"Mi rifiuto di far prevalere l'elemento cosmetico". Questa è la frase che ritorna più spesso. Renzo Piano la ripete come un mantra, scrutando fra gli ingranaggi della sua prima pala eolica, disegnata in due anni di prove ed errori con la collaborazione di Maurizio Milan per la parte ingegneristica e di Antonello Briosi con la sua Metalsystem per l'industrializzazione.
L'input iniziale è venuto da Francesco Starace, numero uno di Enel Green Power, sempre alla ricerca di strumenti nuovi per produrre energia pulita. Con il prototipo da 55 kilowatt di potenza presentato a Rovereto, che ora verrà sottoposto a un anno di test nelle strutture di collaudo dell'Enel prima di poter essere installato in campo aperto, Starace vuole andare a cogliere i venti tangenti di bassa quota, quelli che le pale grandi non percepiscono nemmeno.
Ma la sua nuova pala è soprattutto bella, l'hanno chiamata la "libellula" per la sua leggerezza…
"Certo, non è brutta, ma il suo scopo è di essere utile. Il bello e il buono devono essere congiunti, altrimenti si scade nell'accademia. Il motivo per cui ho deciso di imbarcarmi in questa avventura è soprattutto pratico: sono convinto che il futuro dell'energia elettrica sia legato alle fonti rinnovabili, ma ho constatato più volte che mancano gli strumenti adatti per la generazione distribuita sul territorio. Emanciparsi dai combustibili fossili non significa solo utilizzare sistemi alternativi di generazione, ma anche allontanarsi dal gigantismo tipico di quelle centrali, pensare a un altro modello, su una scala diversa. Mentre invece si tende a riproporre il gigantismo, applicando a queste risorse nuove la vecchia mentalità, con pale sempre più grandi e distese di pannelli sempre più vaste".
Quindi il maxi-eolico non le sta simpatico?
"Per carità, niente da dire: nelle condizioni adatte va bene anche un approccio di quel tipo. Sempre meglio di una centrale a carbone. Ma in certi casi non può funzionare. In un contesto fortemente antropizzato, come certi paesaggi italiani e più in generale europei, ma non solo, è chiaro che si fa più fatica a usare strumenti giganteschi, con torri da 80-100 metri di altezza e rotori altrettanto grandi. Per di più, quelle sono macchine pesantissime, che con venti al di sotto dei 7-8 nodi neanche si muovono. La nostra è piccola, ma molto sofisticata: riesce a sentire il vento a meno di 4 nodi e quindi produce anche in condizioni dove le altre restano ferme".
Leggera e flessibile come una libellula…
"Sono convinto che imitando la natura si mettano a segno le realizzazioni migliori. In questo caso, abbiamo cercato di ridurre al minimo l'impatto, semplificando, giocando a sfrondare, fino ad ottenere una torre alta 20 metri con soli 35 centimetri di diametro, strallata come l'albero di una barca a vela, e due 'ali' leggerissime in fibra di carbonio e metacrilato che le girano intorno, lunghe 8 metri e capaci di cogliere le correnti che s'infilano nelle valli, non solo il vento d'alta quota. La navicella concentra in soli 4 metri tre generatori per imbrigliare con la massima efficienza venti di velocità diversa e trasformarli in elettricità: due allineati lungo l'asse principale e uno nel mozzo del rotore di coda, che riesce a muoversi anche con una brezza di 2 metri al secondo. Pesa quanto un Suv, ma fa molto meno danno".
Ora chi vuole comprarsi una pala disegnata da Renzo Piano, può…
"Non sarà un prodotto solo per pochi eletti, mi creda. C'è un mercato molto vasto per questi strumenti, secondo le stime di settore, e i produttori avranno tutto l'interesse a venderne tante, per cui cercheranno di renderle competitive: possono servire a tutte le piccole aziende, dagli agriturismi alle imprese agricole sparse sul territorio, oppure sulle dighe foranee, lungo le barriere intorno agli aeroporti e via immaginando. Ma devono essere macchine a cui fa piacere stare vicini, altrimenti non riusciranno mai a diffondersi".
Si cimenterà di nuovo con altre tecnologie al servizio dell'energia pulita?
"Le fonti rinnovabili sono sempre al centro del mio lavoro. In tutti gli edifici che progetto cerco di contenere al massimo i consumi, con ogni accorgimento possibile, e di sfruttare le risorse energetiche che offre il territorio, soprattutto il solare e la geotermia. Nel centro culturale della Fondazione Stavros Niarchos che sto progettando a Sud di Atene, in prossimità del porto, sfrutteremo il tetto della biblioteca per installare un impianto fotovoltaico innovativo, capace sia di soddisfare le esigenze energetiche dell'edificio, sia di schermarlo. Grazie a questo e ad altre caratteristiche, puntiamo a soddisfare lo standard Leed Platinum, come abbiamo già fatto per la California Academy of Sciences a San Francisco".