Esempio pratico: «Per un impianto fotovoltaico da 50 KW: energia prodotta annualmente circa 65 mila kwh (Centro Italia); guadagno complessivo circa 36 mila euro/anno, cioè 700 mila euro in 20 anni; costo dell' impianto "chiavi in mano" 260/300 mila euro. Si metta in contatto con noi per avere un' offerta individuale che rispecchi le Sue esigenze. Le facciamo avere, in tempi brevi, un preventivo per la realizzazione della Sua centrale fotovoltaica». Questa è Suneon, una delle imprese che hanno fatto man bassa degli incentivi al fotovoltaico messi in palio dal Gestore del sistema elettrico, che dovevano far decollare il mercato italiano del solare. L' azienda bolzanina è nata in marzo, sull' onda dei nuovi contributi in conto energia, e ha già 50 progetti in pipeline – dicono i due soci Alexander Berger e Reinhold Gabloner – per 49,5 MW in tutto, ben più dell' attuale parco solare complessivo italiano. Ma neanche uno realizzato. A un anno dalla partenza del nuovo sistema d' incentivazione, in effetti non si è mossa foglia: su 185 MW di progetti incentivati, finora non c' è nemmeno 1 MW in funzione. E solo per 27 MW è stato notificato l' inizio dei lavori. «Se non arriviamo neanche a 10 MW installati entro la fine del 2006, l' Italia ci fa davvero una figuraccia e rischia di perdere gli investimenti delle grandi aziende del settore», spiega Gianni Chianetta di Bp Solar, uno dei giganti mondiali dell' energia del sole. Chianetta – che è anche presidente di Assosolare, la neo costituita associazione dell' industria fotovoltaica – punta il dito da un lato su un sistema decisamente mal congegnato, dall' altro su un assalto di incompetenti attratti dal guadagno facile. «Il punto dolente sta nei tetti annuali di potenza, che hanno spinto le aziende a fare incetta di autorizzazioni», precisa Chianetta. Ma da qui a realizzare i progetti autorizzati, ce ne passa. Suneon, ad esempio, ha rastrellato insieme alla siciliana Ste.da decine di autorizzazioni nella gara tenuta in marzo dal Gestore del sistema elettrico sui progetti più grossi, di potenza superiore a 50 KW. Il meccanismo era quello dell' asta al ribasso: i progetti che potevano essere realizzati con il minore esborso per lo Stato sono stati autorizzati. Con il risultato di assegnare tutta la quota annuale a un paio di aziende che si offrivano di realizzare gli impianti anche accontentandosi di un incentivo ventennale di 30 centesimi a kwh, contro una base d' asta di 49 centesimi. Un bel risparmio del 40%. Ma così l' impianto non è remunerativo. Hai voglia di tentare di rivendersi l' autorizzazione a chi era rimasto fuori: nessuno ci è cascato. Di conseguenza, al momento di presentare le fidejussioni bancarie (un milione di euro a MW), per realizzare i progetti, tutti si sono tirati indietro. Risultato: alla fine di settembre, al Gestore del sistema elettrico non è rimasta altra scelta che andare a riaprire la graduatoria e ammettere altri trenta progetti. E via a scalare. Finché alla fine, prima o poi, si troverà qualcuno che si accolla il rischio. Ma intanto si è perso un anno. «Ora si riparte con prospettive solide e obiettivi ambiziosi», annuncia il consigliere del ministro Bersani, Gianni Silvestrini, che sta disegnando il nuovo decreto d' incentivazione, destinato a sostituire il vecchio sistema dal 1° gennaio. «Puntiamo a semplificare al massimo l' accesso all' incentivo, per evitare ogni tipo di speculazione – puntualizza Silvestrini -. Toglieremo il tetto annuale ed elimineremo il sistema delle fidejussioni, spostando la concessione dell' incentivo al momento dell' entrata in esercizio dell' impianto». In sostanza l' impianto sarà automaticamente ammesso all' incentivazione, con diversi livelli di incentivo a seconda della tipologia: più alto per gli impianti piccoli e integrati negli edifici, più basso per quelli grandi a terra. Ma se è vero che cadranno i tetti annuali, nel testo attuale del nuovo decreto si parla comunque di un tetto complessivo, che non è stato ancora fissato. La cifra più accreditata, 1.500 MW al 2012, è già un obiettivo ambizioso: in pratica, darebbe via libera all' installazione di 250 MW di pannelli all' anno, quando fino ad oggi in Italia non si supera una potenza installata di 40 MW in tutto. «Se riusciremo a raggiungere questo ritmo di crescita sarei davvero molto soddisfatto – commenta Silvestrini -. Il nostro obiettivo è dare vita anche qui a un' industria del solare, che nel resto del mondo cresce a ritmi vertiginosi mentre in Italia, il Paese del sole, è ancora ferma». In Germania, con un milione di pannelli solari installati, sono nate 5 mila aziende che danno lavoro a 25 mila addetti. Nel futuro del Belpaese, Silvestrini vede la nascita di un «Italian Solar Design», capace di incidere sui nuovi standard architettonici mondiali, dove ormai la sostenibilità ambientale degli edifici è diventata un must. «Ma per fare questo dobbiamo muoverci in fretta – fa notare Chianetta – e liberarci dalle pastoie delle autorità locali, che trattano gli impianti fotovoltaici come se fossero centrali nucleari e impongono mille pareri prima di concedere la licenza edilizia: nel nuovo decreto questo problema non viene risolto». Altrimenti l' Italia rischia ancora una volta di restare al palo.
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