclude l'offerta pubblica di Enel Green Power e il debutto in Piazza Affari e alla Bolsa di Madrid è previsto per il 4 novembre.
L'ultimo impianto di Enel Green Power entrato in esercizio è una centrale geotermica: Sasso2, 20 megawatt di potenza, a Castelnuovo Val di Cecina. Sale così a 700 megawatt la potenza geotermica della società in Toscana, un record per la Regione, che si aggiudica il primo posto in Europa: le 32 centrali geotermiche coprono un quarto dei consumi energetici regionali, pari a 5 miliardi di kilowattora. Ma non finisce qui: con il potenziamento dei pozzi esistenti, presto ci saranno 112 megawatt in più e altri ancora ne arriveranno dal progetto Geotermia Innovativa.
La geotermia è una delle risorse chiave per Enel Green Power: forte del know-how sviluppato in Toscana, dove il calore del sottosuolo si sfrutta da oltre un secolo, è andata a cercare valore in tutto il mondo. E l'ha trovato. Prima in Utah, poi in Cile. "Ora in Nevada, vicino a Reno, vogliamo sperimentare l'accoppiamento di fonti geotermiche a bassa temperatura con le fonti solari: l'innovazione di sistema, che coglie le tecnologie esistenti e le combina in maniera originale, è molto importante per una società attiva nell'energia del futuro", commenta l'ad Francesco Starace. Vale lo stesso discorso per l'idroelettrico, in cui Enel Green Power è partita da una solida esperienza sviluppata sulle Alpi italiane, per spaziare poi in Nord e Sud America, nella penisola iberica e in Grecia. Ora è un campione mondiale con i suoi 395 impianti distribuiti su dieci Paesi, per 2.534 megawatt complessivi. "Ma stiamo crescendo molto in Centro America e in Brasile, dove i grandi fiumi non mancano", aggiunge Starace.
Geotermico e idroelettrico sono due fonti rinnovabili già perfettamente competitive con le fonti fossili e vanno sul mercato senza bisogno di sussidi statali. Per Enel Green Power rappresentano oltre il 70% della produzione, generando un forte flusso di cassa: su 21 terawattora complessivi, solo un quarto deriva da fonte eolica e meno del 30% è dipendente da sussidi statali. Si tratta di un caso unico nel panorama delle grandi società impegnate sul fronte delle fonti rinnovabili, come Iberdrola Renovables, Edp Renovaveis o Edf Energies Nouvelles, che invece concentrano quasi tutte le proprie forze nell'energia del vento, ancora dipendente dagli incentivi pubblici. La diversificazione, sia per fonti che per aree geografiche (è presente in 16 Paesi), ha guidato lo sviluppo di Enel Green Power fino ad oggi. Su questa base di produzione molto affidabile e grazie all'indebitamento ridotto, ora la società può permettersi di puntare quasi al raddoppio entro il 2014, dai 5.700 megawatt attuali a 9.200, finanziando la sua crescita.
Crescere significa allargare questa base in maniera organica, senza trascurare le altre fonti: il "braccio verde" dell'Enel si è appena aggiudicato 90 megawatt eolici in un'area particolarmente ventosa dello Stato di Bahia, in Brasile, che andranno ad aggiungersi ai 155 campi eolici già operativi su 9 Paesi diversi, per 2.355 megawatt complessivi. E dei 1.200 megawatt in via di realizzazione nel prossimo futuro, l'80% sono di fonte eolica, la meno sviluppata del portafoglio.
Ma Starace vuole anche aprire la strada per nuove frontiere, come quella delle centrali solari a concentrazione, di cui ha realizzato un prototipo in Sicilia con una tecnologia molto innovativa, capace di produrre energia anche di notte, quando il sole non splende, risolvendo così uno dei problemi fondamentali dell'energia solare. "Investiremo ancora in tutte le zone che si prestano a questa fonte, dal Nord Africa al deserto di Atacama in Cile, ma quel che ci interessa di più sono le ibridizzazioni tra fotovoltaico, solare termico e termodinamico, per ottenere rendimenti finora mai visti", precisa Starace. Trovare combinazioni che consentano il salto di economia capace di rendere competitive le fonti pulite è il sogno di tutti i pionieri delle energie del futuro. Un sogno che ormai sembra a portata di mano: "Nel giro di 5-10 anni i costi di produzione scenderanno e tutte le fonti rinnovabili riusciranno a camminare sulle proprie gambe, anche quelle oggi più sussidiate", confida Starace. La sfida è trovare il posizionamento migliore per approfittarne.