C’è un futuro per l’agricoltura? Solo nelle nuove tecnologie digitali. Questa è la tesi che sta dietro a piattaforme come l’Agroecological Intensification Exchange (Aeix), come il Global Forum on Agricultural Research (Gfar) o lo Young Professionals for Agricultural Development (Ypard). Qui si svilupperanno gli agricoltori di domani, i giovani che decideranno di restare legati alla terra mentre l’urbanizzazione galoppa e tra breve tre quarti della popolazione mondiale sarà composta da cittadini.
Fino ad oggi, purtroppo, l’agricoltura è rimasta un mestiere dove si ferma quasi soltanto chi non ha altre possibilità. Ma si sta formando una nuova generazione di agricoltori capaci di basarsi sulle nuove tecnologie digitali per aumentare la produttività dei terreni, ricevere informazioni meteorologiche in tempo reale, avere il polso dei mercati e tenersi al passo con le coltivazioni più remunerative. Solo catalizzando gli sforzi per l’innovazione e trasformando il lavoro della terra in una nuova professione moderna e attraente, dicono le associazioni internazionali che si occupano di agricoltura, c’è speranza di far restare nei campi o di attrarvi i cinque milioni di giovani disoccupati globali, che altrimenti tenderebbero all’inurbamento.
Il futuro del cibo e anche del pianeta dipende da questa trasformazione, sostiene Mark Holderness, del Global Forum on Agricultural Research. “Investire nei leader dell’agricoltura di domani potrebbe trasformare l’intero sistema alimentare globale”, sostiene Holderness, che è convinto della necessità di rendere il lavoro nei campi qualcosa che i giovani desiderano fare, non sono costretti a fare. Altrimenti i giovani contadini continueranno a emigrare in città per cercare una vita migliore e il mondo rurale resterà tagliato fuori dal progresso tecnologico, con conseguenze disastrose non solo per la produzione alimentare, ma anche per il futuro del pianeta, visto che è l’agricoltura il settore dove si producono più emissioni a effetto serra. “Un’agricoltura più digitale e decarbonizzata – sostiene Holderness – potrebbe invertire il processo del riscaldamento globale”.
L’Agroecological Intensificatione Exchange, nato dagli sforzi dell’americana McKnight Foundation ma diretto agli agricoltori di tutto il mondo, serve appunto diffondere le innovazioni più utili per questo settore. L’intensificazione dell’agricoltura è il contrario dei metodi di coltivazione estensivi e consiste appunto nel migliorare la produttività e l’efficienza delle coltivazioni attraverso una gestione migliore dei campi, con la rotazione e la diversificazione delle coltivazioni e un uso più smart delle risorse locali. Il database del sito, accessibile a qualsiasi agricoltore connesso a Internet, raccoglie una serie di case histories su temi molto dibattuti, come la lotta ai parassiti con metodi naturali o la gestione idrica efficiente, mirati a migliorare i sistemi di coltivazione introducendo nuove tecnologie semplici ma efficaci, adatte soprattutto ai Paesi in via di sviluppo.
In tutto il mondo in via di sviluppo, si moltiplicano infatti le app focalizzate sull’agricoltura, che stanno trasformando il modo in cui i contadini gestiscono i propri campi. L’Africa sub-sahariana ha oltre 650 milioni di utenti di smartphone e questo numero cresce a vista d’occhio. Tigo Kilimo in Tanzania e Mobile Agribiz nella Repubblica Democratica del Congo forniscono informazioni cruciali sul tempo e consigli sulle coltivazioni più adatte. SokoniSMS64 in Kenya invia messaggi agli agricoltori con i prezzi aggiornati sui mercati locali delle materie prime, aiutandoli a negoziare con i compratori e a capire come funzionano i mercati. L’accesso a questo tipo d’informazioni è essenziale per prendere le decisioni giuste su cosa seminare e a chi vendere i propri raccolti, decisioni che possono fare la differenza fra la vita e la morte di una fattoria.
Il Global Forum on Agricultural Research e Young Professionals for Agricultural Development puntano invece soprattutto a sviluppare una nuova generazione di agricoltori, ricercatori, agronomi e politici aperti all’innovazione. Gfar conta quasi cinquemila aderenti in 117 Paesi del mondo: in questo network i giovani agricoltori possono condividere le innovazioni che utilizzano e imparare da colleghi e ricercatori di altre parti del mondo. Ypard coinvolge i giovani in conversazioni critiche sulla ricerca agro-alimentare e sulla politica di istituzioni come l’United Nations Framework Convention on Climate Change, sui negoziati e altre occasioni importanti, in cui tipicamente i giovani non hanno voce in capitolo. Un modo per coinvolgere anche le nuove generazioni nella gestione del territorio, che servirà a realizzare un’agricoltura più sostenibile.