Gestione energetica, edilizia sostenibile, mobilità, ma anche politiche sociali. Sono questi gli elementi cardine dell’equazione per le “smart cities”, che hanno portato Milano, Bologna e Firenze sul podio della classifica ICityRate 2014, studio realizzato da Forum Pa per Smart city exhibition. Il rapporto ha stilato la classifica delle città italiane più smart, analizzando 106 Comuni capoluogo sulla base di 72 indicatori statistici – dal valore aggiunto per unità di lavoro ai follower Twitter del Comune – per descrivere la situazione: Milano, con 623 punti, quest’anno è arrivata prima e guadagna due posizioni rispetto al 2013, Bologna si riconferma seconda a breve distanza (610 punti) e al terzo posto si colloca Firenze (558 punti), con un balzo in avanti di quattro posizioni. Rispetto al 2013 risulta ancora più evidente il divario tra le città del Nord e quelle del Sud, con Cagliari, al 60° posto, la migliore tra le realtà del Mezzogiorno, seguita da Pescara al 62° e L’Aquila al 64°.
Ma la performance di Milano si ridimensiona fortemente se si amplia lo sguardo al confine europeo. Nei principali ranking internazionali la metropoli lombarda è ancora molto lontana dalle performance delle “global cities” Londra e Parigi e comunque indietro rispetto ai principali poli del continente, come Amsterdam, Berlino, Bruxelles, Francoforte, Madrid, Stoccolma, Vienna e Zurigo.
Resta il fatto che i progetti per rendere più intelligenti le città stanno muovendo miliardi di finanziamenti in tutto il mondo, compresa l’Italia, dove il potenziale d’investimento solo in materia di smart grid è stimato sui 10 miliardi di euro da qui al 2020 in uno studio del Politecnico di Milano per Anie Energia. La necessità d’intelligenza nelle reti energetiche è particolarmente sentita in un Paese come il nostro, dove le fonti rinnovabili, con la loro nota instabilità, coprono ormai oltre un terzo del fabbisogno elettrico nazionale. Con 30 milioni di contatori intelligenti già installati dall’Enel nelle case, l’Italia potrebbe essere all’avanguardia sul fronte delle reti intelligenti. Basterebbe partire da questo elemento di eccellenza e fare sistema, per sviluppare una gestione più trasparente del traffico dati e la comunicazione istantanea fra utenti, generatori di energia e gestori del sistema elettrico, che ancora non abbiamo visto.
Ma non ci sono solo le smart grid. L’Italia potrebbe puntare all’eccellenza anche sugli altri aspetti delle città intelligenti. Da Bruxelles, infatti, sono in arrivo 11 miliardi di euro da qui al 2020 per il finanziamento di Smart cities and communities e i primi due round hanno premiato proprio l’Italia, con Genova in testa, unica città europea presente in ben tre dei 10 progetti vincitori. R2Cities – coordinato dalla spagnola Fundacion Cartif – finanzierà con quasi 2,5 milioni di euro la riqualificazione energetica della “diga” di Begato. Celsius – nell’ambito del riscaldamento e raffreddamento, coordinato da Goteborg – porterà a Genova 2,4 milioni che serviranno per realizzare una rete energetica. E il progetto Transform – un manuale per trasformare le città in “smart cities”, creato in collaborazione con Amsterdam, Amburgo, Lione, Vienna e Copenhagen – sarà realizzato grazie ai 674mila euro che arriveranno da Bruxelles.
Nel secondo round di finanziamenti, che ha messo sul piatto altri 375 milioni, si sono piazzate bene anche Milano, Firenze e Cesena. Milano partecipa, con la riqualificazione di diversi edifici nella zona 4, al progetto Eu-Gugle, che punta a dimostrare la fattibilità di riqualificazioni energetiche di edifici esistenti, fino a ridurre i loro consumi quasi a zero. Firenze partecipa a Steep, guidato da San Sebastian, che punta a sviluppare una strategia per la pianificazione energetica grazie al l’analisi dei modelli di consumo esistenti, con l’obiettivo di ottenere significativi risparmi. E Cesena fa parte di InSmart, progetto che punta a migliorare la pianificazione sostenibile. Ora si attende l’esito del terzo bando e si punta già all’orizzonte 2015. Ma la strada per le città intelligenti è lunga e i Comuni italiani hanno compiuto solo i primi passi. Da qui al 2020 le comunità che vogliono diventare smart dovranno dimostrare all’Europa di puntare sullo sviluppo sostenibile con innovazioni e partner adatti.
Il programma di ricerca Smart cities and communities, finanziato dal Miur con 305 milioni di euro dopo due anni di slittamenti, potrebbe essere una buona base di partenza. Si tratta di 80 progetti: 32 di ricerca industriale che riguardano le smart city e 48 d’innovazione sociale e smart community, proposti da giovani under 30, che riceveranno in tutto 25 milioni. Ma al di là dei finanziamenti, quel che manca in Italia è un disegno unitario e coerente, capace d’incanalare gli investimenti pubblici e privati in una strategia complessiva. Il Paese butta via quasi 50 miliardi all’anno per colpa delle infrastrutture mancanti, in base al rapporto Agici sui Costi del Non Fare, di cui oltre la metà per i limitati investimenti nella banda larga, che avrebbero vaste ricadute su tutti gli altri settori, dall’energia ai sistemi idrici. Uno strato d’intelligenza in più su tutte le reti metterebbe in grado i cittadini di conoscere i propri consumi minuto per minuto e di operare scelte più consapevoli, con vantaggi importanti per la sostenibilità delle nostre città. Ma ci vogliono le autostrade digitali.