Vancouver ha vinto la sua sfida. Aveva annunciato con orgoglio che le sue olimpiadi invernali sarebbero state le più sostenibili di sempre, con una proiezione di 118.000 tonnellate di CO2 nei sette anni dal progetto iniziale alla fine dei giochi. Quattro anni fa Torino si fermò a 160.000, nel 2002 Salt Lake City non scese sotto le 248.000 tonnellate. E malgrado le temperature primaverili, che hanno costretto gli organizzatori a trasportare la neve con i camion nei siti olimpici per sopperire alle scarse nevicate, il bilancio resta positivo. Linda Coady, che nel comitato olimpico si occupa di sostenibilità, ha spiegato che la carenza di neve influirà molto poco sull'impatto ambientale dei giochi. Fosse anche necessario utilizzare gli elicotteri per trasportare la neve in città ogni giorno fino alla fine dei giochi, le emissioni di CO2 crescerebbero al massimo di un modesto 1%. Lo testimonia il premio consegnato al comitato olimpico dalla Fondazione David Suzuki, che finanzia progetti sostenibili in onore del noto genetista e ambientalista nippo-americano. E lo ricordano i fatti. Accorpare è stata la prima parola d'ordine, perché razionalizzare significa pure risparmiare. Grazie a questo approccio compatto, solo 5,9 chilometri quadrati di territorio sono stati modificati in totale, per ben 11 posti di gara, con annessi servizi e centri stampa. Il raddoppio da due a quattro corsie della strada Vancouver-Whistler è stato condotto con raro buonsenso: le rocce fatte brillare con la dinamite sono state riutilizzate per realizzare massicciate e il fondo del nuovo percorso. Qua e là si scoprono poi autentiche chicche di ecologia applicata: per deviare un ruscello è stato seguito un criterio teso a tutelare le abitudini delle rane che lo abitano. Dicono con orgoglio al comitato organizzatore: "Altri, per costruire un impianto, avrebbero preso un'area e l'avrebbero spianata. Noi, invece, abbiamo fatto il ragionamento contrario: abbiamo edificato attorno o a fianco degli alberi o di una zona verde da preservare". Il segreto del successo sta tutto nell'impegno di lungo periodo: il comitato olimpico si è impegnato, per la prima volta nella storia, a ridurre al minimo tutte le emissioni nocive fin dal 2003, compiendo scelte oculate circa i luoghi in cui costruire gli impianti, i materiali impiegati, i mezzi di trasporto, l’approvigionamento energetico, i metodi di riscaldamento e la gestione organizzativa. Per tutte le emissioni impossibili da ridurre, inoltre, ha stipulato un accordo con l’agenzia canadese Offsetters, che si occupa di neutralizzare le emissioni residue grazie a progetti che sviluppano le fonti rinnovabili, interventi di risparmio energetico e di riforestazione, anche fuori dal Canada. Gli sport invernali, del resto, dipendono dalle condizioni della neve e del ghiaccio: è naturale che gli organizzatori siano particolarmente sensibili all'effetto dei cambiamenti climatici, che rischiano di far sparire la neve dalle montagne e creano sbalzi sempre più imprevedibili nelle condizioni atmosferiche, come quello che quest'inverno ha lasciato Vancouver all'asciutto.
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