Sistemi d’illuminazione pubblica che inviano i dati di posizione per guidare i veicoli autonomi a destinazione, per aiutare i droni a navigare la città, per fornire punti di riferimento a chi non conosce bene le strade. Con la luce digitalizzata arriveremo a usare le frequenze dei lampioni come sistemi di posizionamento. Per ora, i lampioni intelligenti si limitano a portare connessione dati là dove non c’era, wifi libero nelle piazze, monitor per le informazioni turistiche, sensori per tenere sotto controllo la qualità dell’aria, sensori acustici che segnalano incidenti o crimini, telecamere per la gestione del traffico e la sicurezza. Oltre, naturalmente, a un’illuminazione ad alta efficienza energetica e di migliore qualità. Sono tecnologie già sfruttate nelle città più digitalizzate, da San Diego a Copenhagen, da Vancouver a Giakarta. In futuro, però, le infrastrutture d’illuminazione si apriranno a un enorme ventaglio di funzionalità nuove, per la loro capacità di creare una rete di apparecchi in grado di acquisire dati e fornire informazioni, interagendo con milioni di dispositivi, dai bidoni della spazzatura ai veicoli autonomi. Ogni apparecchio ha un sistema di controllo interno che diventa un router per instradare dati verso i sistemi di controllo degli altri apparecchi, consentendo di ampliare la rete virtualmente all’infinito.
Queste autostrade informatiche bidirezionali possono integrare altri sistemi, per contribuire alla nuova ecologia digitale degli ambienti urbani e creare un sistema di sistemi, capace di gestire le risorse a disposizione in maniera sempre più efficiente e di trasformare la città in un organismo vivente, in grado di sentire i cambiamenti nella qualità dell’aria, nella fluidità del traffico, nei movimenti della folla e di prevenire le emergenze con una serie di reazioni automatiche, con la rapida diffusione di allerta, con la segnalazione luminosa delle vie di fuga o delle strade da evitare. La trasformazione della luce in informazione abilita nuovi livelli di collaborazione fra persone e con le autorità, amplificando la conoscenza dei cittadini immersi in uno spazio digitale, che si confonde e si integra con lo spazio fisico. In questo modo l’illuminazione connessa potrà contribuire alla diffusione di servizi intelligenti e allo sviluppo delle smart cities.
“Il futuro delle città intelligenti è la somma di molte parti e la loro costruzione richiederà la collaborazione tra governi, aziende grandi e piccole, il mondo della ricerca e i cittadini”, commenta Jeff Cassis, responsabile dell’illuminazione di spazi pubblici in Philips Lighting, intervenuto allo Smart City Expo di Barcellona. E aggiunge: “Con la rapida crescita degli spazi urbani, dove saranno concentrati i tre quarti della popolazione mondiale alla fine di questo secolo, la tecnologia ha un ruolo enorme da svolgere per rendere le città più vivibili e fornire nuovi servizi ai suoi abitanti”.
La scarsità di spazio costringerà le città a sfruttare le aree interstiziali come parchi o giardini e un’illuminazione notturna mirata consentirà di tenere aperti questi spazi pubblici anche di notte, mentre oggi di norma sono chiusi. Nelle strutture obsolete, come le vecchie stazioni ferroviarie, le manifatture decadute o gli edifici abbandonati, si potranno installare fattorie urbane che utilizzano poca acqua e zero pesticidi, per coltivare piante e ortaggi alla luce dei led, aumentando la sicurezza alimentare con la garanzia della provenienza e riducendo la distanza tra la fattoria e la forchetta. L’energia necessaria potrà essere prodotta direttamente in loco grazie ai pannelli solari e immagazzinata nelle batterie.
Una città intelligente significa maggiore efficienza nei consumi, servizi mirati e connettività diffusa. Con la digitalizzazione della luce tutto ciò diventa più facile.