Svolta ad alta tensione: il sole ferma le centrali a gas

Per il gas è un crollo senza fine.
Agosto è stato il quinto mese consecutivo di calo dei consumi, con
un -20%, in base ai dati elaborati da Ref-e per il Quotidiano
Energia. A trainare la caduta è il settore elettrico: -29%, dopo il
-23% di luglio e il -33% di giugno. Ma i cali italiani non sono un
caso isolato. In Germania la situazione è analoga. In tutta Europa
si sta aggravando la crisi delle centrali elettriche a gas, le cui
quote di mercato sono erose dal contributo crescente del sole e del
vento alla produzione elettrica. Con l'irruzione sulla scena delle
nuove fonti rinnovabili, gli impianti a gas sono passati da una media
di 4500 ore di funzionamento nel 2007 a 2300-2400 nel 2012 e con gli
ultimi dati si conferma un'ulteriore riduzione nel 2013.

PAGINA III-IV crescita fonti rinnovabili per produzione elettrica

Le conseguenze sono sotto gli occhi di
tutti. I profitti delle compagnie elettriche tradizionali sono calati
del 10% tra il 2011 e 2012 e in alcuni casi molto di più. Il valore
delle azioni di società come Enel o delle tedesche E.on e Rwe si è
più che dimezzato. "Molti dei nostri impianti sono in perdita",
ha dichiarato Bernhard Guenther, direttore finanziario di Rwe,
annunciando la chiusura di centrali per una potenza installata di 4,3
gigawatt in Germania e in Olanda. Lo stesso ammonimento arriva dalla
rivale E.on: "Le centrali E.on in Germania stanno lavorando per
niente", ha detto il numero uno Johannes Teyssen, che starebbe
valutando un eventuale spostamento in Turchia, dove E.on ha già una
forte presenza.

Non a caso, nella recente audizione a
Strasburgo, davanti al Parlamento europeo e al commissario
all'Energia Guenther Oettinger, gli amministratori delegati di Eni e
GdfSuez, Paolo Scaroni e Gérard Mestrallet, in rappresentanza dei
nove maggiori gruppi energetici del Vecchio Continente, hanno
lanciato un forte attacco alla strategia energetica dell’Europa.
"L’industria europea non può soddisfare il suo potenziale in
termini di crescita e di occupazione", hanno sostenuto,
proponendo di mettere un freno alla crescita delle fonti rinnovabili
e di dare impulso all'estrazione di risorse fossili europee, incluse
quelle di shale gas. "I cittadini europei hanno speso per
sovvenzionare le fonti rinnovabili oltre 30 miliardi di euro, una
cifra colossale", che pesa sulle bollette per circa il 18%, ha
detto Scaroni. Per il numero uno dell'Eni la prima mossa è "ripulire
la nostra bolletta energetica da aggravi impropri", cioè a dire
dai sussidi alle rinnovabili.

Le proposte dei nove grandi sembrano
però in netta contraddizione con le ricette suggerite da
Eurelectric, l'associazione europea delle aziende elettriche (che
comprende anche alcuni produttori di energia rinnovabile), nel suo
studio sul Decennio Perduto d'Europa. "Il
settore elettrico del Vecchio Continente sta attraversando uno dei
più profondi cambiamenti della sua storia"
,
sostiene il rapporto e fa chiaramente capire che per le società
elettriche tradizionali si tratta di rinnovarsi o sparire. Le
utilities, suggerisce lo studio, dovranno cambiare modello di
business e attrezzarsi per compensare le entrate calanti nella
produzione con la creazione di valore aggiunto nella distribuzione,
grazie a un approccio dinamico nei confronti del consumatori, cui
possono offrire nuovi servizi sul piano dell'efficienza, degli
accumuli, della mobilità elettrica, del fotovoltaico distribuito e
così via. In pratica, Eurelectric consiglia di adeguarsi alle
politiche europee e di prepararsi a ulteriori tagli dei consumi, in
seguito alle direttive sempre più stringenti in materia di
efficienza energetica e di riduzione delle emissioni. In parte, sono
ricette che le grandi utilities stanno già applicando. Ma non
abbastanza.