L'Italia ha un serio problema di infrastrutture, soprattutto nel Mezzogiorno dove le aziende di servizi pubblici locali sono poche e di piccole dimensioni. Per colmare le differenze tra Nord, Centro e Sud, servirebbero quasi 10 miliardi all'anno: 2,13 miliardi per l'acqua; 0,92 miliardi nel gas; 3,6 miliardi per i rifiuti e l'igiene urbana; 1,13 miliardi per il trasporto pubblico locale su gomma e 2 miliardi per la rete delle metropolitane, per un totale di 9,78 miliardi. Sono alcuni delle cifre dello studio sui servizi pubblici locali e lo sviluppo territoriale, realizzato da Confservizi, Nomisma e Unicredit e presentato stamattina a Verona. Emergono, però, il problema dell'incertezza normativa degli ultimi anni – dal referendum di giugno su acqua, rifiuti e trasporti al decreto di ferragosto – che rende difficile la realizzazione degli investimenti e la mancanza di risorse da parte degli enti locali, che rende difficile il reperimento di risorse.
Nonostante questo i servizi pubblici locali continuano a svolgere una importante funzione anticiclica, crescendo da anni più del PIL anche nei momenti di flessione delleconomia. Un settore con oltre 186 mila occupati ed un fatturato complessivo di 36,963 mld di euro che anche nel periodo di crisi (2008-2009) cresce del 5% a fronte di altri settori industriali che in media perdono il 7% (fonte Mediobanca). Una spiegazione è anche nel fatto che dedicano alleconomia reale, impianti ed infrastrutture, il 43% delle degli investimenti (contro il 22% degli altri settori industriali) e sostanzialmente sono lontani dalle incertezze della finanza, cui dedicano appena l8,5% degli investimenti (contro il 26% degli altri settori)