Il fotovoltaico ce la può fare già ora senza incentivi? In piena bagarre per l'introduzione del Quinto Conto Energia, arriva il Solar Energy Report del Politecnico di Milano, con la dimostrazione che i rendimenti sono già accettabili per l'energia del sole, soprattutto nel Sud Italia, anche senza l'aiuto dello Stato. Di qui a sostenere che il fotovoltaico italiano possa già reggersi completamente sulle proprie gambe ce ne corre, ma non manca molto, grazie alla precipitosa riduzione del prezzo dei pannelli e al caro-greggio, che rende le fonti rinnovabili sempre più competitive rispetto ai combustibili fossili.
Negli ultimi quattro anni, secondo il rapporto di Clean Edge, i costi del kilowattora solare si sono dimezzati: nel 2007, quando il fotovoltaico aveva un giro d'affari globale di 20 miliardi di dollari, un impianto costava in media 7,20 dollari per watt e il kilowattora prodotto con il sole dai 28 ai 47 centesimi di dollaro, a seconda delle zone e quindi dell'irraggiamento. Nel 2011, su un mercato da oltre 91 miliardi, il prezzo medio degli impianti è sceso a 3,47 dollari per watt, con costi del kilowattora dai 14 ai 23 centesimi. La metà. E quest'anno si profila un ulteriore sconto sugli impianti, fino a 2,69 dollari per watt, che porterà il costo del kWh solare da 11 a 19 centesimi. Il crollo del prezzo dei moduli, croce e delizia per le imprese, sta completamente cambiando lo scenario economico del settore: da un lato comprime i margini e spinge fuori dal mercato i player più deboli, come si è visto con l'ondata di fallimenti degli ultimi mesi, ma dall'altro lato rende più competitiva questa tecnologia e la fa crescere a razzo, come dimostra il boom del mercato interno cinese e lo spostamento del baricentro dall'Europa verso il mondo in via di sviluppo. In almeno 23 Paesi saranno avviati quest'anno più di 100 megawatt fotovoltaici, secondo l'ultimo rapporto di Ims Research, mentre la quota dell'Europa sull'installato globale scenderà dal 70 al 50%.
Il giro d'affari mondiale, balzato dai 71,2 miliardi di dollari del 2010 a un record di 91,6 miliardi nel 2011, continuerà a crescere, malgrado la crisi finanziaria e il crollo del prezzo dei moduli, fino a sfiorare i 130 miliardi al 2020. Un'espansione impressionante, se si pensa che nel 2000 era di 2,5 miliardi. Sul fronte delle installazioni, poi, la crescita è ancora più marcata: mentre il giro d'affari è aumentato 'solo' del 29% nel 2011, la potenza installata è cresciuta del 69%, a 26 gigawatt complessivi dai 15,6 del 2010. E nell'anno in corso potrebbe arrivare a 32. Questo è lo scenario economico che fa da sfondo all'edizione 2012 dell'Italian Pv Summit, la conferenza internazionale del fotovoltaico che si è svolta a Verona in coincidenza con il Solarexpo.
Per l'Italia, le previsioni del Solar Energy Report dell'Energy & Strategy Group di Vittorio Chiesa (Politecnico di Milano) considerano un drastico calo dell'installato quest'anno, a 2,7 gigawatt dai quasi 6 gigawatt di potenza installata nel 2011, a causa dell'imminente taglio degli incentivi, che sta bloccando il settore. Il taglio dimezzerebbe il mercato italiano, che era arrivato l'anno scorso a scavalcare quello tedesco, ponendosi in testa alla graduatoria mondiale del fotovoltaico con un volume d'affari complessivo di quasi 15 miliardi di euro, e che invece quest'anno scivolerebbe in terza posizione, dietro alla Germania e alla Cina. D'altra parte – dice Chiesa, conti alla mano – è anche vero che ormai "per alcune applicazioni già oggi, nel Sud Italia, si sia ampiamente raggiunta la grid parity", cioè una redditività sufficiente da rendere l'investimento vantaggioso anche senza incentivi. In base ai suoi calcoli, l'investimento conviene in particolare per gli impianti di taglia media, fra i 200 e i 400 kilowatt di potenza, su cui si può arrivare al 6% di redditività, mentre da 1 megawatt in su non conviene ancora. Un impianto domestico da 3 kilowatt, invece, dovrebbe diventare remunerativo nel giro di pochi mesi (calcolando la redditività al 4%, già accettabile per una famiglia), quando arriverà a costare 2.800 euro al kilowatt dagli attuali 3.200. Per queste taglie in Germania siamo già a 2.500 euro al kilowatt.
Sulla stessa linea si trova anche uno studio di un operatore di Milano, Aba Impianti, che ha preso in considerazione un ipotetico parco da 72 kilowatt situato all'Aquila, con un costo di realizzazione stimato in 93mila euro e un onere annuale di manutenzione di 4.500 euro: considerando un tasso d'interesse del 5%, lo studio prevede che l'impianto renderebbe oltre 20mila euro all'anno, fra risparmi in bolletta e vendita dell'energia prodotta, senza contare gli incentivi. Altro che BoT!