L’alternativa spagnola al monopolio dell’Eni

Più concorrenza nel gas. Questo chiede il mercato e su questo stanno ripartendo i progetti congelati, primo fra tutti il terminale di rigassificazione di Livorno. L' impianto, che avrà una capacità di circa 4 miliardi di metri cubi all' anno, sarà il primo terminale offshore costruito in ambito europeo e verrà collocato a una ventina di chilometri al largo della costa toscana. «L' impianto entrerà in funzione nel 2007» spiega Jesus Olmos, amministratore delegato di Endesa Europa e presidente di Endesa Italia, che ha appena concluso un' alleanza con la municipalizzata di Genova, Amga, per acquisire pariteticamente il controllo del progetto. L' accordo, firmato a Madrid, prevede un investimento complessivo nell' ordine dei 400 milioni: il colosso iberico dell' energia e la multiutility ligure si attesteranno sul 51% del capitale della società Olt Offshore, mentre il restante 49% delle azioni farà capo a un gruppo d' imprenditori locali. Endesa e Amga si spartiranno al 50% la capacità del terminale, destinata a rifornire il mercato italiano in cui già operano i due partner. «Livorno – commenta Olmos – sarà l' unica alternativa all' Eni e per noi è molto importante trovare una fonte di approvvigionamento più competitiva, per alimentare le nostre centrali a gas, che attualmente hanno una capacità di generazione di 2.400 megawatt, ma sono destinate a salire a 3.800». Il trasporto via nave di gas naturale liquefatto dai giacimenti ai punti di approdo, per la conseguente rigassificazione e immissione nella rete locale, sta diventando in tutto il mondo l' alternativa più credibile al classico metanodotto: da un lato consente di ricorrere a fornitori diversi, in Paesi produttori dall' Estremo Oriente al Sud America, con i quali non esiste un collegamento via gasdotto, aumentando la concorrenza con i fornitori tradizionali, dall' altro lato utilizza una modalità più flessibile, che ha minori perdite di carico. Come hanno già detto l' Antitrust e l' Authority per l' energia nella loro recente indagine congiunta sullo stato della liberalizzazione, «è soprattutto dallo sviluppo di nuovi terminali di rigassificazione che potrà arrivare un significativo contributo alla concorrenza». E infatti uno dei principali interventi previsto dal decreto di riordino del settore energetico riguarda la realizzazione di diversi terminali. Ma gli impianti già autorizzati, di Brindisi (Enel e British Gas) e di Rovigo (Edison, ExxonMobil e il Qatar), procedono a rilento. Mentre si scontrano con un ostacolo dietro l' altro i progetti di Rosignano (Edison, Bp e Solvay), Trieste e Taranto (Gas Natural), Gioia Tauro (Gruppo Sensi) e Priolo (Erg e Shell). L' unico progetto che sembrerebbe davvero in dirittura d' arrivo è quello di Livorno, dove la soluzione offshore rappresenta una garanzia di salvaguardia dell' ambiente molto apprezzata a livello locale, che ha consentito di superare a maggioranza lo scoglio della Conferenza servizi, malgrado la posizione molto critica del Comune di Pisa, deciso a dar battaglia al Tar del Lazio, e la richiesta d' indire un referendum locale avanzata dai Verdi, preoccupati dalle ricadute dei lavori sulle secche della Meloria. Ora si attende a breve il decreto interministeriale dall' Ambiente e dalle Attività produttive, che dovrebbe dare il via al progetto. «Dal nostro punto di vista – spiega Raffaele Ventresca, responsabile della direzione per la valutazione d' impatto ambientale del ministero – il terminale di Livorno va benissimo. Vorremmo solo qualche informazione in più sull' altro progetto, quello di Rosignano, pochi chilometri più a Sud, che è stato respinto dalla Regione ma sta presentando una variante in questi giorni». Gilberto Dialuce, il suo omologo alle Attività produttive, è ancora più ottimista: «Livorno arriverà al traguardo in poche settimane, stiamo accelerando al massimo perché è un progetto strategico». Ma nelle pieghe dell' accordo fra Endesa e Amga si nasconde una bomba a orologeria che potrebbe rallentare anche la realizzazione di questo impianto. Nella compagine societaria di Olt Offshore, oltre alla partecipazione del gruppo Belleli, c' è anche un 15% del gruppo Falck, che considera l' ingresso di Endesa «una palese violazione dei patti parasociali» e del suo diritto di prelazione sulle azioni Olt. Per far valere i suoi diritti, Falck sta per intraprendere una serie di azioni legali, anche in Spagna, che potrebbero disturbare non poco l' avanzamento del progetto. Il gruppo Falck è da tempo in guerra con il socio Aldo Belleli, accusato in una serie di cause di aver compiuto operazioni finanziarie costosissime, che hanno comportato la distrazione di oltre 10 milioni di euro dalle casse delle società. E. finché non si troverà un accordo fra i due, sarà difficile che il progetto più strategico per il mercato italiano del gas possa decollare.

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