Le prime 600 città del mondo, dove vive appena il 20% dell’umanità, generano il 60% del Pil globale. Ma le dinamiche della crescita non sono uguali dappertutto: nei prossimi 15 anni le prime 600 città del mondo non saranno più le stesse. La potenza economica si sposta rapidamente da Ovest verso Est.
In questo movimento si rispecchiano le differenze di approccio nei confronti della crescita urbana sostenibile. La visione europea e americana della smart city è dominata dalla preoccupazione di rendere intelligenti i grandi centri storici, aumentando la fluidità di trasporti e comunicazioni, del traffico, dello smaltimento dei rifiuti, della distribuzione di energia e acqua nelle città che già esistono e rischiano di diventare troppo intasate. Nei Paesi emergenti, invece, si tende a costruire nuovi agglomerati sostenibili da greenfield, intere città pianificate apposta per tagliare al massimo le emissioni, grazie alle tecnologie più innovative per l’efficienza energetica. Due strade diverse e spesso antitetiche verso un obiettivo comune: risparmiare al massimo le risorse sempre più scarse.
Le differenze fra i due modelli assomigliano un po’ al diverso approccio alle tecnologie digitali di un anziano già passato attraverso altre modalità di comunicazione e di un nativo digitale. Mentre Londra sventra tutto il sottosuolo del centro cittadino, da Paddington a Whitechapel, per far spazio alla nuova ferrovia Crossrail e rendere la vita più facile a un altro milione e mezzo di persone, che si troveranno a portata di treno dal Big Ben, in India si stanno costruendo 24 nuove città verdi lungo la linea ferroviaria ad alta velocità fra Delhi e Mumbai. Stoccolma e Milano si preoccupano di decongestionare dei centri cittadini già da anni completamente intasati, imponendo un biglietto d’ingresso che limiti l’accesso ai veicoli non elettrici, ma intanto Masdar – uno dei primi esperimenti di pianificazione sostenibile, oggi rallentato dalla crisi dell’immobiliare che colpisce anche Abu Dhabi – non farà nemmeno entrare le auto private, affidando i trasporti a piccole ferrovie leggere e taxi elettrici.
Le famose pedonalizzazioni, che nelle grandi città del mondo industrializzato hanno scatenato per decenni dispute feroci, sono la regola in vaste aree dei centri urbani nati dal nulla. A Tianjin Eco-City, una città verde che dovrebbe ospitare 250mila persone entro la fine di questo decennio, in via di realizzazione a 150 chilometri da Pechino, grazie a una partnership tra Cina e Singapore, è previsto l’utilizzo dei trasporti pubblici, della bicicletta o dei piedi per il 90% degli spostamenti. A Songdo, uno dei progetti più ambiziosi, che sta sorgendo grazie a una collaborazione nippo-sino-coreana a 60 chilometri da Seul, con un investimento di 40 miliardi di dollari, i cittadini non dovranno mai camminare più di dieci minuti per raggiungere i trasporti pubblici, un parco o dei negozi e i parcheggi saranno molto cari per disincentivare l’uso dei veicoli privati, con un 10% di posti gratuiti riservati alle auto elettriche. Uno dei caratteri distintivi della città sarà una striscia verde centrale da un chilometro quadro, sul modello di Central Park (che occupa 3,4 chilometri quadrati).
Analoghe ambizioni si leggono nella pianificazione degli edifici, che a Songdo sono all’80% certificati Leed e puntano a tagliare del 20% i consumi di energia rispetto alle città del “vecchio mondo” di dimensioni analoghe. Per l’ottimizzazione del sistema, la soluzione chiave è la connettività. Reti intelligenti e sensori programmati da una centrale di controllo regoleranno l’illuminazione pubblica e la gestione del traffico, mentre il fabbisogno domestico verrà modulato attraverso smart grid e contatori intelligenti, capaci d’incrociare domanda e offerta elettrica in maniera il più possibile efficiente. A Tianjin Eco-City, il 20% dei consumi energetici saranno coperti da fonti rinnovabili e il 60% dei rifiuti sarà riciclato. La città dovrebbe anche consumare il 20% in meno di acqua rispetto alla media.
Ma la pianificazione urbana è attenta soprattutto a non sprecare spazio, per limitare la necessità di lunghi trasferimenti, antiecologici e antieconomici. “Spostare i trasporti dalle auto agli ascensori” è una delle parole d’ordine delle nuove città, che tendono a svilupparsi molto in verticale. Songdo, costruita su 7 chilometri quadrati di terra bonificati, non lontano dall’aeroporto di Incheon, è la più avanzata anche sotto questo profilo e si avvia a diventare il nuovo paradigma per tutte le eco-città che seguiranno: efficiente, interconnessa e replicabile, non solo in Cina, ma anche in India e nel resto del mondo in rapida crescita.