I vecchi impianti di dissalazione producono acqua dolce attraverso la distillazione dell’acqua salmastra, scaldandola e trasformandola in vapore, con enorme spreco di energia. Ma ci sono modi migliori di utilizzare questo vecchio trucco per lasciare a terra il sale. Due ingegneri canadesi dell’università di Vancouver, Ben Sparrow e Joshua Zoshi, hanno inventato un sistema che utilizza il calore del sole per l’evaporazione e riesce a produrre 1 metro cubo d’acqua con meno di 1 kilowattora, sfruttando i diversi livelli di salinità dell’acqua in un circuito di elettrodialisi.
Il loro sistema di dissalazione si basa su quattro flussi d’acqua con diversi livelli di salinità, che vengono convogliati nell’impianto, innescando un processo simile a un circuito elettrico, in cui la corrente non è trasportata da elettroni ma da ioni, cioè atomi caricati elettricamente. La prima vasca riceve acqua di mare con una concentrazione salina più alta del normale (18% contro il 3,5% del mare), ottenuta tramite evaporazione, mentre le altre tre vasche contengono acqua di mare a concentrazione salina normale.
L’invenzione di Zoshi e Sparrow consiste in una membrana che consente il passaggio solo agli ioni caricati positivamente o negativamente, tenendo fermi gli altri. Il sale è composto da due ioni, il sodio positivo e il cloruro negativo. Dalla prima vasca, dove il sale è più concentrato, il cloruro e il sodio verranno naturalmente attratti verso le due vasche contigue, dove la concentrazione è più bassa, ma i filtri lasciano passare solo il sodio da una parte e solo il cloruro dall’altra, creando uno squilibrio: in una vasca ci sarà un surplus di sodio, nell’altra di cloruro. A questo punto le due vasche vengono collegate all’ultima vasca, da cui attraggono gli ioni mancanti, rispettivamente cloro e sodio. Il risultato è che l’acqua dell’ultima vasca viene completamente dissalata.
Zoshi e Sparrow hanno fondato un’azienda, Saltworks, che ha attirato l’attenzione del mondo petrolifero, perché il loro sistema si può applicare anche alla depurazione delle acque utilizzate nei processi di estrazione di idrocarburi per fratturazione idraulica. Di conseguenza, Saltworks ha già due partner importanti, ConocoPhillips e Bp, che hanno investito nello sviluppo dell’azienda, ora impegnata soprattutto nei piccoli impianti di depurazione di acque inquinate dalla chimica. Ma i due scienziati, in prospettiva, puntano ad allargare il loro campo d’azione anche ai grandi impianti di dissalazione.
L’immagine fa parte del lavoro fotografico di Edward Burtynsky esposto nella mostra Acqua Shock al Palazzo della Regione Fotografia, fino all’1 novembre 2015