El Hierro, l’isola più verde del pianeta

Sole, vento, geotermia. Le isole del Mediterraneo, che rientrano nella Sun Belt del pianeta, sarebbero un laboratorio ideale per sperimentare sistemi energetici autonomi basati sulle fonti rinnovabili e supportati da accumuli e reti intelligenti, con potenziali ricadute sul turismo di fascia alta. Invece no. Le due isole più avanzate del mondo, ormai vicine all’obiettivo “emissioni zero”, non sono mediterranee: El Hierro è la più piccola delle Canarie e Samsoe è danese. Se ne parlerà a Malta dal 28 al 30 ottobre a Greening the Islandsorganizzato da The Green Consulting Group in collaborazione con il governo di Malta.

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El Hierro ha inaugurato l’anno scorso un originale sistema che soddisfa completamente il fabbisogno elettrico dei 10mila abitanti dell’isola, sfruttando le due principali risorse fisiche del territorio: il vento, che soffia quasi sempre sulle Canarie, e le notevoli asperità vulcaniche dell’isola, che culminano in una cima di 1.500 metri d’altezza. L’energia viene prodotta da 5 turbine eoliche alimentate dagli alisei, quasi sempre presenti, e usata anche in un sistema idraulico composto da due bacini d’acqua, con un dislivello di quasi 700 metri.«Quando soffia il vento, abbiamo elettricità in abbondanza e quindi azioniamo le pompe che ci consentono di trasferire tutta l’acqua nel bacino a monte, per poi farla ricadere in basso e passare attraverso le turbine idrauliche, che sostituiscono l’eolico quando cala il vento», spiega Javier Morales, responsabile del progetto e membro del Parlamento delle Canarie.
Il sistema soddisfa al 100% la domanda eletrica degli isolani, compresa l’alimentazione dei tre dissalatori, che forniscono loro l’acqua dolce. In questo modo l’isola evita di emettere oltre 18mila tonnellate di CO2 e risparmia 1,8 milioni di euro all’anno, che spendeva in gasolio per alimentare il vecchio generatore, lasciato intatto per affrontare eventuali emergenze. «Ci sono voluti 5 anni di lavoro e un investimeno di 65 milioni per realizzare questo progetto, che è stato affidato a una società pubblica-privata, la Gorona del Viento, partecipata al 60% dalla municipalità dell’isola, al 10% dal governo delle Canarie e al 30% da Endesa. In questo modo i ricavi dalla vendita dell’elettricità agli abitanti resteranno prevalentemente sull’isola, con un’entrata di 2-3 milioni di euro all’anno, che serviranno alla gestione sostenibile del territorio e a nuovi investimenti. Ora l’isola sta studiando un sistema di mobilità elettrica per eliminare le fonti fossili anche dai trasporti: l’idea è diventare un modello di gestione “dolce” delle risorse, puntando soprattutto su agricoltura e pesca invece che spingere sul turismo di massa, «che tende a distruggere l’autenticità dei territori», rileva Morales, che cita la danese Samsoe come il modello a cui si sono ispirati.
I quattromila abitanti di Samsoe, però, hanno seguito una strada diversa: hanno pagato di tasca propria, nei prima anni Duemila, le 21 turbine eoliche che soddisfano il loro fabbisogno elettrico e anche le tre centrali a biomasse che teleriscaldano l’isola, con un investimento notevole che oggi gli ritorna in tasca sotto forma di energia venduta, perché l’isola produce più elettricità di quella che consuma.
Le isole minori italiane, invece, continuano ad andare tutte a gasolio, con inquinamento rampante e inefficienze macroscopiche, malgrado il progetto Isole smart energy di Legambiente, che punta a emancipare Favignana, Lampedusa e il Giglio dalla dipendenza dai combustibili fossili. «Proprio la difficolta?di approvvigionamento del gasolio, data la lontananza di queste isole dal continente, determina un costo piu? alto dell’energia elettrica prodotta sulle isole, che viene integrato con un sussidio pagato da tutte le famiglie italiane in bolletta, pari a 70 milioni di euro nel 2014», spiega Edoardo Zanchini di Legambiente. Si incentiva così una miriade di piccoli generatori diesel che inquinano le isole, eliminando i sovraccosti e quindi qualsiasi spinta a cambiare il sistema. Nel frattempo, le altre isole europee sono all’avanguardia nella svolta sostenibile del continente e sperimentano nuovi sistemi di generazione e accumulo, che in un lontano futuro forse potranno insegnarci.