Non solo moda e design. Il made in Italy vince anche nell'energia: dagli specchi parabolici alle smart grid, l'innovazione tecnologica nostrana brilla in Europa e fa il pieno di finanziamenti nell'ambito del settimo programma quadro, con 127 milioni di euro assegnati ai partecipanti italiani su 1,1 miliardi complessivi. Ma a Roma nessuno ne tiene conto. Con gli attuali sistemi d'incentivazione alle fonti alternative di energia, che il governo sta tentando di riformare in questi giorni, gli utenti elettrici finora sono stati costretti a foraggiare imprese prevalentemente estere e non particolarmente innovative.
Dall'analisi dei rapporti interni di valutazione del programma, che il CorrierEconomia ha potuto visionare, emerge invece un panorama di eccellenze che avrebbero tutto da guadagnare da un sistema d'incentivazione mirato, se non altro per prepararsi bene al prossimo programma, l'ottavo, che parte dal 2014 sotto il nome di Horizon 2020 e prevede l'assegnazione di 80 miliardi europei, con un notevole salto di qualità rispetto al settimo. I programmi quadro sono il principale strumento finanziario dell'Unione Europea per incentivare le attività di ricerca e sviluppo, applicando criteri di altissimo livello di specializzazione: un campo di battaglia dove si misurano soltanto i migliori. Nel settimo, che scade nel 2013, l'Italia risulta finora al terzo posto per l'assegnazione dei finanziamenti erogati da Bruxelles in materia energetica, dopo Germania e Spagna. La quota del budget disponibile assegnata all'Italia in questo ambito è stata dell'11,4%, contro una quota media dell'8,5% se si includono anche gli altri ambiti di ricerca.
L'ottima performance del made in Italy è legata soprattutto alle attività innovative di alcuni colossi, come Enel Green Power o Enel Distribuzione, Tecnimont, Ansaldo, Enea e Rse, l'ex Cesi Ricerca. "Ma l'aspetto più interessante è il riconoscimento ottenuto da diverse piccole e medie imprese, che figurano come partner e in qualche caso coordinatrici dei progetti finanziati", spiega Giuseppe Zollino, docente di sistemi nucleari all'università di Padova e delegato nazionale per l'energia nel comitato di coordinamento del programma.
Il solare termodinamico a concentrazione, la tecnologia dei grandi specchi parabolici, è il settore in cui l'Italia brilla di più, con oltre 40 milioni assegnati a imprese nostrane, il 52% dei finanziamenti complessivi. Enel Green Power è coordinatrice del progetto Archetype, tagliato sulla forte domanda dei governi africani, per la realizzazione di un impianto solare mirato sia alla produzione di elettricità che di acqua potabile, a cui partecipa anche Archimede Solar del gruppo umbro Angelantoni. In altri progetti della stessa area sono coinvolte Tecnimont e Ansaldo, ma anche Prysmian, campionessa italiana dei cavi, e la trentina ElMa, specializzata nelle macchine a controllo numerico.
Nel fotovoltaico a concentrazione si distingue invece la bolognese Becar, del gruppo Beghelli, specializzata in elettronica industriale, come coordinatrice del progetto EcoSole, per lo sviluppo di componenti in un settore in enorme crescita, che ha attirato in Italia quasi il 25% dei finanziamenti a disposizione. Di EcoSole sono partner Enea e Aurel, un'azienda romagnola specialista di circuiti elettronici. Nel progetto Apollon spicca un'altra piccola impresa, attiva nel distretto veneto del solare, la CPower, che opera nei concentratori fotovoltaici dicroici, capaci di convertire la luce solare in elettricità con efficienza molto superiore a quella dei pannelli attuali, sfruttando la separazione dello spettro della luce solare.
Enel Distribuzione coordina numerosi progetti nelle smart grid, a cui partecipa anche la piacentina Selta, specializzata in sistemi complessi per l'automazione. Quinary, una piccola impresa informatica, è uno dei protagonisti del progetto ITesla.
Nei biocombustibili Chemtex, del gruppo piemontese Mossi&Ghisolfi, coordina il progetto Biolyfe, per la realizzazione di un impianto di produzione di bioetanolo di seconda generazione, a partire dalle canne dei fossi, quindi senza fare concorrenza alle colture alimentari. Power Ventures, una piccola impresa specializzata negli impianti di cogenerazione, partecipa a un altro programma mirato all'utilizzo di rifiuti e alghe.
Riello partecipa al progetto Alone nel solare termico, coordinato dall'università di Firenze, per lo sviluppo di piccoli dispositivi di raffrescamento solare. Soltigua, del gruppo romagnolo Gambettola, è specialista nello sviluppo di collettori solari a concentrazione e partecipa al progetto InSun, per l'uso del solare nella produzione industriale, un settore con grandi prospettive di crescita, soprattutto alle nostre latitudini, come dimostra proprio la casa madre di Soltigua, che sfrutta il calore del sole per la produzione di laterizi.