Dati aperti, partecipazione, trasparenza, democrazia digitale e software libero. Sono questi i cavalli di battaglia di Francesca Bria per conquistare la “sovranità del popolo” a Barcellona. La combattiva economista romana, chiamata dalla sindaca di Barcellona Ada Colau a occuparsi dell’innovazione digitale di una delle città già più smart d’Europa, vuole aggiustare il tiro dall’efficienza tecnologica alla condivisione dei risultati. “Senza una strategia che tracci i modelli economici da seguire, la tecnologia per la tecnologia non serve a niente”, sostiene Bria, che viene da un’esperienza a Londra, dove ha lavorato come ricercatrice all’Imperial College e coordinato diversi progetti europei al National Endowment for Science, Technology and the Arts.
La nuova agenda digitale di Barcellona, quindi, punta tutto sulla participazione democratica, piuttosto che sull’efficienza tecnologica, anche grazie al fatto che Barcellona parte già da una base di altissima efficienza: “Abbiamo già in città 300 chilometri di fibra ottica, con una penetrazione altissima della banda larga e una presenza ubiqua di sensori, per l’efficienza energetica, la raccolta dei rifiuti, la distribuzione idrica”, spiega Bria, che sarà a Torino il prossimo fine settimana per intervenire alla Biennale Democrazia – in programma a Torino dal 29 marzo al 2 aprile – in due diversi incontri.
I progetti in corso sono tanti e partono tutti dal basso. Al momento ce ne sono nove all’ordine del giorno nel portale Decidim Barcelona, dove quasi trentamila cittadini fino a oggi hanno potuto dire la loro e partecipare al dibattito su proposte che vanno dallo sviluppo sostenibile alla cultura, dall’urbanistica ai trasporti. L’intervento urbanistico più rilevante in corso è il progetto Superilla (o Superblock in inglese), che punta a creare appunto dei superblocchi di 400 metri di lato, pedonalizzando le strade interne e incanalando il traffico sulle strade che costeggiano il blocco, al cui interno potranno accedere soltanto i residenti. In questo modo il Comune vuole ridurre la circolazione delle auto private, per migliorare la qualità dell’aria, e sviluppare l’uso dei trasporti pubblici o delle biciclette. “A questo scopo stiamo creando una tessera intelligente simile alla Oyster Card di Londra o alla Carte Navigo di Parigi, che si potrà usare su tutti i trasporti pubblici e per prendere le bici in bike sharing”, commenta Bria.
Un altro progetto che fa molto discutere è lo sviluppo di un distretto di makers, chiamato 22@Barcelona o Distretto dell’Innovazione, nell’ex zona industriale di Poblenou, il quartiere di Sant Martí, soprannominato “la Manchester catalana” nel secolo scorso. Centrato sulla Plaça de les Glories Catalanes, il progetto è uno dei più grandi programmi di riqualificazione urbana in Europa e il suo scopo è convertire Poblenou nel distretto tecnologico e dell’innovazione di Barcellona. “Qui puntiamo molto a sviluppare un modello incentrato sulla sharing economy e sull’uso delle nuove tecnologie per le piccole imprese e per le start-up”, precisa Bria.
E’ all’ordine del giorno anche il nuovo patto sociale sui dati, che il Comune vuole aperti ma protetti dagli abusi. “I dati devono essere un bene comune e non finire in pasto alle grandi multinazionali che ne abusano alle spalle dei cittadini”, sostiene Bria. Sulla questione degli abusi, poi, è stata istituita una piattaforma per la segnalazione anonima di casi di corruzione nella pubblica amministrazione, con i dati criptati in modo da dare ai cittadini la sicurezza di non essere identificati. Un sistema che potrebbe avere ottimi risultati anche in Italia.