Ci sono biomasse e biomasse. Dal cippato ricavato dai resti legnosi del taglio del bosco alle canne dei fossi distillate per produrre carburanti futuristici, dai rifiuti solidi urbani al biogas. In questo comparto una forma di energia antichissima, ricavata dalla combustione del legno, incontra la ricerca più avanzata nelle procedure più diverse di sfruttamento, dalla conversione termica a quella chimica o biochimica. Si tratta quindi di un mondo molto variegato, in cui spesso la sostenibilità cozza con gravissimi problemi d'inquinamento. La combustione del legno, senza filtri, è considerata una delle principali cause di morte da inquinamento in Africa, tanto che ad esempio la Regione Lombardia vieta da anni tassativamente l'utilizzo di stufe e caminetti nei Comuni al di sotto dei 300 metri di altitudine. La produzione dell'olio di palma, invece, è responsabile di vaste deforestazioni nelle aree tropicali. E i biocarburanti tratti da coltivazioni in concorrenza con la produzione alimentare non sono considerati sostenibili in prospettiva. Ma se gestite nella maniera corretta, le biomasse possono avere un ruolo determinante nel mix energetico: la loro modulabilità si integra benissimo con la discontinuità di solare ed eolico, permettendo così di abbandonare progressivamente le fonti fossili.
Particolarmente emblematico è il caso della Mossi & Ghisolfi, il campione italiano dei biocarburanti di seconda generazione, che ha appena inaugurato in Piemonte il primo impianto mondiale per la produzione industriale su grande scala di bioetanolo dalla canna dei fossi, quindi non in competizione con le colture alimentari. La struttura, che sarà capace di produrre 40mila tonnellate all'anno di bioetanolo, deriva da una lunga ricerca condotta dalla famiglia Ghisolfi per arrivare a utilizzare un materiale povero e pienamente sostenibile, come la canna Arundo donax, per produrre biocarburanti.
In Italia, nell'arco temporale compreso tra il 1999 e il 2009, il parco impianti a biomasse è cresciuto in maniera considerevole: il tasso medio annuo di crescita è stato pari al 10,4% per la numerosità e al 14,8% per la potenza installata, secondo l'ultimo rapporto del Gestore dei Servizi Energetici. Questa crescita è stata caratterizzata da una dimensione media, in termini di potenza, sempre più consistente: gli impianti nel 1999 avevano potenza installata media pari a 3,2 megawatt, cresciuta fino a 4,8 megawatt nel 2009. La produzione totale negli ultimi 10 anni è aumentata del 410% con un tasso di crescita medio annuo del 17,7%, ma nell'ultimo anno il balzo è stato di oltre il 27%. La spinta si evidenzia in particolar modo per le biomasse solide, grazie all'avvento dei meccanismi di incentivazione. Compresi i rifiuti urbani, le biomasse solide pesano per il 62% del totale della potenza installata e nel 2009 hanno prodotto oltre 4.400 gigawattora. Biogas e biocombustibili liquidi hanno invece prodotto rispettivamente circa 1.700 e 1.400 gigawattora.