Non più mille camini fumanti in tutte le case, ma un solo grande camino, molto meno inquinante perché centralizzato e alimentato da energia pulita. E' così che ci si riscalda nel Centro e Nord Europa, in Nord America, in Giappone e adesso anche a Milano. Nell'ultima classifica europea delle 30 città con l'aria più inquinata, Milano figura al quarto posto. Nel 2009 ha sfondato il limite delle PM10 per 111 giorni – contro il tetto di 35 imposto dall'Unione Europea – prevalentemente nel periodo invernale, quando si accendono le caldaie del riscaldamento. Sono questi fumi, oltre ai vecchi camioncini diesel e ai motorini a due tempi, una delle cause principali dei valori eccessivi di PM10, ozono e ossidi di azoto, che impestano l'aria della città. Da qui nasce l'idea di cambiare sistema: dopo la metanizzazione, il teleriscaldamento è il prossimo passo avanti sulla strada del calore pulito.
La nuova frontiera indicata dal Comune – sul modello di Brescia, già tutta teleriscaldata da decenni – è l'abbandono delle caldaie, autonome o centralizzate, per collegarsi a una rete di tubi che in tre anni è cresciuta da 41 a 78 chilometri e deve arrivare a quota 160 entro il 2012, coprendo tutta la cintura urbana attorno alla cerchia dei Bastioni, con l'obiettivo di servire quasi 500mila utenti. Le doppie tubature, una in andata e una in ritorno, porteranno agli edifici posti sulla loro strada acqua calda a 90° – che cede calore all'impianto condominiale attraverso uno scambiatore – e riporteranno indietro acqua a 65° per riscaldarla un'altra volta in centrale. Per A2A è un investimento da 200 milioni di euro. Alla fine del progetto, Milano avrà 8 impianti di teleriscaldamento, di cui quattro alimentati anche da fonti rinnovabili. "Siamo ricorsi a tutte le soluzioni che garantissero la massima sostenibilità nella produzione del calore", spiega Marco Camussi, responsabile della progettazione di A2A Calore & Servizi. "Basti pensare che la pompa di calore geotermica da 15 megawatt installata nella centrale di via Cavriana è la prima in Italia di questa potenza e produce calore senza generare emissioni inquinanti".
Un impianto centralizzato di grandi dimensioni è molto più efficiente di qualunque caldaia condominiale, non solo per le tecnologie più avanzate che utilizza, ma anche perché una caldaia piccola si spegne e si riaccende in continuazione man mano che la casa si scalda e poi si raffredda, mentre in una caldaia più grande tutte queste oscillazioni della domanda si compensano a vicenda, consentendole di funzionare continuamente alla stessa potenza e quindi bruciando meno combustibile a parità di calore prodotto. Milano, in più, si avvantaggia di una fonte rinnovabile naturale: il calore dell'acqua di falda, cui si può attingere per due terzi della potenza termica necessaria alla centrale di via Cavriana, che alimenterà i due chilometri di rete attualmente in costruzione.
Quindi, mano al piccone. I lavori per l'ampliamento della rete verso il centro, fino al Palazzo di Giustizia, ancora riscaldato a olio combustibile e molto inquinante, sono partiti quest'estate e dovrebbero concludersi a fine novembre. Le trincee scavate a Città Studi sono già chiuse, ma restano tratti impegnativi ancora da fare. "Per viale Premuda e corso di Porta Vittoria abbiamo previsto il ricorso a sistemi di posa no-dig, che consentiranno di installare le tubazioni senza aprire la strada", spiega Alessandro Modonesi, il responsabile del progetto per A2A. In pratica, si tratta di scavare un buco molto profondo da un lato per inserire una talpa che procede sotto il manto stradale e riemerge dall'altro lato. Per i milanesi si prospetta ancora qualche disagio. In prospettiva, la linea attualmente in costruzione potrebbe essere la prima di una serie per teleriscaldare tutto il centro storico. Ma alla fine potranno godersi vantaggi notevoli anche dal punto di vista economico-logistico. "A Brescia – commenta Modonesi – la rete del teleriscaldamente serve tutto il centro storico e dopo gli inevitabili disagi la soddisfazione dei cittadini è stata unanime". L'utente non deve più comprare il combustibile, metano, gasolio o carbone che sia: paga solo il calore consumato, così come rilevato dai contatori installati presso ogni abitazione. In più, si libera della caldaia, dell'eventuale cisterna del gasolio e di tutte le relative manutenzioni, comprese quelle sulla canna fumaria e sugli scarichi di sicurezza. E recupera spazio.
Manhattan ha la rete più grande del mondo
Camminando per le strade di Manhattan ci s'imbatte spesso negli sbuffi di vapore che sfuggono alle griglie dei seminterrati: l'isola è teleriscaldata dal 1882 e ha il più grande sistema di district heating del mondo, da Battery fino alla 96.ma. Il vapore che scorre nelle vene sotterranee di Gotham City non provvede solo al riscaldamento e all'acqua calda dei suoi abitanti, ma è anche usato nei ristoranti per bollire i cibi, nelle tintorie e in altri esercizi commerciali. Oltre a New York, in tutto il Nord America il sistema è molto diffuso, dal Canada fino in California: Detroit e San Francisco dispongono delle due reti più capillari. In Europa, Vienna e Berlino sono i due colossi del calore pulito, quasi sempre associato alla termovalorizzazione. A Vienna i tre impianti d'incenerimento dei rifiuti forniscono al teleriscaldamento il 22% del calore, che altrimenti andrebbe perso. La più alta penetrazione del sistema si registra invece in Scandinavia e in Est Europa: in Danimarca, Svezia e Finlandia è coperta oltre metà della popolazione complessiva, con tassi del 95% nelle grandi città. In Polonia, Estonia e Slovacchia quasi altrettanto. In Italia la diffusione è molto più recente, ma ci sono alcuni esempi virtuosi, come Brescia, Reggio Emilia o Torino. In complesso, sul territorio nazionale sono serviti 2 milioni di cittadini in 145 Comuni grandi e piccoli, a partire dal 1972.