La polemica sugli incentivi al fotovoltaico divampa grazie all'autogol della legge salva-Alcoa (vedi post precedente), ma la verità – come dice giustamente il senatore Francesco Ferrante in un intervento sul sito QualEnergia – è che "nel nostro Paese i costi più gravosi sulle bollette energetiche non sono certo quelli dovuti alle rinnovabili". Gli incentivi per le fonti rinnovabili pesano infatti per meno della metà del totale degli oneri di sistema: "nel 2010 circa 2,7 miliardi su un totale di oltre 5,8 miliardi di euro ".
Dalla torta qui sopra si vedono gli oneri in bolletta pagati dagli utenti nel 2010. Semplificando, si deduce che su 5,8 miliardi di euro complessivi, sborsati dagli utenti elettrici attraverso le varie voci che compongono la bolletta (individuate dalle sigle in parentesi), abbiamo speso:
– 2,7 miliardi per incentivare le fonti rinnovabili,
– 1,2 miliardi per incentivare le fonti fossili beneficiate dalla frazione "assimilate" del CIP6,
– 968 milioni di Iva (più volte denunciata dall'Authority come illegittima),
– 355 milioni di agevolazioni tariffarie per le Ferrovie,
– 285 milioni di oneri nucleari,
– 230 milioni di elargizioni varie, che non c'entrano con le fonti rinnovabili.
Per il passato, quindi, i detrattori degli incentivi alle fonti rinnovabili possono starsene tranquilli: non si sono certo svenati per l'energia verde, ma molto di più per le fonti fossili: negli ultimi dieci anni, il famigerato CIP6 ci è costato complessivamente 23 miliardi, finiti quasi tutti nelle tasche dei grandi baroni del petrolio.
Resta da chiedersi che cosa ci riserva il futuro, visto che incentivare 7 megawatt di fotovoltaico peserà sulla bolletta complessivamente 3 miliardi, da quando questi impianti cominceranno a funzionare.
Ma la prima cosa da fare, è rimettere ordine negli altri sussidi, spostandoli nella fiscalità generale.