Il 2012 è stata un'annata verde per la produzione elettrica in Italia e
il 2013 lo sarà ancora di più. Nell'anno appena iniziato la generazione
di elettricità da fonti rinnovabili sorpasserà la soglia emblematica
dei 100 miliardi di kilowattora, secondo le stime del Kyoto Club. «Il
valore finale dipenderà molto dalla produzione idroelettrica», spiega il
direttore Gianni Silvestrini. Se il contributo dell'idroelettrico si
atterrà alle previsioni, nel 2013, le fonti rinnovabili saranno in grado
di soddisfare il 31% del fabbisogno elettrico italiano (includendo le
importazioni), arrivando al 35% della produzione nazionale, malgrado la
crisi.Su e giùNel 2012 la domanda di energia elettrica in Italia è
diminuita del 2,8% rispetto al 2011, calando fino a 325,2 terawattora
complessivi, contro i 334,6 dell'anno precedente, come risulta dal
rapporto di Terna. A livello territoriale, al Nord i consumi sono calati
del 2,5%, al Centro del 3,1% e al Sud del 6,1%. Questo è nell'ordine il
terzo anno più basso in termini di consumi elettrici negli ultimi dieci
anni.Le uniche fonti energetiche che hanno visto aumentare la loro
produzione sono il fotovoltaico e l'eolico. Il fotovoltaico, con 18,3
terawattora prodotti, è aumentato del 71,8% rispetto al 2011. Per
valutare la rapidità dello sviluppo dell'energia del sole in Italia,
basti pensare che nel 2010 la produzione da fotovoltaico era stata di
appena 1,9 terawattora e nel 2009 di 0,7 terawattora. Quindi in quattro
anni l'aumento è stato del 2.600%. L'eolico, con 13,1 terawattora
prodotti, nel 2012 ha registrato un incremento della produzione del
34,2% rispetto al 2011. Insieme le due fonti, con 31,4 terawattora,
hanno coperto il 9,6% della domanda elettrica nazionale. È calata,
d'altro canto, la produzione idroelettrica e geotermica, che con 43,3
terawattora (-8,2% rispetto al 2011) e 5,2 terawattora prodotti (-1,4%)
hanno garantito il 13,3% e l'1,7% della domanda.
Complessivamente, le
fonti rinnovabili hanno coperto nel 2012 il 24,6% del fabbisogno
elettrico nazionale.Meno fossiliIn caduta, invece, la produzione
termoelettrica da fonti fossili, passata dai 218,5 terawattora del 2011
ai 204,8 del 2012 (-6,3%), coprendo così il 62,2% della domanda. Anche
le importazioni di elettricità sono diminuite del 5,8% rispetto al 2011 e
hanno coperto, con 43 terawattora, il 13,2% della domanda di energia
elettrica nazionale.«Per l'industria italiana delle rinnovabili il 2013
si presenta come un periodo travagliato», precisa Silvestrini. Da un
lato il meccanismo delle aste appena introdotto dal governo si farà
sentire pesantemente nel settore eolico, che vedrà le nuove
installazioni più che dimezzate rispetto al 2012, dall'altro lato il
nuovo fotovoltaico non godrà più di incentivi diretti a partire dalla
seconda metà dell'anno. «Sul fronte delle rinnovabili termiche, invece,
si dovrebbe assistere ad una certa ripresa, grazie ai nuovi incentivi
che sono stati attivati all'inizio dell'anno, sicuramente interessanti
per le biomasse, ma utili anche per il solare», aggiunge Silvestrini. «È
dal comparto termico, peraltro, che ci si aspetta la crescita maggiore
nei prossimi anni, per riuscire a raggiungere gli obiettivi rinnovabili
del 2020, con vantaggi sia per gli utenti finali che per i produttori»,
precisa. Nonostante questo rallentamento, la generazione elettrica da
fonti rinnovabili è l'unica nettamente in crescita sul mercato italiano e
più in generale nel mondo industrializzato. Con quasi 270 miliardi di
dollari investiti globalmente nel settore, il 2012 si è rivelato
un'annata meno buona del 2011 (che aveva superato i 300 miliardi), ma
comunque molto favorevole in un contesto di rallentamento globale
dell'economia.Orizzonti più larghiDai dati del 2012, secondo Michael
Liebreich di Bloomberg New Energy Finance, emerge soprattutto un
allargamento del mercato oltre i confini dei grandi Paesi
industrializzati, come Stati Uniti, Germania, Spagna e Italia, che
avevano finora guidato il settore delle rinnovabili. Gli investimenti
cinesi nelle fonti pulite sono cresciuti del 20% nel 2012, centrando la
cifra record di 67,7 miliardi. Negli Stati Uniti, invece, non si è
andati oltre i 44,2 miliardi. Fra i nuovi emergenti, il Sud Africa è
arrivato a 5,5 miliardi d'investimenti. Ma il flusso si è allargato
anche in Australia, Marocco, Ucraina, Messico, Kenya, Brasile, Etiopia,
Cile e Sud Corea: in tutti questi Paesi sono stati realizzati progetti
che hanno superato i 250 milioni di dollari nel 2012.