Scommettere poco quando le probabilità di vincere sono basse, molto quando diventano più alte: nel lontano 1966, ai tavoli del blackjack dei casinò di Las Vegas, Bill Gross metteva in pratica, da giocatore professionista, le stesse tecniche che usa oggi per battere il mercato con i fondi obbligazionari di Pimco (Pacific Investment Management Company), una delle società di gestione del risparmio più grandi del mondo, con un patrimonio di quasi 400 miliardi di dollari.
Facile a dirsi, più difficile a farsi: può spiegare la sua tecnica un po’ più nei dettagli?
“Un portafoglio obbligazionario ha sempre una frontiera di efficienza strutturale e il tentativo di raggiungerla è allegoricamente imparentato con la ricerca della pietra filosofale, laddove il gestore invece di trasformare piombo in oro, cerca di aumentare il valore aggiunto sull’indice di riferimento, ma senza aumentare il rischio (qualificazione importantissima)”.
Come?
“Quando si vuole investire su un determinato mercato è molto importante basarsi su analisi approfondite dei trend macroeconomici: esaminare l’evoluzione demografica, il livello di globalizzazione, le attitudini dell’opinione pubblica. In questo modo di solito si riesce a battere la concorrenza. Ma la possibilità di compiere un errore c’è sempre. In particolare dopo l'11 settembre la scena internazionale è diventata molto più instabile e rischiosa. Qui entrano in gioco le capacità di innalzare una serie di difese, con cui sia possibile proteggere i risultati acquisiti e aumentare il valore aggiunto di un investimento anche quando i mercati sono fermi o quando il tocco magico sembra avervi abbandonato”.
Lei parla di struttura dell'investimento, un aspetto a cui solitamente si dà poca attenzione…
"Ma è un errore. E' chiaro che fa più notizia quando Pimco acquista 35 miliardi di Treasuries ed è più divertente parlare della visione lungimirante di Warren Buffett piuttosto che della struttura dei suoi investimenti. Ma il segreto di Warren Buffett non sta nel suo naso per i buoni affari, sta nella sua struttura. Scommettere sul cavallo vincente è solo la seconda parte di un investimento: identificare una struttura vincente, invece, è la prima parte, ma non se ne parla mai. La struttura di Warren Buffett è brillante, anche se a lui non piace pubblicizzarla. Ne ha gettate le basi quando ha cominciato a comprare compagnie assicurative, che offronco il vantaggio di utilizzare riserve non proprie sostanzialmente senza interessi. Quando Buffett ha comprato Geico e General Re stava comprando una struttura, cioè la possibilità di prendere a prestito a interessi zero e di utilizzare quei fondi dall'interno del bozzolo di una compagnia assicurativa. Combinando il suo fiuto con la sua struttura, non c'è da stupirsi che quell'uomo faccia i miliardi".
Anche Pimco ha una sua struttura…
"Naturalmente. La spiccata capacità di Pimco di battere il mercato viene in parte dalla nostra filosofia d'investimento, ma soprattutto dalla struttura. La mia struttura, in un certo senso, include l'abilità di vendere liquidità o volatilità di corto raggio e di aggiungere questi profitti al risultato finale. Dei 100 o 150 punti base che guadagnamo sul nostro punto di riferimento e che promettiamo ai clienti, almeno 30 o 40 vengono dalla struttura. Probabilmente la più importante decisione strutturale che un consulente può prendere per un cliente ha a che fare con le commissioni. In quest'epoca di rendimenti bassi, un 1% di commissioni può fare un'enorme differenza sul risultato finale. Se ci si muove in un ambiente finanziario dove azioni e obbligazioni non offrono rendimenti superiori al 5% l'anno, una commissione dell'1% rappresenta il 20% del rendimento. E' gigantesco".
Lei ha parlato di struttura anche come strategia difensiva. Quali sono le sue difese preferite?
“Le difese di Pimco si sono evolute nel corso degli anni, aggiungendo un tocco qui e uno là, man mano che si dimostravano capaci di generare profitti con continuità, per ottenere una struttura basata su principi fondamentali, quasi permanenti, capaci di andare oltre i cicli di 3-5 anni su cui si concentrano le nostre previsioni. La magia di una struttura davvero efficiente viene dalla sua capacità di restare valida nel tempo. Negli anni Cinquanta il premio Nobel Harry Markowitz ha tentato di estendere la frontiera dell’efficienza di un portafoglio azionario con la diversificazione. Noi stiamo facendo lo stesso con un portafoglio obbligazionario”.
Nella pratica?
“Reinventare la ruota non serve, ma la nostra struttura si basa sulla formazione nel tempo di tutta una serie di nuove ruote, fatte di materiali più moderni invece che di pietra. Alcune innovazioni finanziare ci sono sembrate inutili o persino dannose e infatti si sono ben presto schiantate, altre invece ci sono sembrate delle buone difese, dai futures agli swaps, da un moderato uso delle opzioni e della volatilità all’ingresso in un settore molto liquido come quello dei mercati emergenti".
Non può essere più preciso?
"No. Da un lato si tratta di aggiustamenti minimi affinati nel corso degli anni che sarebbe difficile descrivere, dall'altro i miei clienti non sarebbero contenti se andassi a raccontare a tutti i miei segreti. Posso dire solo questo: per aggiungere profitti permanenti senza aumentare i rischi bisogna individuare all'interno dell'indice stesso quegli elementi strutturali che assicurino nel tempo i risultati migliori in relazione al rischio e accentuarli, riducendo d'altro canto le strutture che vanno nella direzione opposta. In un certo senso è lo stesso sistema che usavo al tavolo del blackjack quando facevo il giocatore professionista, alla fine degli anni Sessanta: mi limitavo a piccole giocate quando le probabilità erano in favore del banco e le raddoppiavo, triplicavo o quadruplicavo quando le carte che erano rimaste nel mazzo mi favorivano…"
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