C’è chi lo preferisce rustico e ricicla le cassette della frutta, chi ama il vintage e usa le scatole di latta, chi va sull’hi-tech e ricorre all’idroponica. Ma l’orto urbano è un must a cui non si può più sfuggire. Già oggi molti italiani, ben 4,5 milioni secondo le stime della Confederazione italiana agricoltori (Cia), danno spazio al pollice verde nel proprio ambiente domestico. E non sono solo piantine di basilico sul davanzale della cucina. Verdure per insalate (30,7%), erbe aromatiche (27,6%), frutta (22,8%) e verdure da cuocere (18,9%) sono, nell’ordine, i prodotti che gli italiani coltivano nei propri orti domestici, in base a un sondaggio condotto online da FoodSaver.
Fin dall’antichità, del resto, seminare era un segno di civiltà e la rapida crescita delle città sta rendendo inevitabile l’urbanizzazione dell’agricoltura. Nel 1900, solo il 10% della popolazione mondiale viveva in città, ma oggi oltre metà dell’umanità si è inurbata e le previsioni dicono che nel 2050 saremo all’80% cittadini. Per alimentare tutta questa gente, senza ampliare a dismisura l’impronta agricola delle città, quale sistema migliore di coltivare in loco gli ortaggi destinati a sfamarli?
Da queste considerazioni nascono le sperimentazioni più varie, a partire dai grattacieli trasformati in fattorie verticali per arrivare fino all’orto idroponico sul balcone. Auxano, del designer inglese Philip Houiellebecq, è una soluzione innovativa e molto pratica per far crescere ortaggi in modo economico e pulito, massimizzando l’assorbimento della luce del sole, grazie a un piccolo modulo a forma di bottiglia rovesciata, che attraverso una pompa ossigenante nutre le radici. L’agricoltura idroponica, infatti, fornisce il nutrimento necessario alle piante direttamente sciolto nell’acqua con cui vengono irrigate, senza bisogno della terra. I contenitori cilindrici in polietilene, acciaio, gomma, legno e acrilico, che ospitano le radici, sono di semplice installazione su qualsiasi balcone.
Ci sono soluzioni perfino per chi non dispone di uno spazio esterno: Volet Végétal è un orto domestico con tre file di vasi sospesi, concepito da due designer francesi, Nicolas Barreau e Jules Charbonnet, che si estende fuori dalla finestra e può essere mantenuto orizzontale o rialzato mediante carrucole, come un ponte levatoio. Si ottiene così un micro-habitat estensibile che reinterpreta in maniera originale il concetto di giardino pensile, per avere sempre a disposizione il proprio piccolo spazio verde anche senza balcone. Questo mini-orto urbano (110x150x120 centimetri) si monta sul telaio della finestra a mo’ di persiana ed è realizzato con pochi e semplici materiali: legno, tasselli, tre vasi, corde e barre estensibili.
Ma anche rinunciando all’aiuto della tecnologia, possiamo contribuire con il fai-da-te alle nuove esperienze di agricoltura urbana, senza perdere di vista la sostenibilità. Per chi desidera avventurarsi nel meraviglioso mondo dell’orto domestico, la prima e più elementare possibilità di vegetare un balcone è il riciclo di vecchi contenitori, dalle cassette di legno alle scatole di latta, che ovviamente vanno forate prima di riempirle di terriccio, avendo cura di partire con uno strato di ghiaia drenante sul fondo. Per chi ha poco spazio, un’idea interessante è riciclare vecchie grondaie: consentono di coltivare efficacemente in lunghezza, anche su profondità molto ridotte.
C’è chi riesce a piazzare l’orto in un sacco pieno di terra, con dei fori sui lati, dove inserire le piantine, ad esempio di fragole. Un orto verticale, che prosperi anche in spazi minimi, può nascere da un portaoggetti di stoffa appeso al muro meglio esposto del balcone, per inserirvi piccoli contenitori pieni di terra. Ma attenzione, le piante a elevato sviluppo fogliare come le zucchine e i pomodori hanno bisogno di vasi profondi e in soli 20 centimetri di terra non ce la fanno. Tenendo a mente questo dato, poi, non resta che sbizzarrirsi con pomodori, melanzane, peperoni, fragole e lattughe.