La rivincita di Thomas Alva: nuova vita per l’incandescenza

Europei e nordamericani sono convinti di poter fare a meno di lui, ma Thomas Alva Edison se la ride in un angolo: il De Profundis per le sua lampadine a incandescenza gli sembra prematuro. E in effetti ha ragione. Da quando il Congresso americano e la Commissione Europea hanno deciso di sostituirle con le lampadine fluorescenti, per migliorare l'efficienza dei rispettivi sistemi di illuminazione e risparmiare energia, la ricerca sull'incandescenza ha moltiplicato i suoi sforzi, producendo rapidamente una serie di risultati mai visti in 130 anni di storia.
Il primo prodotto industriale derivato da questa gara all'innovazione è già sugli scaffali dei supermercati: un'alogena disegnata con la stessa forma delle lampadine tradizionali, ma del 30% più efficiente e dalla durata doppia. La nuova nata nella famiglia delle incandescenti, uscita dagli stabilimenti della Philips e della Osram, non riesce a competere, per ora, con l'efficienza delle fluorescenti, che possono ridurre il consumo di energia fino al 75% rispetto alla vecchia lampadina con il filo di tungsteno, ma rientra in una classe di efficienza destinata a sopravvivere ancora a lungo, sia in Europa che in Nord America. Almeno fino al 2016. E le novità in pipeline nei laboratori più innovativi lasciano prevedere che in breve entreranno in produzione lampadine a incandescenza del 50% più efficienti rispetto alle attuali, destinate a competere quasi ad armi pari con le fluorescenti. Quasi. Le nuove lampadine a incandescenza, infatti, hanno qualcosa che le fluorescenti non hanno: una luce calda, identica a quella emessa dai vecchi bulbi di Edison, capace di soddisfare i consumatori e gli architetti che si rifiutano di usare le fluorescenti, per evidenti motivi illuminotecnici. E non contengono mercurio. Due vantaggi di non poco conto. Non a caso la catena americana Home Depot, dov'è entrata recentemente in commercio l'Halogena Energy Saver della Philips, ha registrato in poche settimane il tutto esaurito, malgrado la nuova lampadina costi 5 dollari, dieci volte di più delle incandescenti tradizionali (ma la metà di una fluorescente).
Deposition Sciences, l'azienda di Santa Rosa, in California, che ha sviluppato la tecnologia alla base delle nuove lampadine Philips, spiega così il segreto di questo successo: “Normalmente, solo una piccola porzione dell'energia immessa in una lampadina a incandescenza viene convertita in luce, mentre il resto si disperde sotto forma di calore. Noi abbiamo applicato un rivestimento riflettente alla capsula di vetro piena di gas dov'è racchiuso il filamento. Il rivestimento riflette il calore come una specie di specchio e lo rimanda indietro al filamento, che lo trasforma in luce”. In questo modo, la nuova lampadina produce la stessa quantità di luce consumando il 30% di energia in meno. E il processo continua: “Abbiamo costruito in laboratorio una trappola ancora migliore, che aumenta l'efficienza del 50%, ma non abbiamo ancora trovato un produttore disposto a lanciarla sul mercato”.
Non ci metteranno molto, visto che tutte le grandi aziende produttrici di lampadine, da General Electric a Toshiba, oltre a Philips e Osram, stanno lavorando in questa direzione. La stessa direzione in cui corrono molti altri ricercatori. David Cunningham, un inventore di Los Angeles che ha già brevettato diverse innovazioni in campo illuminotecnico, sta studiano un nuovo rivestimento riflettente, che potrebbe rendere le lampadine a incandescenza più efficienti del 100%. E Chunlei Guo, un professore dell'università di Rochester, ha annunciato il mese scorso una nuova rivoluzione: la scalfittura con il laser della superficie del filamento di tungsteno, che raddoppierebbe la sua luminosità. Di qui al 2016, c'è da scommetterci, ne vedremo delle belle.

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