Mercati aperti? Calano i prezzi

Al vertice europeo di Barcellona, nel marzo 2002, i francesi sembravano gli ultimi dei mohicani nella loro strenua opposizione alla liberalizzazione dei servizi pubblici, poi passata a Bruxelles 8 mesi dopo. E in effetti l' apertura del mercato francese è la più modesta d' Europa. In Germania invece si è scelta la strada della liberalizzazione forte, pur lasciando privilegi alle aziende municipalizzate o regionali. Idem in Spagna. In Gran Bretagna, Svezia e Finlandia la liberalizzazione è ormai completa. Ma non sempre la liberalizzazione ha effetti univoci sui prezzi: nell' energia, nonostante il mercato francese sia il più chiuso d' Europa, i prezzi sono fra i più bassi, grazie al contributo delle centrali nucleari. In Germania si sono ridotti del 20% da quando sono partite le privatizzazioni. In Italia il prezzo medio per le utenze domestiche è il più alto in Europa (+ 23,5% rispetto alla media Ue); per le utenze industriali supera del 20,8% la media europea ed è inferiore soltanto a quello dell' Austria. Anche sul riassetto del mercato gli effetti non sono sempre omogenei: in Germania la concentrazione è avvenuta per settori, lasciandone alcuni fuori. In Francia, è stata indipendente dalla liberalizzazione. Qui il mercato, ristrutturato subito dopo la Seconda guerra mondiale, oggi è completamente dominato da grossi monopolisti nazionali in tutti i settori principali: EdF per l' energia, Gaz de France per il gas, Vivendi (ex Generale des Eaux), Ondeo (ex Lyonnaise des Eaux) e Saur per l' acqua. Oggi i tre colossi idrici transalpini sono protagonisti delle gare d' ambito internazionali, specie in Italia, dove hanno fatto diverse acquisizioni. E con lo sblocco delle quote di Italenergia Bis, nel 2005 Edf sarà padrona di Edison, seconda società di produzione elettrica italiana dopo Enel. In Germania, dove il big bang dei servizi pubblici risale al ' 98, le prime due aziende tedesche dell' energia e del gas sono Eon e Rwe, che accende le luci nella Ruhr. Seguono la svedese Vattenfall, in cui sono confluite le municipalizzate di Amburgo e di Berlino, e la Enbw, nel cui capitale è presente Edf con una robusta partecipazione. I giganti tedeschi, nati dalla fusione di ex municipalizzate, dominano anche sul mercato elettrico inglese, con Eon e Rwe padrone rispettivamente di PowerGen e Innogy. Nel settore idrico, invece, le aziende tedesche sono ancora seimila (circa come in Italia), mentre il ruolo di Eon e Rwe è contrastato da un operatore specifico come Gelsenwasser. Anche in Spagna l' apertura del mercato elettrico ha accelerato il consolidamento: dominano Endesa, Union Fenosa e Iberdrola, tutte e tre a maggioranza spagnola. Seguono Hidrocantabrico, di cui è azionista di riferimento Edf, e Viesgo, unica roccaforte dell' Enel in Europa occidentale. Nel Regno Unito, le liberalizzazioni sono state avviate già nei primi anni 80, quando la Thatcher privatizzò il mercato dei servizi pubblici aprendo le porte allo sbarco dei tedeschi. Per i consumatori la liberalizzazione ha portato da un lato il crollo verticale dei prezzi, dall' altro forti tagli alle spese e quindi anche un certo calo nella qualità dell' offerta. Ma tutte la aziende britanniche in questi anni sono state molto attive sul fronte della ricerca e dello sviluppo, creando specifici know how tecnici e gestionali cui varrebbe la pena di ispirarsi.

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