Spirano venti favorevoli per l’eolico offshore europeo. Al largo di Peterhead, in Scozia, sarà presto installato il più grande parco eolico marino galleggiante del mondo. Il governo scozzese ha concesso alla norvegese Statoil la licenza per installare a 25 chilometri dalla costa, cinque turbine galleggianti, in grado di generare 135 gigawattora di elettricità all’anno e soddisfare così le esigenze di quasi 20mila famiglie.
A differenza delle pale eoliche offshore convenzionali, le turbine Hywind usate per il progetto scozzese hanno un galleggiante in acciaio riempito con una zavorra, che si estende per cento metri sotto la superficie ed è fissato al fondo del mare mediante tre cavi di ancoraggio. Nata dalla collaborazione tra Siemens e StatoilHydro, l’unità è stata appositamente pensata per essere installata in acque con una profondità dai 120 ai 700 metri, profondità impossibili da raggiungere per i normali parchi eolici offshore, che già a profondità superiori ai 50 metri diventano molto costosi.
Il progetto di eolico galleggiante della Scozia vedrà cinque turbine da 6 megawatt, ma in prospettiva la dimensione del parco potrebbe crescere. “L’obiettivo di Statoil con lo sviluppo di questo parco pilota – ha spiegato Irene Rummelhoff, vice presidente esecutivo per le nuove soluzioni energetiche della azienda – è quello di dimostrare una soluzione galleggiante commerciale su scala utility, in grado di aumentare ulteriormente le potenzialità del mercato globale”. La costruzione inizierà nel 2016 e il parco dovrebbe essere operativo nel 2017.
Il grande nodo da sciogliere per far decollare l’eolico offshore è il problema dei costi, che lo rende meno competitivo delle altre fonti rinnovabili. Ma con la rapida crescita del settore, si stanno sviluppando economie di scala e nuove tecnologie che fanno ben sperare. Nell’ultimo rapporto di Ernst & Young si prevede che l’energia da eolico offshore diventerà più economica di quella da combustibili fossili in meno di 10 anni e l’eolico offshore galleggiante potrebbe essere la chiave di volta di questo rapido sviluppo. Nello scenario più favorevole, si prevede il raggiungimento di una capacità installata di 65 gigawatt entro il 2030. Con una crescita simile, dall’eolico offshore potrebbe provenire il 25% dell’elettricità generata complessivamente in Europa. In questo modo, il continente potrebbe risparmiare ben 18 miliardi di euro all’anno sulle importazioni di combustibili fossili.
Già oggi, i costi dell’energia eolica offshore potrebbero essere dimezzati dagli attuali 24 centesimi per kilowattora a 12 centesimi, grazie a un nuovo modello di turbina galleggiante, che utilizza il cemento come zavorra, invece del metallo. Il modello è stato ideato, sperimentato e brevettato da Climent Molins e Alexis Campos, ricercatori presso il dipartimento di ingegneria civile e ambientale dell’università politecnica della Catalogna. Il prototipo realizzato dai ricercatori spagnoli, ribattezzato WindCrete, è composto da una struttura monolitica cilindrica galleggiante che permette di ancorare le turbine eoliche a grandi profondità. La zavorra alla base consente alle turbine di mantenere la stabilità anche nei mari più agitati e in presenza di forti raffiche di vento. I costi di produzione del nuovo modello galleggiante sono inferiori del 60% rispetto ai prezzi delle tecnologie convenzionali.
WindCrete monta turbine eoliche da 5 megawatt, ma le versioni più grandi potrebbero trasportare rotori da 15 megawatt, con un aumento dei costi relativamente modesto, che permetterebbe alle pale eoliche galleggianti di diventare molto più competitive. L’unico problema è che le pale offshore parzialmente immerse di questo tipo richiedono una profondità minima: 90 metri nel caso della WindCrete. Il vantaggio è che non esiste tecnicamente una profondità massima al di sotto della quale non possano essere installate. Per esempio, nel Golfo del Messico ci sono piattaforme petrolifere galleggianti ancorate a profondità fino a 2.300 metri e l’eolico è infinitamente meno pericoloso, in caso di incidenti, di una piattaforma petrolifera.
Il prototipo WindCrete è stato installato al largo delle coste britanniche nell’ambito del progetto europeo Afosp, specifico per sperimentare pale eoliche galleggianti. Ma nel frattempo procede anche il nuovo progetto europeo LIFES50+ finanziato dalla Commissione Europea nel programma Horizon2020, con cui si punta a sviluppare turbine eoliche galleggianti di taglia superiore, da 10 megawatt in su, da installare in acque profonde. Il grande progetto di collaborazione internazionale, guidato dall’ente Norvegese Martinek, coinvolge 12 partner industriali e accademici di primo livello provenienti da otto diversi Paesi, fra cui il Politecnico di Milano, e ha ricevuto un finanziamento di 7,3 milioni di euro e per una durata di 40 mesi.