La collaborazione fra settori diversi operanti sullo stesso territorio è uno dei sistemi più comuni per innescare il circolo virtuoso dell’economia rigenerativa. E la creazione di ponti per incentivare sinergie tra diversi operatori verso obiettivi comuni, partendo dalle risorse presenti sul territorio, è una delle specialità di Novamont, impresa pioniera dell’economia circolare e della sostenibilità in Italia.
La scommessa di Novamont parte proprio dalla riconversione di siti industriali non più competitivi o dismessi, per dar vita a innovative bioraffinerie integrate nel territorio, trasformando problemi locali in opportunità di sviluppo. Le bioraffinerie integrate nel territorio sono dedicate alla produzione di bioplastiche e prodotti biochimici da fonti rinnovabili, attraverso la creazione di filiere agroindustriali innovative a partire dalle aree locali, nel pieno rispetto della loro biodiversità, con un utilizzo a cascata della biomassa e in partnership con gli attori della filiera, come nel caso dell’accordo di collaborazione con Coldiretti per la diffusione della coltura del cardo, che ha creato una forte sinergia con la bioraffineria Matrìca di Porto Torres, in Sardegna. Il cardo è una coltura a basso impatto che ha dimostrato di crescere su terreni aridi e poco adatti a colture tradizionali, non consuma acqua, genera farine proteiche per l’alimentazione animale e altre materie prime per la produzione di prodotti a basso impatto ambientale.
Partendo quindi dall’utilizzo di questa materia prima e dei suoi scarti, applicando una tecnologia sviluppata da Novamont, la bioraffineria Matrica di Porto Torres è in grado di produrre una gamma di prodotti chimici (biointermedi, monomeri per la produzione di bioplastiche, basi per biolubrificanti, bioagrofarmaci e bioadditivi per gomme) attraverso processi innovativi e a basso impatto. Grazie a questi prodotti, Novamont è in grado di produrre, ad esempio, sacchetti con contenuto rinnovabile ampiamente al di sopra del 30% e punta a superare a breve il 50%, con l’entrata a pieno regime dell’impianto Mater-Biotech di Bottrighe, vicino a Rovigo. Le bioraffinerie possono rivestire un ruolo rilevante per l’innovazione e la crescita di un territorio, perché si basano su un approccio di forte collaborazione multidisciplinare con il mondo agricolo, con quello della ricerca e con le istituzioni locali.
Uno dei primi esempi di simbiosi industriale (e territoriale) è stato realizzato nella città danese di Kalundborg. Dagli anni ’70 funziona in città una complessa rete di scambi di materie prime seconde, scarti di produzione e forme residue di energia. Nata come iniziativa privata, oggi la rete coinvolge l’intera area urbana. Altri casi interessanti di città, questa volta ad iniziativa pubblica, riguardano Amsterdam, Birmingham e Stoccolma. In tutti e tre i casi, il Comune ha steso una mappatura dei flussi di materiali della città, dalle attività produttive ai servizi pubblici, dalle scuole agli ospedali, per capire dove il tutto circola e termina, per poi individuare delle possibilità di recupero, integrazione e riutilizzo.