Più grandi, più potenti, più lontane.
La gara per sfruttare la forza dei venti marini si combatte senza esclusione di colpi e l'ultimo arrivato si è già piazzato in pole position: con la sua maxi-turbina Haliade da 6 megawatt, Alstom si è aggiudicata insieme al consorzio guidato da Edf i primi 1.500 megawatt offshore messi in palio dal governo francese lungo la costa atlantica, mentre la concorrente tedesca REpower arranca per mantenere il primato, installando la sua prima pala da 6 megawatt al largo di Ostenda. Gli amburghesi di REpower avevano già a disposizione la loro turbina da 5 megawatt e l'hanno semplicemente potenziata per soddisfare le esigenze di Rwe, che ne deve installare 48 davanti alla costa belga entro la fine del 2013. Alstom, invece, ha sviluppato da zero Haliade, alta 170 metri, con un rotore del diametro di 150 metri e un peso di 1.500 tonnellate. La prospettiva è di installarne almeno 240 al largo delle coste francesi, in tre divesti parchi tra Le Havre e Saint Nazaire nella Loira Atlantica, entro il 2014. Per ora, sono stati appena avviati i test a terra, nel sito di Carnet, che serviranno alla sua certificazione. Vederla da vicino toglie il fiato: è un colosso ben più alto del Duomo di Milano e anche della cattedrale di Rouen, che vanta la guglia più alta di Francia (151 metri).
Haliade sarà realizzata in quattro stabilimenti nuovi di zecca, che creeranno 5000 posti di lavoro in tutto: due a Saint-Nazaire, vicino a Nantes, per le navicelle e gli alternatori, e due a Cherbourg, sulla Manica, per le pale e le torri. In pratica, con la commessa affidata a Edf – che ha vinto tre delle quattro gare del bando, mentre la quarta è stata vinta dalla spagnola Iberdrola insieme ad Areva – il governo francese si è inventato dal nulla un'industria eolica, dando il via a un comparto che prima in Francia quasi non esisteva. E questo non è che l'inizio. Dopo la vittoria in casa, Edf ha annunciato una joint-venture con l'olandese Eneco per sviluppare insieme il vasto progetto di Navitus Bay, a Ovest dell'isola di Wight, con una capacità di circa 1.000 megawatt.
L'energia del vento è in crescita costante a livello globale, a colpi del 10% annuo, ma l'offshore corre ancora di più, del 32% all'anno, con ampi margini di accelerazione. Nel 2011 l'offshore rappresentava solo il 9% del mercato eolico, ma si prevede che già nel 2016 arriverà al 20%, grazie ai forti sviluppi previsti nel Regno Unito (già oggi primo mercato dell'offshore europeo) e in Germania, oltre che in Belgio, Olanda, Svezia e Finlandia. In Italia, per adesso, tutti i progetti proposti in Sardegna, Sicilia, Puglia, Molise e Toscana, sono stati bloccati dalle resistenze locali.
Ma nel resto d'Europa, oltre 140 gigawatt offshore sono attualmente in fase di costruzione, autorizzazione o progetto: una potenza che permetterebbe di soddisfare il 13% della domanda elettrica europea. Non è detto che tutti i progetti vadano in porto, ma per i mercati più in crescita, come il Regno Unito e la Germania, gli appalti sono già a buon punto, tanto che stanno già arrivando al pettine i nodi delle carenze nella rete. Diversi parchi eolici nel Mare del Nord sono in attesa delle connessioni alla rete di trasmissione, che non riesce a star dietro allo sviluppo fulmineo dell'offshore. Ne sa qualcosa Prysmian, campione italiano dei cavi, che ha vinto insieme a Siemens una maxi-commessa da 600 milioni dell'operatore tedesco-olandese TenneT, per collegare un mega-parco nell'offshore tedesco. Sempre da TenneT, Abb ha ottenuto la maggiore commessa della sua storia per la realizzazione di un sistema di elettrodotti sottomarini da 1 miliardo che dovrebbe essere operativo nel 2015. E altri ne arriveranno.
Per ora, la partita si gioca quasi solo in Europa, soprattutto nel Regno Unito che ha un target gigantesco di 32 gigawatt offshore, ma prima o poi entrerà nel mercato anche la Cina, che per adesso è ancora concentrata sul vento a terra. I primi accenni già si vedono con il progetto di Longyuan Rudong, dove si stanno installando 131 megawatt di pale Siemens e Sinovel alla foce del Fiume Azzurro, di fronte a Shanghai. In Oriente si sta affacciando su questo mercato anche la Corea, con un programma offshore di tutto rispetto, da 2.500 megawatt complessivi, approvati dal governo, ma non ancora appaltati.