Le fonti rinnovabili battono la crisi

Le fonti rinnovabili sfidano la crisi. Nell'ultimo biennio, il comparto green è stato uno dei pochi in crescita in Italia: di fronte a un aumento medio dell'industria pari al 14%, il settore delle fonti rinnovabili ha più che raddoppiato il giro d'affari, arrivando a circa 13 miliardi di euro complessivi, l'1,07% del Pil, secondo uno studio di Althesys. A livello d'investimenti globali, l'energia pulita ha battuto le fonti fossili per tre anni di fila: i 130 miliardi del 2008 (contro 110 per gas, petrolio e carbone) sono diventati 160 nel 2009 e 211 nel 2010, senza contare l'idroelettrico. E il trend ascendente sta continuando quest'anno, dice Ren21, il forum che raccoglie governi, istituzioni, associazioni e industrie impegnate nel settore.

Il 2011 verrà ricordato come l'anno del disastro di Fukushima e delle rivolte arabe in Nord Africa, due eventi che hanno segnato una svolta energetica di vasta portata, con il blocco del nucleare e l'impennata del barile, sempre più volatile. Le fonti verdi ne hanno beneficiato, arrivando a produrre un quarto dell'energia globale nei primi tre trimestri dell'anno e in Italia addirittura il 27%, secondo i dati di Nomisma Energia. Non bastano per far girare il motore del pianeta, ma forniscono ormai un contributo imprescindibile, oltre che pulito, al benessere di 7 miliardi di esseri umani. Per l'International Energy Agency, sono destinate a raddoppiare la loro capacità di generazione globale da qui al 2020. E nel suo Human Development Report, il rapporto annuale uscito all'inizio di novembre, l'Onu ha lanciato un appello in favore delle fonti rinnovabili, molto adatte a colmare il gap energetico nei Paesi in via di sviluppo, dove 1,5 miliardi di persone non hanno ancora accesso all'elettricità.

Non a caso, il capitalismo di ventura non si stanca di cercare la prossima Google verde del clean-tech, capace di risolvere questo divario: con 32 miliardi di investimenti da 82 diversi fondi di venture capital a livello mondiale, le start-up verdi sono state in pole position nel 2010 e il trend continua nel 2011. In Italia, il clean-tech ha attirato il 30% dei capitali riversati sul nostro Paese dai fondi di venture capital, quota quasi triplicata rispetto al 2009, con forte presenza di stranieri: le partecipazioni estere in questo settore sono triplicate in dieci anni, coinvolgendo 292 imprese a fine 2010, da 72 nel 2000, soprattutto grazie al boom nel fotovoltaico, secondo uno studio della Banca Dati Reprint del Politecnico di Milano.

"E' un settore che ci piace e in cui ci allargheremo ancora", prevede Jesùs Olmos Clavijo, sbarcato in forze nel fotovoltaico e nell'eolico come responsabile degli investimenti infrastrutturali in Europa del fondo americano Kkr. Olmos è una vecchia conoscenza del mercato italiano, dove aveva investito oltre 6 miliardi di euro nei primi anni Duemila, come capo di Endesa Europa. Ora è tornato, entrando con il 49%, insieme a Munich Re, nei 42 parchi fotovoltaici detenuti da T-Solar in Spagna e in Italia, valutati complessivamente oltre 1 miliardo di euro. In parallelo, Olmos ha stretto una joint-venture paritetica con Sorgenia per tutto il business eolico in Francia, valutato 236 milioni di euro, impegnandosi ad accompagnare Sorgenia Green, la nuova società del gruppo che si occupa solo di fonti rinnovabili, nello sviluppo di altri 100 megawatt. "Sia Sorgenia che T-Solar hanno in portafoglio asset che offrono un cash-flow stabile a lungo termine, ma anche un buon potenziale di crescita. E' proprio quello che stiamo cercando: asset già operativi, con un profilo di rischio basso, da cui partire per svilupparne di nuovi", spiega Olmos.

Non solo Sorgenia, che prevede 500 milioni di nuovi investimenti nel piano di sviluppo da qui al 2016, ma anche gli altri grandi gruppi italiani sono molto focalizzati sulle fonti pulite. Enel Green Power investirà in rinnovabili 6,4 miliardi entro il 2015. A2A e Iren rafforzeranno la loro posizione nell'energia verde con lo spacchettamento degli asset Edipower, nell'ambito del riassetto Edison, da cui otterranno 640 megawatt idroelettrici in Valchiavenna e in Friuli, la piena proprietà delle società idroelettriche in Trentino e un'opzione su 250 megawatt eolici. Poi c'è Hera che imbriglia il calore della terra, con la nascita di un nuovo polo geotermico a Ferrara, per alimentare la più grande rete di teleriscaldamento allacciata alla geotermia, da cui riceveranno calore e acqua calda la metà degli alloggi di tutta la città, per quasi centomila abitanti. Fra i colossi stranieri, E.on è il più attivo: ha appena dato il via alla costruzione di due nuovi impianti fotovoltaici in Sardegna e di un parco eolico in Sicilia, ad Alcamo, con cui arriverà a una potenza installata di 47 megawatt solari e 330 megawatt eolici in Italia, che si affiancano ai 657 megawatt nell'idroelettrico umbro, in via di potenziamento con un investimento di 200 milioni di euro.